Tutte le strade portano a Edo? Se lo è chiesto Valentina Giacomini ed è nata la mostra “All Roads lead to Edo” esposta a Trieste. Valentina Giacomini, fotografa, esperta di Lingue, Culture e Società dell’Asia Orientale, assidua viaggiatrice in Giappone ha ripercorso con la fotocamera alcune tappe scelte tra le stazioni di posta del Tōkaidō. Ha fotografato i luoghi di sosta lungo l’antica strada che collegava Kyoto, capitale imperiale del Giappone, con Edo (l’attuale Tokyo), capitale e sede dello Shogun. Ne è nato un raffronto con le stampe di uno fra i più importanti pittori giapponesi, Utagawa Hiroshige, attivo nella prima metà dell’Ottocento, cercando di ritrovare le atmosfere che permeano le opere del famoso artista.
Affiancate, le vedute fotografiche e le antiche stampe non sono sovrapponibili. A dimostrazione di quanto i due mezzi espressivi siano differenti, in grado di suscitare reazioni ugualmente diverse, anche influenzate dal tempo trascorso. La visione delle città attuali si contrappone alla nostalgia della bellezza e della purezza che abitano le pitture antiche, scorci poetici di vita di un altro tempo, influenzati dalla sensibilità dell’autore.
Di Hiroshige sono presenti nella mostra numerosi esemplari di stampe xilografiche provenienti da diverse collezioni. Nell’insieme, ripercorrono l’intero arco dell’attività del celebre pittore, rappresentante della corrente delle vedute paesaggistiche dell’Ukiyoe (“immagini del mondo fluttuante”), dalla serie dei “Luoghi celebri della Capitale Orientale” del 1831, continuando con le “Illustrazioni di luoghi celebri delle sessanta e oltre province” del 1853 e dalle “Trentasei vedute del Fuji” sino alle “Cento vedute di luoghi celebri di Edo”, pubblicate postume dopo la morte, avvenuta nel 1858.
Se l’intenzione era, all’origine, ritrovare nel presente i segni del passato, tale obiettivo pare solo in minima parte realizzato, sostituito anzi dalla constatazione amara della prosaicità del mondo contemporaneo e dunque della sua rappresentazione. Ambienti urbani contemporanei, caotici e disumanizzati non evocano neppure minimamente i luoghi, geograficamente corrispondenti, idealizzati dalle pitture di due secoli addietro. Tuttavia, le stesse stampe di Hiroshige, note per non rappresentare fedelmente il contesto a lui contemporaneo, esprimono la straordinaria capacità dell’arte di trasfigurare l’oggetto considerato, sino a renderlo un’astrazione del concetto di bellezza e di poesia.
Inizialmente dedito alla rappresentazione di soggetti tratti dalla vita quotidiana, quali bellezze femminili e attori del teatro classico giapponese, subendo probabilmente l’influenza del maestro Katsushika Hokusai attivo nello stesso periodo, Hiroshige orientò, in seguito, la sua produzione sul genere paesaggistico, consolidando in questo orizzonte la propria vocazione e il proprio successo.
Le “53 stazioni di posta di Tōkaidō” – valorizzate nella mostra anche mediante l’uso di tecniche digitali – furono, in breve, conosciute e apprezzate, sino a diventare fonte di ispirazione di grandi pittori occidentali, da Claude Monet a Vincent Van Gogh, il quale si cimentò nella ripresa di alcune delle “Cento vedute di Edo”.
La mostra “All Roads lead to Edo” con fotografie di Valentina Giacomini è a Trieste nelle sale del Civico Museo Orientale, in via San Sebastiano 1. E’ aperta dal 10 giugno al 9 ottobre 2022, da giovedì a domenica, dalle 10 alle 17, con ingresso gratuito. Realizzata dal Servizio Musei e Biblioteche del Comune di Trieste e patrocinata del Consolato Generale del Giappone a Milano e dell’Aistugia-Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi, si avvale anche della presenza di alcune stampe inedite, mai esposte fino a ora.
In apertura, una bella immagine realizzata da Valentina Giacomini