Anastasia il musical visto al Teatro Arcimboldi

La Storia con più di un tocco magico: è Anastasia il musical, ora al TAM Teatro Arcimboldi. Perché questa è una vicenda vera, con una punta  di mistero che si intreccia con quanto i libri di Storia rievocano della rivoluzione d’ottobre in Russia e il conseguente massacro dei Romanov nel 1918.

Il sangue segna la fine dell’ex zar, zarina, figli, compresa Anastasia. Forse, secondo una ipotesi, che solo recentemente ha trovato risposte. Ed è il dubbio che dà vita al musical.

È il 1917 e la
Storia irrompe in scena durante un ballo nel Palazzo d’Inverno, quando i cannoni sembrano scuotere tutto. Anche la platea. Le bandiere rosse sul fondo del palco si contrappongono ai lampadari che crollano nella sala da ballo. Una decina di anni dopo la nonna, alla ricerca di Anastasia, che qualcuno dice essersi salvata dal massacro della famiglia Romanov, promette una ricompensa a chi gliela riporterà. L’occasione è molto invitante  per due imbroglioncelli, Dimitri e Vlad Popov, pronti a ingaggiare una ragazza disposta a farsi credere Anastasia.

Il quasi casting è disastroso, finché dalla platea arriva una ragazza che cerca un passaporto per Parigi. Chi sia non lo sa nemmeno lei.  
È Anya, vittima di amnesia. O forse è Anastasia. È uno dei momenti magici quando Sofia Caselli, che la interpreta, inizia a cantare. E quando sembra avere degli sprazzi di ricordi dei grandi balli: i familiari si materializzano, accompagnati da ologrammi.
E ancora, il tocco magico ha il suono di un carillon, regalato dalla nonna, in partenza per Parigi, ad Anastasia prima che tutto succeda, poi evocato attraverso una ballerina quando a teatro potrebbe esserci il riconoscimento. È quella ballerina che nell’immaginario collettivo gira a tempo di carillon. Un momento magico accompagna ancora gli spettatori nel finale, con una (quasi) nevicata mentre Anastasia… Quanto succede lo lasciamo scoprire agli spettatori, che, con lunghi applausi, salutano il “the end” dello spettacolo, compattato rispetto alla edizione Broadway, pur senza rinunce in fatto di piacevolezza e fascino intrinseco. Che la fluidità del racconto facilita:  a richiamare l’attenzione degli spettatori i fasci di luce si concentrano sui vari momenti e sui personaggi che cantano, mentre alle loro spalle la scena cambia. E i cambi sono molti.
Quando Anya, Dimitri e Vlad capiscono che è il momento di fuggire si vede tratteggiato il vagone di un treno, mentre su una grande carta geografica gli spettatori seguono il percorso da Leningrado a Parigi, via Budapest. È quella stessa carta geografica, con un bel tocco di antico, che tratteggia l’Europa di allora e diventa sipario all’intervallo dello spettacolo. Ma non è certo tutto così semplice.

L’arrivo dei tre è in una Parigi che non ha dimenticato la Belle Époque. La
Torre Eiffel, silhouette fatta di luci, i balli con momenti di cancan, in un clima di piena festa si contrappongono a quella rivoluzione che ha cambiato la vita in Russia. A ricordare il passato arriva in scena Gleb, figlio di chi aveva puntato il fucile contro i Romanov, obbedendo agli ordini e rimanendone sconvolto. Ora tocca a lui, ma… E i “ma…” a cui dà vita Anastasia il musical sono ben più di uno, tutti da scoprire. E coinvolgono anche tutti gli attori in momenti e situazioni varie. Tutti ben delineati, accanto a Sofia Caselli – Anastasia, sono Cristian Catto nel ruolo di Dimitri, che conquista il cuore di Anastasia; Brian Boccuni, che come Gleb conquista spettatori e spettatrici; Nico Di Crescenzo, che come Vlad dà vita a momenti più ilari; Stefania Fratepietro la frizzante contessa Lily, dama di compagnia della nonna di Anastasia, l’imperatrice Maria, di cui Carla Schneck fa trapelare tutta l’umanità fatta di dolore per quanto perduto. 

È la Storia che vira verso il
romanticismo, seguendo un percorso fatto di dramma e momenti comici, di ombre e luci, nostalgia e realtà, valigia di cartone e diadema, di feste cancellate contrapposte ad altre piene di vita. Tutto questo la bella regia di Federico Bellone lo racconta, giocando sulla contrapposizione di situazioni differenti. Sono quelle che la Storia, quella dei libri appunto, ci racconta con quel tanto di mistero – Anastasia viva oppure no – alimentato dalla mancanza di prove per lungo tempo. Da qui ipotesi e speranze diventate dapprima film e poi cartone animato di grande successo. Infine musical, con le belle voci degli interpreti, amato da un folto pubblico, che vi ritrova tutti gli elementi per sognare. Il sogno ora parla italiano e riprende vita. 

Nel foyer l’abbondante merchandising e la possibilità di
fotografarsi davanti alla locandina dimensione maxi consentono agli spettatori di conservare a lungo il ricordo della serata.