Questa volta parteggi per il truffatore. Lui è Frank Abagnale junior. Attorno a lui si svolge tutta la storia di Catch Me If You Can, che coinvolge il pubblico fin dall’ingresso nella sala del Teatro Manzoni. Sul palco è il Gate 6D dell’aeroporto di Miami, che improvvisamente piomba nel caos: qualche sparo e Frank è catturato. Tutta l’FBI gli dava la caccia: perché? E inizia il racconto. E’ uno show, di cui Frank si sente al centro, con ai due lati le telecamere sempre puntate.
Tutta la vita di Frank Abagnale fino a quel momento è stata travolgente. Il musical gioca proprio questa carta: allegria, colore, ironia, momenti comici per raccontare una storia che appare incredibile a chi non la conosce. Ma è tutto vero. Lo ha raccontato lui stesso nel 1980 con un libro autobiografico, da cui Spielberg ha tratto il film Catch Me, Prova a prendermi in italiano. Da qui è nato il musical, che rispetta la voglia di Frank di raccontarsi, come un funambolo della vita, in fuga da una identità all’altra, con continui cambi di nome. Che nel musical diventano un lungo rotolo di carta, un lungo elenco nel tentativo di identificarlo. E arrestarlo, perché lui – simpatia a parte – è un truffatore.
Il musical porta sul palco i diplomandi della scuola e gli allievi del primo anno della SDM – La Scuola del Musical di Milano. Questo, grazie alla bella regia di Chiara Vecchi, si traduce in una cura estrema di ogni scena, animata da un gran numero di attori. Così quando Frank si racconta come pilota, perché estasiato dalle hostess, queste in divisa Pan Am riempiono il palco, dopo aver accolto il pubblico all’ingresso in sala. Non è che la prima identità di Frank, a cui ne seguono molte altre. È insegnante di francese, perché nella scuola dove arriva, vestito elegante, lo scambiano come tale.
In realtà è un sedicenne, affascinante e capace di grandi improvvisazioni. È anche medico, pronto a svenire alla vista del sangue, del tutto ignaro di medicina, con l’incarico di supervisore. Ma lui segue le infermiere. Ma è proprio una di queste a determinare una svolta. Sulla scena il momento dell’incontro con la famiglia dell’infermiera Brenda Strong è una occasione di vera comicità. Si aggiunge ai momenti sorpresa, quando la madre pensa di ripianare i debiti del figlio e scopre che questi ammontano a 1.400.000 dollari. E la sorpresa sta anche nel finale, pure corrispondente al reale (a parte una bella gag).
Guarda negli occhi una persona e questa non baderà ad altro: è la sua massima, che potrebbe ritorcerglisi contro, ma lui in scena riesce a catturare gli spettatori. È cresciuto nel mito dell’apparenza e dice «l’ho fatto con stile»: come dargli torto? È uno stile, una eleganza che in scena appare palpabile, grazie all’interprete e i coprotagonisti sempre capaci di catturare gli spettatori. Divertiti, contagiati da quella allegria, da quella energia che dal palco si trasferisce alla platea.
Le coreografie, ben inserite ogni volta, possono contare su un alto numero di interpreti. Ed è un altro punto di forza del musical proposto da SDM, insieme alle luci, che a volte creano quei colori pop adatti a una storia ambientata negli anni ‘60. E perfettamente in tema con quell’epoca – l’epoca in cui Frank Abagnale aveva tenuto in scacco l’FBI – sono le canzoni. Interpretate con entusiasmo e allegria, cantate in italiano, hanno sempre presa sugli ascoltatori, che regolarmente applaudono con pari entusiasmo.
Prendimi se ci riesci: così suona la traduzione letterale di Catch Me If You Can. “Prova a prendermi” è il titolo italiano del film. Una sfida che Frank Abagnale lancia durante tutto lo spettacolo e ha lanciato per ben cinque anni della sua vita. E il confronto tra lui e Carl Hanratty, l’agente FBI, che per tutto il tempo cerca di catturarlo, è uno dei momenti pregnanti del musical. Come lo è quello con Brenda Strong, l’infermiera che vorrebbe sposare.
Catch Me If You Can rappresenta anche una sfida affrontata da SDM, con un coinvolgimento totale della scuola, perché il musical non era mai arrivato in Italia. Spettatori conquistati, sfida vinta.
Catch Me If You Can
musiche di Marc Shaiman e Scott Wittman.
Spettacolo presentato da SDM -La Scuola del Musical con Alice Mistroni alla direzione artistica. In scena i diplomandi e gli allievi del primo anno della scuola.
Regia di Chiara Vecchi
Direzione musicale e liriche italiane di Giacomo Buccheri; vocal coach Gianluca Sticotti ed Elena Nieri; coreografie di Luca Peluso.
A Milano, Teatro Manzoni, domenica 28 maggio, ore 15.30 e 20.30