Lei è una madre. È l’unica cosa certa. O forse no. È la Mater del titolo quella che porta in scena Diana Ceni come risultato di un laboratorio attoriale con la regia di Mino Manni. Chi è questa mater?
Poco importa trovare una risposta, perché Diana Ceni si cala con tutta la sua passione nel personaggio di questa madre piena di dolore. Ed è un dolore che lei sa vivere sulla sua pelle. Diventa un dolore fisico, a cui a volte sembra rispondere determinata a risvegliare il ricordo di questo figlio morto. All’inizio lo ha cullato avvolto in un lenzuolo, che, quando si svolge, diventa un sudario, simile a una sindone dei nostri tempi.
A questa madre colta nel pieno del dolore Diana Ceni dà tutta la sua intensità e passione. Mentre lei si muove sulla scena anche lo spettatore sente questo dolore che è quello di qualsiasi madre davanti alla incomprensibile/inaccettabile morte del figlio. Insieme c’è quella tenerezza che nasce dal ricordo di un amore materno vissuto (o solo desiderato?).
È un dolore che si esprime in un linguaggio impastato di milanese e di un italiano mai studiato. Perché lei racconta di quando era stata all’asilo dalle suore, ma poi più nessuna occasione di frequentare una scuola. Ed è un linguaggio che Diana Ceni fa suo, dimostrando una ottima capacità interpretativa. Dimostrando anche quanto questo testo lo abbia vissuto con amore. Che sulla scena è diventato intensità, capace di coinvolgere prima lei e successivamente chi ne è stato toccato guardando lo spettacolo.
Ad aiutare Diana Ceni – una sedia e lei sola in scena – a vivere tutto il dolore di questa madre sono musica e luci. E i costumi, che immediatamente rimandano alla mente quelle donne dell’ottocento che avevano come unico panorama la campagna in cui vivevano e una cultura contadina, fatta di rapporti ristretti alla cerchia familiare, magari solo al figlio. È una madre che dimostra di conoscere, e vivere come parte della sua cultura, quelle storie che ha sentito in chiesa, con l’annunciazione dell’angelo, Giuseppe, la croce e sopra a tutto l’accettazione. Tutto diventa parte della vita di questa madre. Tutto questo Diana Ceni in scena sa viverlo, toccando lo spettatore.