La Storia si fa musical. E’ Cabaret, dove la musica e le canzoni, alcune famosissime, si intersecano con la Storia. Siamo a Berlino, primi giorni del 1930, quando la parola d’ordine è trasgressione, con contorno di fumo e, a teatro, di musica e canzoni, come la omonima Cabaret. Diventate famosissime sono suonate dal vivo dalla band ben visibile sopra la scena. In questa Berlino per nulla conformista, di cui ora si sono persi i ricordi (anche se un locale con lo stesso nome e caratteristiche simili è stato riaperto), è ambientato il musical. All’origine è il romanzo con cui Christopher Isherwood ha raccontato la sua storia. La premessa è necessaria e la si sente prima che lo spettacolo inizi al Teatro Nazionale a Milano.
Al centro della storia è il Kit Kat Club, dove i frequentatori conoscono le ballerine telefonandosi da un tavolo all’altro, premessa a incontri più ravvicinati. Perché qui le ballerine, annuncia il Maestro di Cerimonie, solo ballerine non sono. Con questo mondo si scontra Clifford Bradshaw, che arriva a Berlino dall’America per scrivere il suo romanzo e già sul treno conosce Ernst Ludwig, un tedesco molto convinto. Attraverso gli incontri di Cliff conosciamo i diversi personaggi che saranno coinvolti in questo momento di Storia.
All’inizio del 1930 nei cabaret di Berlino la satira dominava e i tedeschi non avevano una esatta percezione di quanto stava avvenendo. Sono situazioni e modi di pensare, vivi a Berlino, ma anche, più in generale, in Germania, che appaiono sempre più chiari agli spettatori del musical attraverso i personaggi in scena.
Quando vediamo Ludwig con la svastica sulla manica della giacca tutto appare chiaro. Ma lo è per gli spettatori di oggi, molto meno per i tedeschi di allora. Suona allarmante invece a Cliff, che nel frattempo ha conosciuto Sally, una ballerina cacciata dal Kit Kat Club. I due sono su posizioni contrapposte. Lui è convinto che la situazione sta degenerando. Le dice: «non hai idea di quello che sta succedendo fuori» e aggiunge «Se non sei contro, sei a favore». Lei non gli crede, decisa a continuare a vivere in piena libertà facendo spettacolo al Kit Kat Club a Berlino, dove l’hanno ripresa. E’ sicura che non è necessario lasciare la Germania per andare in America.
Con l’altra coppia di un’età superiore – Fraulein Schneider e Herr Schultz – arriva in scena la visione degli ebrei. Loro vorrebbero sposarsi, ma un nazista “sconsiglia” a lei di farlo. Lui ha un negozio di fruttivendolo, che viene preso di mira con la vetrina distrutta a sassate. Ma sono ragazzi, le dice e poi lui più che ebreo si sente tedesco: sempre vissuto lì e conosce i tedeschi. Come lui, molti ebrei ottimisti erano convinti che nulla sarebbe successo a loro, che si sentivano tedeschi a pieno titolo. A salvarsi sono stati gli ebrei pessimisti, che hanno lasciato la Germania. Così quando cala un drappo rosso su cui campeggia una grande svastica è chiaro che non è più il tempo degli ottimisti. Ma tutto questo lo sappiamo oggi.
Con frequenti cambi di scena, che permettono di passare dal Kit Kat Club alla stanza modesta che Cliff prende in affitto da Fraulein Schneider, fino al negozio di fruttivendolo di Herr Schultz, molto ben ricostruito, Cabaret racconta tutto questo. Come nei tipici cabaret tedeschi, molto diversi da quelli francesi, il musical sottolinea l’aspetto della satira, che alla fine della prima parte irride l’arrivo del nazismo. Per il pubblico di oggi, che conosce la Storia, appare come un banalizzare quello che sta per diventare un vero dramma, ma i tedeschi nel 1930 non presero sul serio l’arrivo del nazismo. Non ne capirono la portata, non ne ebbero paura, facilitandone così l’arrivo.
La Storia – quella con la S maiuscola, naturalmente – in questo musical, più che in qualsiasi altro, ha un rilievo fondamentale. Questo non toglie però spettacolarità, che si esplica attraverso musica e canzoni molto famose, come la stessa Cabaret e Money. A corollario, momenti coreografici ben interpretati in scena. Come molto credibile nella sua ingenuità è la Sally di Diana Del Bufalo. Insinuante, come nei cabaret berlinesi anni ’30, è il Maestro di Cerimonie di Arturo Brachetti. Il colore e una certa allegria di fondo iniziale consentono di raccontare un momento storico, con uno stile lontano dal documentario.
(Nella foto di Valerio Polverari una scena di Cabaret The Musical)
Cabaret The Musical
con Arturo Brachetti e Diana Del Bufalo
e con Cristian Catto, Clifford Bradshaw; Christine Grimandi, Fraulein Schneider; Fabio Bussotti, Herr Schultz; Giulia Ercolessi, Fraulein Kost; Niccolò Minonzio, Ernst Ludwig.
Ensemble: Francesco Cenderelli, Simone Centonze, Elisabetta Dugatto, Felice Lungo, Ivana Mannone, Stefano Monferrini, Gaia Salvati, Susanna Scroglieri
Band dal vivo
scene Rinaldo Rinaldi; costumi Maria Filippi; direzione musicale Giovanni Maria Lori; coreografie Luciano Cannito
Regia Arturo Brachetti e Luciano Cannito
Produzione Fabrizio Di Fiore Entertainment
A Milano, Teatro Nazionale dal 15 novembre al 10 dicembre 2023
E in tournée ad Ancona, Genova, Firenze, Prato, Trieste, Bologna, Bari, Udine, Rimini, Napoli