Barbablù è un archetipo, ben oltre le parole di Perrault, autore della fiaba noir dal titolo omonimo. La pièce alla Cavallerizza Mtm lo fa emergere, prototipo di perversione, attraverso le parole e i movimenti dei due attori che mai si risparmiano sulla scena, scura con tanti elementi che la rendono (giustamente) inquietante. Tra gesti simbolici, movimenti coreografici, insulti, spintoni vediamo Benedetta Brambilla e Sebastiano Sicurezza testimoniare la voglia di potere, intrinseca nella violenza, qui senza distinzione di genere. Perché Gilles de Rais, che ha fatto da ispirazione a Perrault era un signorotto che adescava bambini e adolescenti e li uccideva, nascondendo poi i corpi. A Perrault è sembrato più accettabile che a essere uccise fossero le mogli.
Dalle parole e i movimenti dei due bravissimi attori emergono i tratti di quella storia del 1400 che il tempo ha preferito mascherare. Dalle loro parole emerge il ruolo del nonno che aveva cresciuto Gilles de Rais. Si nomina Giovanna d’Arco, al cui fianco lui aveva combattuto e poi quella filastrocca. Loro la cantano ed è una canzoncina che alla luce delle accuse mosse nei confronti di Gilles de Rais appare particolarmente inquietante: «Questo bambino a chi lo do? Lo darò all’uomo nero che lo tiene un anno intero».
Quei pezzi di tessuti buttati sul palco assumono un valore simbolico: sembrano 140 o 800 pezzetti di abiti, su cui loro si buttano. Tornano alla mente le accuse mosse a Gilles de Rais: ragazzini uccisi, di cui lui aveva addirittura amplificato il numero, forse per rendere il tutto poco credibile.
Cerchiamo sintomi di barbabluismo dicono in scena. Ne è protagonista un predatore, uomo ricco, di potere, che trae godimento dal fare del male e ha il potere di farlo. La definizione ha sempre valore, ma aldilà della Storia, confermata o smentita, oltre la favola, resta la constatazione di quanto la violenza sia sempre in agguato e strumento per affermare il potere. Assume forme diverse, si traveste per non farsi riconoscere. Addirittura riesce a far credere che era inevitabile e che è stato l’altro a provocare tale violenza: le mogli erano troppo curiose, dice Perrault. Siamo nei paraggi del «lei se l’è cercata». Tocca le donne, ma non solo. Tocca intere fasce di popolazione, diventa genocidio. I numeri crescono a dismisura, ma alla base c’è sempre la volontà di affermare il proprio potere, deciso a distruggere l’altro/gli altri.
(Nella foto di Alvise Crovato una scena di Barbablù, interpreti Benedetta Brambilla e Sebastiano Sicurezza con la regia di Michele Losi)
Barbablù
regia Michele Losi
con Benedetta Brambilla e Sebastiano Sicurezza
drammaturgia Sofia Bolognini
scene e costumi Michele Losi e Annalisa Limonta; suono Luca Maria Baldini e Stefano Pirovano; luci Stefano Pirovano e Alessandro Bigatti
produzione Campsirago Residenza
con il sostegno di NEXT – Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo
a Milano, MTM La Cavallerizza, dal 4 al 9 marzo 2025 –(anteprima nazionale)
Questa la tournée italiana, che si intensificherà nel 2026.
Barbablù andrà in scena il 16 marzo 2025 al Teatro Comunale di Antella (FI); il 5 maggio debutta in prima nazionale, al Teatro Bruno Munari di Milano, della XXXV edizione di SEGNALI, Festival di teatro per le nuove generazioni. Nel mese di luglio andrà in scena nell’ambito della XXI edizione de Il Giardino delle Esperidi Festival. Dall’autunno 2025 sarà in scena al Teatro Comunale Corsini di Barberino di Mugello, al complesso S. Chiara di Trento, al Teatro di Loreto di Bergamo, al Festival Teatro d’aMare di Tropea, in diversi teatri in Lombardia, tra cui TECA – Teatro Cassanese, nello spazio Teatro Studio del Teatro del Lemming a Rovigo e al Teatro Anzani di Satriano di Lucania.