Questa è la nostra Milano. El nost Milan, soprattutto in questa seconda parte, porta sul palcoscenico del Teatro Carcano lo spirito di Milano. Lo spettacolo rientra nel progetto triennale di arte partecipata a cura di Atir ispirato all’omonima commedia di Carlo Bertolazzi, che proprio in questo teatro aveva debuttato nel 1893.
Ideato e diretto da Serena Sinigaglia nella seconda parte si propone di raccontare con occhi contemporanei I sciori di Bertolazzi. Meglio, la ricchezza. Non semplice in una Milano sempre attenta a non ostentare, come appare chiaro scoprendo che i palazzi dietro i portoni nascondono incredibili giardini. Insospettabili guardando dall’esterno. La ricchezza a Milano si vive, ma non si ostenta. Così, realizzando questa seconda parte, è avvenuto proprio l’opposto rispetto alla prima (La povera gent), dove chi vive in povertà ha mostrato le proprie difficoltà, contando sugli aiuti degli altri. Il cuore dei milanesi, appunto.
Sul palco del Teatro Carcano salgono in 160 e anche questo rende El nost Milan uno spettacolo di forte impatto, insieme alla capacità che ha dimostrato di saper creare una comunità. Si sono stretti legami tra i partecipanti ai 12 laboratori organizzati per individuare i luoghi della ricchezza. Rivelatisi inaccessibili.
Così per raccontare la ricchezza a Milano, in assenza di porte spalancate, si è fatto ricorso a fantasia e immaginazione. E’ nato un racconto che alla fantasia affianca qualche informazione e tanta ironia, grazie alla scrittura di 11 drammaturghi, a loro volta coordinati da Tindaro Granata. Che racconta di aver voluto ricorrere più alla immaginazione e la evocazione, evitando di mettere in scena personaggi ricchi, perché sarebbe stato un modo per tradire la realtà. Invece è stata cercata una formula originale. Dapprima si è pensato di rivolgersi all’Intelligenza Artificiale, rivelatasi poi più uno spunto che un vero strumento di lavoro. Alla fine si è scelto di cercare dei simboli che aiutassero a raccontare.
Se le persone non raccontano, lo fanno gli oggetti. A raccontare sono le poltrone della Scala, le macchine dei centri benessere, i bisturi delle cliniche di chirurgia estetica. Tutto questo sul palcoscenico si è tradotto in movimenti e parole. Chi è in scena appare vestito di nero, a volte con qualche particolare per raccontare esperienze del lusso, come ad esempio il cappello da chef a simboleggiare tanti ristoranti stellati, accessibili per i prezzi solo a certe fasce di pubblico. Sono stati cercati anche dei paradossi, aggiunge Serena Sinigaglia, con il pensiero al cancello che Kubrick aveva immaginato nel film Eyes Wide Shut: parola d’ordine e dietro solo maschere.
A fare da ponte tra chi, grazie all’immaginazione, è sul palco a evocare la ricchezza e il pubblico che guarda, come una guida è Lella Costa, che appare molto diversa dal solito. Qui, invece di parlare al pubblico, usa un linguaggio aulico, che sicuramente sorprenderà. E’ una scelta influenzata dall’Intelligenza Artificiale, ma ben si inserisce in questa atmosfera impalpabile, come non penetrabile è la ricchezza a Milano.
(La foto qui pubblicata si riferisce alla prima parte di El nost Milan con protagonisti i poveri)
El nost Milan
Seconda parte: I signori
Un progetto triennale di arte partecipata a cura di Atir
ispirato all’omonima commedia di Carlo Bertolazzi
Ideato e diretto da Serena Sinigaglia
con la partecipazione straordinaria di Lella Costa
una coproduzione ATIR/Teatro Carcano
a Milano, Teatro Carcano, dal 13 al 17 dicembre 2023