Riscopriamo il reportage e il suo valore come forma di racconto fotogiornalistico. L’invito è implicito nel Festival del Reportage alla terza edizione, in programma ad Ascoli Piceno, dal 29 giugno al 2 luglio. La manifestazione, ideata dall’associazione FaRe e diretta dal fotografo ascolano Ignacio Maria Coccia, membro dell’agenzia Contrasto, ha come centro il Chiostro del Museo dell’Arte Ceramica. Si avvale del sostegno di Fujifilm Italia.
L’edizione 2023 del Festival del Reportage si presenta con un ricco programma con incontri con gli autori, laboratori e letture portfolio. Sabato 1 e domenica 2 luglio è in programma il workshop intensivo di due giorni dell’X-Photographer Antonio Faccilongo. Ha titolo “Fotografia documentaria: il progetto a lungo termine”. Il workshop, nato con il sostegno di Fujifilm Italia, si svolge presso il Polo Culturale Sant’Agostino. Analizzerà tutte le fasi di costruzione di un progetto fotografico a lungo termine.
Dalla preparazione di un reportage alla dimostrazione dell’impatto visivo ed emotivo che può avere. È il caso della mostra Cracolândia, un quilombo urbano” di Luca Meola, esposta presso la Galleria d’Arte Contemporanea “O. Licini” dal 29 giugno. Con inaugurazione alle ore 17 è aperta fino al 10 settembre.
Curata dal photo editor Raffaele Vertaldi, la mostra di Luca Meola presenta sessanta immagini di grandi dimensioni, grazie al sostegno e alla collaborazione di Fujifilm Italia e Imprinthink laboratorio di stampa professionale. Realizzate con attrezzature digitali a esposizione laser e procedimento a sviluppo chimico Tipo RA4, le immagini in mostra sono state stampate su carta fotografica all’alogenuro d’argento Maxima di Fujifilm. La carta fotografica si distingue per la saturazione dei colori che consente di ottenere una densità massima ineguagliabile, un’incredibile definizione dei dettagli nelle ombre e un’impareggiabile conservazione di purezza nelle alte luci. Queste caratteristiche, unite alla elevata stabilità dell’immagine, la rendono ideale per l’esposizione.
«La parola portoghese Zumbi, che deriva dalla lingua Bantu Quimbundo parlata nell’Angola settentrionale – si legge nella presentazione della mostra -, significa cadavere, fantasma o morto vivente. Così viene chiamato, in modo dispregiativo, chi fa uso di crack. Persone che deambulano giorno e notte per le strade della Cracolândia, la terra del crack, nel centro di São Paulo, in Brasile».
E ancora « Zumbi ha anche un altro significato: è il nome dell’ultimo leader del Quilombo dos Palmares, una comunità autonoma formata nel XVII secolo da ex schiavi fuggiti dalle piantagioni brasiliane. I Quilombos erano territori neri, marginali e periferici. In Brasile sono ancora oggi un simbolo di resistenza. Cracolândia è il più grande scenario di consumo a cielo aperto di crack di tutto il Sud America. Per molti abitanti di São Paulo è un male incurabile. Ma per i corpi che la abitano, in prevalenza corpi di persone di colore, è quilombo e comunità, con le sue particolarità e regole. Ed è casa; l’ultimo rifugio possibile».
Il programma del Festival del Reportage è completato da diversi appuntamenti e mostre con temi decisamente importanti. Queste le mostre. Peru, a Toxic State di Alessandro Cinque sullo sfruttamento delle ricchezze minerarie del Perù ad opera di multinazionali occidentali e cinesi. La forza del silenzio con il video di Salvatore Esposito sull’autismo. You Are Not a Soldier di André Liohn (Ciò che non sappiamo, le storie nascoste delle guerre). Brasile il tropico triste di Tommaso Protti con tema l’Amazzonia depredata. Journey to the Lowlands, fra la via Emilia e il West di Valeria Sacchetti, protagonista la bassa Padana. Fiumi di speranza e lacrime (Morire per l’acqua in America Latina) di Nicola Zolin sulla difficoltà di difendere la terra in quelle zone.
(Nella foto di Luca Meola, un quilombo dalla mostra Cracolândia esposta al Festival del Reportage ad Ascoli Piceno)