Un incidente può cambiarti la vita. Succede ai protagonisti di Farà giorno, ora a Milano al Teatro Franco Parenti. Renato Battistoni è sul letto «mezzo morto», con una gamba fratturata: è stato investito da Manuel Solimando, che guidava senza patente, ritirata per troppi incidenti. Nasce un accordo tra loro: Manuel lo assisterà per tutto il tempo del gesso e Renato non lo denuncerà.
È subito evidente che i due sono completamente diversi (e non solo per l’età). Renato ha sulla parete della camera il ritratto di Gramsci, di cui legge i Quaderni del carcere. Manuel ha un odio, per nulla represso, nei confronti di omosessuali, immigrati, zingari, neri. Il suo odio, il suo credo fascista, li ha tatuati sulla pelle: ha scritto «forza onore» e a chiare lettere «Dux». La sua è una visione del mondo molto netta: «o amici o stronzi». E non è tutto: c’è rimasto male perché la fidanzata non è stata presa al Grande Fratello (proprio per poco, però). Li divide la cultura, ma anche l’impegno di Renato, che va ben oltre il ritratto di Gramsci. Anche lui lo porta inciso sulla sua pelle.
Se li divide il credo politico ad avvicinarli è invece l’aspetto umano. Perché molto c’è ancora da scoprire di Renato: gli eventi li avvicinano, ma anche la necessità che ha uno dell’altro. E poi l’affetto, la capacità e la voglia di capirsi, che supera l’età e la storia dei due.
Un telegramma cambia ulteriormente le cose: annuncia l’arrivo di Aurora. Il nome parla di speranza: Renato lo aveva scelto per la figlia proprio perché nei momenti più drammatici ripeteva «farà giorno». Aurora aveva un differente modo di vedere la realtà, che il padre non aveva potuto accettare, perché troppo in contrapposizione con quello per cui aveva lottato da ragazzo. Che cosa abbia animato Aurora nel passato, come nel momento attuale è tutto da scoprire vedendo la pièce.
Con Farà giorno vanno in scena tre modi diversi di vivere e concepire la realtà. Ora come nel passato. Perché questa che si vede in scena è in sintesi anche la storia del nostro Paese. Che al pubblico chiede di pensare ben oltre quanto sta vedendo. Il tono è però sempre molto lieve, necessario proprio perché racconto e contrapposizioni hanno un forte rilievo. Insieme, molti sono anche i momenti di sincere risate per battute fulminanti.
Le emozioni toccano dunque più corde, tutte destinate a sorprendere lo spettatore. La bella regia di Piero Maccarinelli mette in perfetta armonia tutti gli aspetti. A cominciare dalla scenografia, che ha anche un piccolo, ma significativo cambiamento. E dice molto dei due personaggi, insieme alle battute, che li caratterizzano in modo particolare. Su tutto, la perfetta interpretazione dei tre attori, che disegnano in modo estremamente credibile delle personalità in antitesi. Tutti e tre mossi da scelte fatte da giovanissimi. E ora appaiono come un triangolo di cui loro rappresentano i vertici, ma i lati li avvicinano.
Alberto Onofrietti, milanese, conquista disegnando Manuel, romano coatto, con una perfetta parlata romanesca, senza alcun cedimento lungo tutta la pièce. Mentre rende evidente come progressivamente cambia il suo modo di vedere le cose e affrontarle. Ugualmente da applausi Antonello Fassari, romano, invece privo di accento, ma con una forte ironia che traspare anche dalla parlata. Il suo pensare non cambia, ma evidenzia una maggior disponibilità a comprendere gli altri. Alvia Reale dà alla sua Aurora un tono giustamente contenuto, risultato di un avvenuto riscatto.
La pièce dunque conquista sotto molti aspetti il pubblico, che alla fine non lesina gli applausi. Riesce a divertire, a far riflettere, a far apprezzare delle belle interpretazioni, ma stimola anche pensieri che vanno ben oltre.
(Nella foto di Massimiliano Fusco, da sinistra Antonello Fassari, Alvia Reale, Alberto Onofrietti, protagonisti di Farà giorno con la regia di Piero Maccarinelli)
Farà giorno
commedia di Rosa A. Menduni e Roberto De Giorgi
con Antonello Fassari, Alvia Reale, Alberto Onofrietti.
Regia Piero Maccarinelli
scene Paola Comencini, musiche Antonio Di Pofi
produzione Teatro Franco Parenti
durata: 1 ora e 30 minuti.
A Milano, Teatro Franco Parenti (Sala A), dal 2 al 28 maggio 2023