Spettatori e attori affiancati: la quarta parete non è nemmeno immaginata con Chi come me. Ospitato nella nuovissima sala A2A del Teatro Franco Parenti lo spettacolo affianca chi guarda a chi recita. Grazie alla conformazione particolare della sala e alla bella scelta registica di Andrée Ruth Shammah, le poltroncine sui quattro lati hanno accanto, più in alto o più in basso, secondo i casi, i letti che ospitano i cinque ragazzi. Sono cinque giovanissimi attori. Amy Boda, Federico De Giacomo, Chiara Ferrara, Samuele Poma, Alia Stegani, tutti formidabili, in scena incarnano diverse patologie mentali, per una esperienza molto teatrale, per nulla medica.
La scelta della regista Andrée Ruth Shammah determina un coinvolgimento. Ma va anche oltre la dimensione teatrale, perché problemi, disagi, sia pure non sempre sotto forma di malattie psichiche, possono essere vicini a noi anche nella vita reale. Basaglia lo ricordava: da vicino nessuno è normale. In questi ultimi anni i problemi non sono certo diminuiti. Uscendo per un momento dai confini del copione anche in sala viene ricordato.
Gli attori più grandi, professionisti già applauditi da tempo a teatro, incarnano i diversi approcci con i ragazzi. Approcci nella finzione scenica, ma anche possibili nella vita reale. Paolo Briguglia nel ruolo del medico rappresenta la scienza e la medicina. Elena Lietti è l’insegnante di teatro, convinta della funzione terapeutica del teatro perché consente a ognuno di giocare il ruolo che più sente corrispondergli: in casi come questi diventa salvifico.
Il terzo tipo di approccio lo mostrano i genitori, incarnati da Pietro Micci e Sara Bertelà, genitori di tutti i ragazzi. Tipi molto diversi, ma tutti incapaci di capire i figli. In scena il pubblico li guarda con ironia. Sorride, ad esempio, quando Sara Bertelà veste almeno parzialmente tutti gli abiti che caratterizzano le diverse madri, rappresentando un perfetto campionario di ciò che sarebbe meglio evitare. Perché i comportamenti dei genitori finiscono per influire sui figli. Disinteresse o, all’opposto, convinzione di sapere qual è il loro bene risultano entrambi sbagliati: si vedono in Chi come me e si capisce che non è giusto trasferire sui figli i propri sogni, senza ascoltarli.
Coinvolgimento, riflessioni, esperienza, ma anche divertimento. Perché quella che si vede in Chi come me è la vita di cinque ragazzi, ognuno con manie, problemi, ma, grazie all’ottima prova dei cinque attori, anche la capacità di catturare l’attenzione degli spettatori, che finiscono per parteggiare per loro. Poi, guardando i comportamenti dei grandi, ben evidenziati dagli attori, riflettono anche su se stessi.
(Nelle due foto affiancate, alcuni dei protagonisti di Chi come me colti nei loro letti)
Qui la presentazione di Chi come me con informazioni e dettagli su attori e ruoli.
A Milano, Teatro Franco Parenti – sala A2A, fino al 4 maggio 2024