Un tavolo e una bandiera che nel corso dello spettacolo cambia colore più volte. Così è la scena che appare entrando al Teatro Carcano per De Gasperi: l’Europa brucia con la regia di Carmelo Rifici.
Dapprima vediamo Alcide De Gasperi con la figlia Maria Romana, che gli fa da segretaria, impegnato a scrivere il discorso da pronunciare alla Conferenza di pace di Parigi dell’agosto 1946. Lui sa bene che lì si gioca il destino dell’Italia: è importante presentarsi senza arroganza per poter ottenere le migliori condizioni e non perdere le regioni confinanti, come l’Alto Adige e la Valle d’Aosta. Così è attento a limare il discorso per renderlo più incisivo e sceglie con cura ogni parola. «Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me». È l’inizio del discorso, ma su quel «consesso» rimane a lungo, discutendone con la figlia.
Sul palcoscenico prende vita un pezzo della Storia del nostro Paese: sono i primi anni della Repubblica. Attraverso le parole e le scritte che compaiono sul lato della scena si delinea la personalità e la forza morale e politica di un Alcide De Gasperi, di cui il pubblico più giovane sa ben poco. Si capisce la sua cultura e la conseguente solidità, che viene dall’ambiente di montagna in cui è nato. Dalle parole in scena traspare l’attenzione alla democrazia e anche all’aspetto cristiano che porteranno alla fondazione della Democrazia Cristiana. Vediamo il suo rapporto con persone molto diverse, attraverso i dialoghi con la figlia, ma anche con Togliatti che era all’opposizione.
Scopriamo i momenti storici inquadrati dalle date sul fondo, ma anche l’evoluzione economica di un Paese che sta crescendo, dopo l’uscita da una guerra devastante. Si parla di Mattei attraverso il dialogo con l’Ambasciatore americano in Italia (James Clement Dunn chiede di fermarlo) e della scoperta di giacimenti di gas metano nella piana del Po, ma anche del cartello delle Sette Sorelle, a cui Mattei si era opposto.
I motivi politici ed economici si incontrano con quelli sociali a tratteggiare la dimensione di De Gasperi. Un altro episodio rilevante, sia pure non molto conosciuto è raccontato attraverso l’incontro con un ragazzo. È di Matera ed era stato proprio Alcide De Gasperi che, inorridito di fronte alla condizione in cui vivevano gli abitanti della città lucana nei Sassi, insieme agli animali da lavoro e da cortile, aveva fatto chiudere quegli insediamenti per dare loro una casa vera. «Avete dato una casa a tutta Matera» dice il ragazzo.
È un testo denso di fatti, che racconta anni di Storia e insieme tratteggia un politico che ha avuto un ruolo fondamentale in quegli anni, determinante per la nascita della Repubblica. A portarlo davanti al pubblico è Paolo Pierobon, davvero da applauso. Sempre in scena, impegnato tutto il tempo con il testo certo non facile di Angela Demattè, anche lei trentina, riesce a delineare un personaggio storico che nemmeno lui, nato 13 anni dopo la morte di De Gasperi, ha potuto conoscere, salvo che sui libri. Nemmeno, per motivi anagrafici, ci sono passaggi televisivi: rimangono solo alcuni documenti di cinegiornali. Uno di questi ci mostra il funerale a Roma il 23 agosto 1954, affollatissimo.
Ma il finale ci porta in questo secolo, con un interrogativo pieno di dubbi. Perché De Gasperi aveva fermamente creduto nell’Europa: che cosa ne resta ora di quel sogno? È proprio questo il dubbio che Maria Romana De Gasperi esprime nel 2017 in una lettera ipoteticamente indirizzata al padre, che inizia dicendo «L’Europa è nata su basi entusiastiche». Così lo spettacolo racconta l’impegno collettivo, sotto la guida di chi credeva nella possibilità di rinascita, dopo un lungo periodo buio. Accanto a questa visione positiva si può cogliere l’invito a credere nell’Europa come una realtà che riguarda tutti.
(Nella foto Le Pera, una scena da De Gasperi: l’Europa brucia con Paolo Pierobon protagonista e la regia di Carmelo Rifici)
De Gasperi: l’Europa brucia
di Angela Demattè
con Paolo Pierobon
e con (o.a.) Francesco Maruccia, Emiliano Masala, Livia Rossi
regia Carmelo Rifici
scene Daniele Spanò, costumi Margherita Baldoni, luci Gianni Staropoli, musiche Federica Furlani
produzione Teatro Stabile di Bolzano, Lac Lugano Arte e Cultura, Teatro Vascello in collaborazione con Fondazione Trentina Alcide De Gasperi e Ctb – Centro Teatrale Bresciano
A Milano, Teatro Carcano, 21, 22, 23 febbraio (ore 19.30), 24 (ore 20.30) e 25 febbraio 2024 (ore 16.30)
A Modena, Teatro Storchi dal 29 febbraio al 3 marzo 2024
A Lugano, LAC Lugano Arte e Cultura, 8–9 marzo 2024.