Chi ha paura di un cellulare? In Perfetti sconosciuti proprio tutti, eppure accettano di fare un gioco che li espone a rendere pubblici i segreti più privati. Anche nella versione teatrale (ora a Milano al Teatro Manzoni) di quello che è stato uno dei film di maggiore successo degli ultimi anni – regista ugualmente Paolo Genovese – sette amici si ritrovano in una sera di eclisse lunare. Dopo le immancabili bottiglie di vino, portate dagli amici, la padrona di casa Eva propone di mettere tutti i cellulari sul tavolo, in modo che tutti possano sentire le telefonate in vivavoce e si leggano i messaggi che arrivano. Le promesse di disastro, causa segreti che avrebbero dovuto rimanere tali, sono mantenute. A parte una divertente telefonata di Steve Jobs (proprio lui? Ma non era morto?), le altre sono perlomeno causa di imbarazzo. O anche peggio.
A fare da contrappunto al suonare dei cellulari sono le tante battute degli amici. A cominciare da una – tutta da scoprire – che paragona pc e Mac rispettivamente a uomini e donne. Ma c’è anche una bella telefonata tra Rocco e la figlia Sofia, che parla di vita a dimensione adolescente, con dei suggerimenti utili anche ad altri padri-figlie.
Si ride molto tra il pubblico, si piange abbastanza tra i sette amici. Sono risate non condite di cinismo, ma più legate a battute frutto di rapporti di amicizia, quando i cellulari non suonano.
Si riflette anche: offre l’occasione un commento di Lello, dopo una rivelazione di Peppe. Sono tutti momenti da scoprire in questa bella versione teatrale di Perfetti sconosciuti, che inevitabilmente toglie il tavolo e lo sostituisce con divano davanti a un tavolino, sormontato da un grande lampadario. Appositamente illuminato in vari momenti resta anche il bagno, luogo di segreti e di solidarietà femminile. E di sorpresa: Carlotta garantisce.
E, altra sorpresa, a volte nelle telefonate sembra di riconoscere la voce degli interpreti del film.
Appare evidente invece la considerazione che ormai il cellulare è il depositario delle nostre vite. È strumento per catturare ricordi, come fanno i sette amici con selfie di rigore guardando l’eclisse (e come non avveniva un tempo con la fotocamera). Ma è anche cassaforte (poco forte) di pensieri e segreti che sarebbe meglio rimanessero tali. E anche la telefonata di un negoziante non sempre è così innocua. Ben lo sanno Cosimo e Bianca.
Resta però la considerazione che una voglia di scoprire qualcosa in più, perlomeno dei figli adolescenti, c’era anche in passato e c’è ancor oggi. Così Eva confessa di aver guardato nella borsa della figlia, che ugualmente conteneva un segreto.
E c’è l’eclisse, più volte evocata e facilmente immaginabile. Quando, finita, la luna torna in tutto il suo splendore, qualcosa cambia, capace di spiazzare ulteriormente gli spettatori. Perché, che cosa è veramente successo? Certo però qualcosa sembrerebbe vero, protetto dal segreto (cellulare permettendo).
A questo dubbio si aggiunge però una certezza: ci si può conoscere da molti anni, si può pensare di essere amici, ma forse si rimane perfetti sconosciuti. E alla fine appare chiaro che nessuno è privo di segreti.
Nessun dubbio invece sulla perfetta aderenza dei sette attori ai loro personaggi. Sono le coppie dei padroni di casa Eva e Rocco (Astrid Meloni e Paolo Calabresi), degli amici Lele e Carlotta (Dino Abbrescia e Anna Ferzetti) e Cosimo e Bianca (Marco Bonini e Alice Bertini) e Peppe (Emmanuele Aita). I loro segreti si scoprono al Teatro Manzoni a Milano fino al 24 marzo 2024.
Qui la presentazione dello spettacolo prima del debutto milanese al Teatro Manzoni).
(Nella foto di Luciano Rossetti una scena della versione teatrale di Perfetti sconosciuti. Da sinistra Dino Abbrescia e più in basso Emmanuele Aita, Paolo Calabresi, Anna Ferzetti, Astrid Meloni, Marco Bonini, Alice Bertini)