Con la carabina con Danilo Giuva e Ermelinda Nasuto Foto Manuela Giusto

Con la carabina visto al Teatro Franco Parenti

C’è una domanda fondamentale.

La pièce Con la carabina parte da un fatto di cronaca troppo inquietante. Nella piccola sala Tre del Teatro Franco Parenti dapprima si fronteggiano una bambina e l’amico del fratello, a cui la madre l’ha affidata. Sono al Luna Park, al tiro a segno: lei vuole sparare con la carabina per giocare a vincere il coniglio di peluche e lui la stuzzica spiegandole come deve fare. Basta un berretto tolto a significare gli anni passati e il gioco da bambina è ancora nelle mani di lei. Ma ora non è nemmeno più solo un’arma: è il ricordo di quanto ha subito in passato che ora, trasfigurato, si materializza. E la bocca di lui si riempie di sangue.

Quella di lui, oltre che una violenza fisica, è stata anche un tradire la fiducia e fraintendere volutamente il gioco. Così lei usa quello strumento di gioco che è stata la carabina per fargli sentire il sapore del suo stesso sangue e quella che per la mentalità di lui è una umiliazione. «La mia anima (la parte interna della carabina, ndr) ti farà schizzare il cervello».

Età diverse, momenti diversi si alternano in scena, ma quella carabina è lontano gioco al Luna Park per poi diventare ben altro. Non è reale, lasciata all’immaginazione degli spettatori assume una forza reale, a cui corrispondono le parole dure, lontane da ogni perifrasi, perché crudo è il racconto.

La violenza di lui coglie lei impreparata: ha 11 anni. La rievocazione dell’evento passato si alterna al presente, momento per far provare a lui quello che allora aveva subito lei 11enne. Che una giuria decreta essere stata consenziente. E arriva la domanda fondamentale: «Come potevo volere una cosa che non conoscevo?» dice ora lei.

La pièce, usando in modo differente lo stesso gioco della carabina, in un crescendo racconta una vicenda, vittima lei, colpevole lui, costretto poi a capire e rivivere sulla sua pelle la violenza del suo gesto. La giostra del Luna Park – dimensione mini ma colorata – suggerisce l’inganno che è quello che ha subito lei. Agli spettatori parla di fatti recenti. Riguardano coetanee della nostra protagonista versione baby, ma anche ragazze più grandi, che, quando denunciano una violenza, si ritrovano vittime di indagini e parole che molto hanno in comune con la violenza, sia pure di altro tipo. Insieme, sottolinea l’importanza di una educazione sessuale contro gli equivoci, perché il sorriso di una bambina non ha altri significati. Ed è inaccettabile quanto dice lui: «le ragazze non devono dare la mano così».

È anche un invito a capire e non tranciare giudizi su gli altri e comprendere la dimensione del male.

In scena i due attori, Ermelinda Nasuto e Danilo Giuva, riescono a rendere tutto particolarmente credibile, arrivando alla sensibilità degli spettatori. Lo fanno con la forza dei gesti, delle parole, delle espressioni dei volti, che l’estrema vicinanza tra attori e pubblico permette di cogliere. Ed è un racconto che utilizza ben pochi elementi, secondo una scelta della regista Licia Lanera, che, spogliando la scena, concentra l’attenzione del pubblico sul racconto fatto di passato e presente e lascia emergere più considerazioni rilevanti. Anche stimolate dalla estremizzazione del comportamento nel tempo presente.

Tutto appare così vivo e drammatico, che alla fine gli spettatori applaudono per ristabilire la dimensione teatrale, ma gli attori, che lo hanno vissuto sulla loro pelle, sia pure per meno di un’ora, non escono.

(Nella foto di Manuela Giusto, i protagonisti di Con la carabina, Danilo Giuva ed Ermelinda Nasuto)

Con la carabina

di Pauline Peyrade
regia e spazio Licia Lanera
con Danilo Giuva e Ermelinda Nasuto
traduzione Paolo Bellomo
luci Vincent Longuemare, sound design Francesco Curci, costumi Angela Tomasicchio, aiuto regia Nina Martorana, organizzazione Silvia Milani

produzione Compagnia Licia Lanera, in coproduzione con POLIS Teatro Festival, in collaborazione con Angelo Mai (ringraziamenti a E Production)

Premi Ubu 2022 come Miglior regia, Miglior testo straniero/scrittura drammaturgica (messi in scena da compagnie o artisti italiani)

Durata 50 minuti

A Milano, Teatro Franco Parenti, dal 3 al 12 febbraio 2025 | Sala Tre