L’ispirazione viene dal luogo stesso. Il Museo Bagatti Valsecchi, programmando la terza edizione del cartellone culturale Stasera al museo si è ispirato, anche per la stagione 2024, a uno dei motti latini incisi nel salone d’onore del Museo stesso. E’ Laudamus veteres sed nostris utimur annis. Il motto lodiamo il passato ma viviamo il nostro tempo, che si può leggere nel Salone d’onore del Museo Bagatti Valsecchi, ispira il cartellone Vivere nel Tempo, ideata dal Direttore Antonio D’Amico.
Tutto corrisponde allo stile del Museo, come ricorda Camilla Bagatti Valsecchi, che prima di tutto è una casa voluta dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi a fine 800 secondo uno stile rinascimentale, ma con le innovazioni anche precorrendo i tempi, come l’energia elettrica allora decisamente agli albori, il riscaldamento centralizzato, l’acqua corrente. Oggi, aggiunge la presidente «il Museo ha il compito di far conoscere non soltanto l’opera collezionistica dei fratelli Bagatti Valsecchi, che credevano nella bellezza di un tempo speso in maniera proficua e produttiva, ma anche farsi portavoce di valori come la valorizzazione del proprio tempo e la conduzione di una vita più consapevole».
La stagione 2024, che invita a Vivere nel tempo, inizia il 20 marzo per continuare fino alla fine dell’anno, proponendo 14 appuntamenti. Il programma coinvolge per la prima volta anche ballerini, oltre ad attori, musicisti, cantanti. Un’altra novità è la possibilità per il pubblico, prima dello spettacolo che inizia alle 19.30, di visitare liberamente il museo dalle 18.30 o di prendere un aperitivo offerto dai partner. E può sorseggiare dell’acqua firmata Valverde.
La danza, la novità di quest’anno, è in programma il 29 aprile con la performance Al confine tra due mondi che coinvolge Domenico Di Cristo e Matilde Gherardi, ballerini della Scala. A suonare il piano è la compositrice ucraina Hanna Buhakova. Di Ucraina si parla anche attraverso la mostra Carlo Bossoli: Omaggio a Odessa ospitata dal Museo dal 20 marzo al 5 maggio, che ricorda la bellezza della città di un tempo. Una riflessione sul passato viene anche dallo spettacolo Nell’occhio del labirinto, che il 29 maggio racconta il caso di Enzo Tortora vittima di malagiustizia, forse oggi ignorato dal pubblico più giovane. Molto più nota al pubblico di oggi è Antonella Boralevi, il cui spettacolo Parole nude apre il programma di Stasera al Museo. Il 20 marzo parla di amore indagando sul significato della parola.
Storie e racconti sono al centro del programma di Stasera al Museo. Tindaro Granata con Il tempo delle storie il 9 ottobre rende protagonisti dei racconti popolari di un tempo, sottolineando l’importanza della tradizione orale e quanto conti conoscere il passato. La rocambolesca storia di una diva degli inizi del 900 è al centro, il 30 ottobre, di La donna alata, con un mistero legato a delle ali che la diva ha sul dorso. Un’altra storia raccontata con verve ironica è La regina Margherita, vista il 16 ottobre come la prima donna moderna italiana e la prima influencer.
Molto rilevante è anche la programmazione musicale, che unisce spesso parole e musica. E’ il caso di Giovanni Caccamo, protagonista il 3 maggio di un viaggio tra melodia e narrazione, mentre un tuffo nel passato è previsto con Maramao canzoni tra le guerre (25.9).
Il cortile del Museo ospita altri due momenti tra parole e musica: il 12 maggio con Paola Turci in Volo così; il 15 settembre con Varie…età.
Il mondo trentino è al centro di Tempo Musica e Parole il 13 novembre, che prevede anche una degustazione. Il 20 novembre si gusta invece la musica di Giuseppe Anastasi, alla scoperta dei segreti che si celano dietro la sua musica come cantautore, ma anche come autore di brani famosi. La fine stagione vede al centro la musica lirica. Il trio Michelangeli interpreta musiche di Schubert l’11 dicembre con Franz Schubert incontra Simone Weil, le cui parole sono portate in scena da Marina Occhionero. Sono invece le arie più famose di Rossini, Verdi, Puccini, Donizetti ad accompagnare verso la fine dell’anno: Libiamo ne’ lieti calici è in programma il 31 dicembre alle 16.
Ad accogliere gli spettatori sarà il personale del Museo Bagatti Valsecchi abbigliato con quelle che sono più di una divisa. Sono creazioni dello stilista Gianluca Saitto, che si è ispirato alle collezioni del Museo stesso. Così le giacche, pur con uno stile attuale, riprendono un motivo che caratterizza alcuni elementi del Bagatti Valsecchi, mentre le fodere si ispirano a uno dei mappamondi che riproduce la volta celeste. Quest’ultimo è un motivo che in un prossimo futuro caratterizzerà anche dei foulard.
Prossimamente si annuncia anche la mostra Lo sguardo del sentire. Il Seicento emiliano dalle collezioni d’arte Credem a favore della Romagna, a cura di Antonio D’Amico e Odette D’Albo. Dal 10 maggio al 10 novembre la mostra presenterà l’epoca d’oro dell’arte emiliana, tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento. Inoltre, le sculture di Carlo Zauli (1926 – 2002), artista faentino conosciuto in tutto il mondo per le sue ceramiche. il biglietto d’ingresso (15 €) comprende la visita alla mostra, l’audioguida e anche la donazione di 2 € a sostegno del restauro delle opere del Museo Zauli colpite dall’alluvione del 2023.
(Nella foto, il motto Laudamus veteres sed nostris utimur annis – Lodiamo il passato ma viviamo il nostro tempo nel Salone d’onore al Museo Bagatti Valsecchi)