Paola Minaccioni protagonista di Elena la matta. Foto di Guglielmo Vertenti

Elena la matta, emozioni vissute al Carcano

«Io glielo avevo detto, ma non mi hanno creduto». Lo dice disperata. Giustamente. La drammaticità della frase segna l’inizio della pièce Elena la matta, che con quell’aggettivo sintetizza il motivo per cui i capi della comunità ebraica non le avevano creduto. L‘epiteto glielo avevano affibbiato quando a 15 anni si era ribellata a una che voleva sorpassarla in una fila. Conseguenza: matta, mandata in un posto dal nome quasi poetico. È Santa Maria della Pietà, che a Roma si sa era il manicomio.

Paola Minaccioni, straordinaria in scena, al Teatro Carcano dà vita a Elena la matta. Meglio, Elena Di Porto, ebrea romana di quelli poveri, ambulanti, che vivevano nel ghetto, non come quelli che si definivano israeliti ed erano andati a stare in via Nazionale, ci tiene a precisare lei.

All’inizio siamo nel 1930 ed Elena si racconta. Emergono le vicende, i momenti storici che ha vissuto. Insieme si scoprono quegli anni, con tutte le costrizioni che lei ha vissuto sulla sua pelle. Certo non è l’unica, perché le donne in quell’epoca non avevano molti diritti (o forse nessuno): l’importante era essere delle brave mogli e madri. A lei questo sta stretto: non si lascia imporre nulla, ribelle ai comandi altrui, gioca a biliardo e alla fine lascia persino il marito. Grande scandalo.

Mentre ne scopriamo la vita e i momenti fondamentali, questi si intrecciano con gli avvenimenti storici, dalla proclamazione delle leggi razziali alla dichiarazione di guerra: lo annuncia una voce fuori campo, la voce di Mussolini registrata. Che lei non esita a definire assassino, come tutti i fascisti. Di nuovo manicomio e anche confino a Lagonegro in Basilicata. Attraverso il suo racconto scopriamo l’importanza di Radio Londra e, vera scoperta, come l’Osservatore Romano era una voce affidabile e malvista dai fascisti. Pubblicato all’interno della Città del Vaticano, dunque intoccabile.

Grazie alla presenza dei musicisti scopriamo anche qualche canzone di quegli anni. E si torna a quelle parole che hanno segnato l’inizio della pièce. Perché lei aveva saputo che i tedeschi avevano una lista di 400 famiglie da deportare. Si era fatta coraggio ed era andata a riferirlo ai capi della comunità. Non le avevano creduto. Avevano preferito credere ai tedeschi: avevano dato la loro parola che, dopo averli depredati di tutto l’oro, non gli avrebbero fatto altro e poi c’era il Papa che li proteggeva. Il resto è Storia, quella che i libri raccontano e che rivive sul palco.

Questa è certamente una storia da ricordare. Storia di Elena Di Porto. Di Elena la matta – aggettivo determinante in questa storia vera, ricostruita grazie a documenti ritrovati -, che Paola Minaccioni rende particolarmente coinvolgente ed emozionante. Ma attraverso la sua voce  arriva in scena anche  la Storia del nostro passato, avvenimenti da tragedia, modo di vivere particolarmente ostico per le donne. E presenza dei manicomi, dove, per finirvi, bastava essere invisi al potere o anche solo fastidiosi nel proprio ambito sociale e familiare.

Insieme, appare evidente quante conquiste sono state fatte dal famoso ‘68 in avanti. Parlano di dignità conquistata, di libertà, possibilità di esprimere le proprie idee. E per le donne di vivere la vita desiderata, non imposta e non in funzione di altri. Anche votare. Conquiste irrinunciabili, invece ancora calpestate in altri Paesi.

(Nella foto di Guglielmo Verrienti, una scena da Elena la matta con protagonista Paola Minaccioni)

Elena la matta

con Paola Minaccioni

drammaturgia Elisabetta Fiorito

regia Giancarlo Nicoletti

liberamente ispirato al libro di Gaetano Petraglia La matta di piazza Giudìa, edito da Giuntina

con i musicisti Valerio Guaraldi e Claudio Giusti

musiche Valerio Guaraldi; scene Alessandro Chiti; costumi Giulia Pagliarulo; disegno luci Gerardo Buzzanca

foto Guglielmo Verrienti

produzione Altra Scena & Goldenart Production

Con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah

A Milano, Teatro Carcano, dal 27 febbraio al 2 marzo 2025