Antoin Sevruguin fotografo in Iran a fine ‘800 ora a Zurigo

L’Iran attraverso l’obiettivo di Antoin Sevruguin che lo ha ripreso fra il 1880 e il 1896. E’ la mostra Iran ritratto di un Paese esposta a Zurigo, in Svizzera al Museo Rietberg, fino al 4 agosto 2024. Qui le foto sono arrivate grazie alla donazione fatta dagli eredi di Emil Alpiger, che le aveva acquistate dal fotografo stesso.

Nelle sale del museo Rietberg di Zurigo si scopre un Iran del passato, ma anche come si viveva allora e quanto un fotografo poteva essere colpito da ciò che vedeva. Perché Antoin Sevruguin, nato in Iran da genitori armeni e cresciuto a Tbilisi in Georgia, era tornato a Teheran, deciso a fare un ritratto più completo possibile del suo Paese di adozione. Aveva ralizzato 7000 negativi su lastre di vetro, molti andati distrutti nel 1908.

Girando tra le sale si scoprono i ritratti femminili scattati all’interno delle case nelle pose più diverse, da quelle più erotiche ad altre assolutamente innocenti, ma anche con abiti molto diversi rispetto a quelli ben più coprenti portati in strada. Si capisce anche come la vita delle donne era soprattutto all’interno delle case, dove si riunivano tra loro e comunque lontana dagli uomini.

Ma è un elemento, che un pannello all’interno della mostra evidenzia, che diventa particolarmente esplicativo del modo di vivere e delle aspirazioni dei soggetti fotografati. Perché alcuni sono ripresi seduti su una sedia, un elemento che arrivava dall’Europa ed era considerato un segno di modernità, esattamente come le riprese con una costruzione non simmetrica. All’opposto le composizioni simmetriche e i soggetti seduti per terra rivelano un’attenzione alla tradizione persiana. Sia dei soggetti fotografati che del fotografo, libero a sua volta di vendere le foto con la piena consapevolezza delle persone rappresentate, che sceglievano dunque delle pose socialmente accettabili, uguali a quelle che avrebbero tenuto tra la gente.

Le foto, fa notare un pannello presente nella mostra, sono anche il risultato di un’empatia tra Antoin Sevruguin e i gruppi ripresi. Lui li fotografa con le armi, ma anche con gli oggetti del fumo, come pipa e sacchetto del tabacco, a dimostrazione di quella sintonia dovuta anche al parlare la stessa lingua. Ugualmente fotografa con naturalezza chi ricama, ripreso all’interno di atelier, tra i tessuti.

La mostra, oltre a raffrontare il lavoro di Antoin Sevruguin con quello di altri autori contemporanei, dimostra anche quanto il lavoro del fotografo fosse nuovo per i persiani. In un Paese in crescita, che stava conoscendo profonde trasformazioni: del 1888 è la prima linea ferroviaria di 15 km, di vent’anni precedente è il Teatro nazionale.

Ugualmente interessante è il modo di fotografare i paesaggi di Antoin Sevruguin. Come per i ritratti, ci sono differenze tra le visioni più pittoresche fotografate da vicino e le maestose immagini panoramiche, spesso con silhouettes umane che permettono di cogliere i paesaggi nella loro vastità.

La mostra ci offre dunque uno sguardo su una realtà ora completamente mutata e non solo per lo scorrere del tempo. Resta da chiedersi come il lavoro fotografico di Antoin Sevruguin venne percepito allora. Sicuramente però venne reputato molto interessante da Emile Alpiger, l’imprenditore svizzero che, dopo aver vissuto vent’anni in Iran, aveva acquistato 400 foto di Antoin Sevruguin forse spinto da quell’interesse per ciò che veniva dall’Oriente, allora tipico in Europa. O forse perché aveva colto il valore di quella documentazione. Certo è molto interessante che tutto questo possa essere visto oggi grazie alla mostra al Museo Rietberg di Zurigo, completata dai pannelli esplicativi realizzati da Axel Langer, che aiutano a cogliere anche aspetti altrimenti destinati a sfuggire a un primo sguardo.

(Qui il «Bazar de Rasht», fotografato da Antoin Sevruguin, in Iran, tra il 1880 e il 1896. Stampa su carta albumina, 17×23 cm, Museum Rietberg, 2023.10.94. Dono degli eredi di Emil Alpiger © Museum Rietberg, Zurich)

Iran ritratto di un Paese

Foto di Antoin Sevruguin periodo 1880-1896

a Zurigo, Svizzera, Museo Rietberg, fino al 4 agosto 2024