La boxe è al centro in Boxeur, ma il ring è lontano e i pugni, pochi, sono solo contro il punching ball. Perché in questo spettacolo la boxe è soprattutto motivo di speranza in un futuro diverso. Stefano Pietro Detassis, solo in scena, prende il microfono per raccontare il suo avvicinamento al pugilato in un momento di crisi profonda. Proprio la boxe, sport violento, dove uno può ucciderne un altro senza essere perseguibile per legge?
E inizia il racconto. Le parole delineano una boxe che è occasione di riscatto. Da una parte c’è Eugene Smith Lorenzoni, che da Cles in Trentino con la sua famiglia emigra in Francia intorno al 1920, trova lavoro come operaio in una fabbrica di automobili per poi darsi alla boxe.
È un racconto che prende vita attraverso i suoni, i cambi di abito, con la tuta indossata e poi tolta per lasciare posto ai pantaloncini. Dall’altra parte c’è Victor Young Perez, ventenne campione del mondo di boxe – il più giovane a vincere il titolo -, anche lui arrivato in Francia dalla Tunisia. Ed ebreo.
In mezzo ci sono gli anni prima della guerra, l’arrivo dei tedeschi in Francia, il nazismo. L’incontro di boxe che attende i due si annuncia dunque come un modo per festeggiare la fine della guerra. Lo si scopre attraverso il racconto che il nostro protagonista porta in scena. Molto credibile, molto emozionante, racconto di una voglia di riscatto e di coraggio, di determinazione, di fiducia in un rinnovato futuro, che la boxe rende viva più che mai. Un bel racconto, epico, drammatico, di quelli che i libri di storia non raccontano. Che non hanno mai raccontato. Chi sono questi due, evocati con Boxeur?
Il monologo riesce a renderli particolarmente vivi e rende vive le storie raccontate, le atmosfere, riuscendo a riservare agli spettatori continue sorprese. Che a loro volta si emozionano sentendo questa storia e per quei pochi momenti dimenticano ganci e pugni per vedere nella boxe qualcosa di diverso, un’occasione di riscatto e di libertà. E aspettano l’incontro epico sul ring, preannunciato dal rumoreggiare della gente.
Pochi oggetti in scena: questo è uno spettacolo che si affida al racconto per catturare il pubblico fin dalle prime battute, favorendo sempre più una immedesimazione. Il racconto si anima grazie alla bella interpretazione di Stefano Pietro Detassis, che, padrone della scena, non smette di raccontare e dare vita al protagonista della storia nemmeno mentre salta la corda. Ma non è che una delle sorprese che riserva lo spettacolo.
Come lo spettacolo anche il luogo dove è andato in scena non è certo tradizionale. Nell’ambito del Milano Off Fringe Festival si è visto all’Heracles Gymnasium. La palestra di via Padova affianca sport, boxe, allenamento a momenti culturali, corrispondendo a quella figura disegnata su una parete che ricorda il motto Mens sana in corpore sano.
Ora Boxeur, con la regia di Maura Pettorruso anche autrice, è nel programma del Catania Off Fringe Festival dal 17 al 20 ottobre al Centro Universitario Teatrale e dal 24 al 27 ottobre allo Zo Centro Culture Contemporanee.