La vita è piena di imprevisti. Lo dice una delle sei protagoniste di Fiori d’Acciaio. E’ Stella, che di imprevisti ne riserva più di uno anche al pubblico del Teatro Manzoni a Milano, dove è in scena fino al 14 aprile 2024.
Siamo negli anni ‘90, quando il telefono è solo quello fisso e i social non esistono. C’è però un posto che fa da ritrovo e la rete è quella che queste sei protagoniste creano, diventando di supporto l’una per l’altra. E’ un luogo che si coniuga perfettamente al femminile: è il salone di parrucchiera di Tamara. È un posto reso molto luminoso da una scenografia che suggerisce quanto le sei siano perfettamente inserite nella loro comunità: sul fondo si intravede il lago e la cittadina di Bracciano, dove loro vivono.
Sono sei donne, dal carattere molto diverso, risultato di un passato e di un modo di affrontare il futuro diversi. Ma ugualmente sensibili e pronte a ribattere alle difficoltà. Fiori d’acciaio, appunto.
C’è la pensierosa Marilù (Barbara De Rossi), preoccupata per le scelte della figlia, l’ottimista Stella (Alessandra Ferrara), che, secondo convinzione diffusa, vive i grandi momenti della sua vita con cambi di pettinatura. Si ritrovano tutte nel salone di Tamara (Caterina Milicchio), che ha deciso di accettare un marito non esattamente corrispondente a quello che vorrebbe. Ad aiutarla nel lavoro è Anna, che, abbandonata da un compagno manesco per nulla affidabile, cambia molto durante i mesi che passano. La interpreta Martina Colombari, irriconoscibile nella prima parte della pièce, con un accento «pittoresco» come viene definito in scena e con un’altra sorpresa nella seconda parte. Lì si incontrano anche la sussiegosa Clara (Cristina Fondi) e la disincantata Luisa (Gabriella Silvestri), che con battute, abbigliamento, comportamenti suscita qualche risata nel pubblico.
Nella seconda parte di Fiori d’acciaio – niente spoiler – molte cose sono cambiate e altre stanno per cambiare. Alla fine quando loro riescono a ridere tra le lacrime sono proprio le risate a mettere in pausa il dolore.
Lo spettacolo racconta anche un’epoca, quando la rete di relazioni era fatta di incontri reali e relativi racconti, magari anche pettegolezzi, senza voglia di ferire, con una solidarietà vera ancor più che amicizia (virtuale). Racconta quell’epoca da un punto di vista sociale, quando le donne iniziano a prendere coscienza di sé, ribellandosi, ad esempio, a botte e imbrogli. E iniziano a vedere i difetti dei loro compagni, pur accettandoli: «metà uomo, metà divano» è la definizione con cui una di loro bolla il marito.
La messinscena di Fiori d’acciaio studiata dai registi Michela Andreozzi e Massimiliano Vado racconta anche un’epoca da un punto di vista di costume, quando nelle case entrava il Reader’s Digest come strumento di informazione, in televisione si vedeva “Il pranzo è servito” e le canzoni erano “La forza della vita” di Paolo Vallesi, “Un’emozione da poco”, “E non finisce mica il cielo”. E “Scrivimi”, la canzone di Nino Buonocore – forse pochi se li ricordano – si sente attraverso una radio dalle dimensioni ora poco immaginabili. Le canzoni sono la colonna sonora dello spettacolo, a parte gli spari, che si sentono ancor prima dell’apertura del sipario e in seguito. Non momenti di caccia, ma il desiderio del padre di Stella di proteggere il matrimonio della figlia, evitando che gli uccelli sporchino gli invitati in giardino.
Così lo spettacolo, senza voler raccontare qui la storia, fatta di speranza, ottimismo, ma anche dolore e comunque da scoprire per chi non ricorda il film (a sua volta tratto dalla pièce teatrale), diventa un «come eravamo». Senza giudizi, ma con una attenzione a un valore, come la solidarietà, che non ha tempo.
Qui la presentazione di Fiori d’acciaio scritta prima del debutto al Teatro Manzoni.
(Nella foto, da sinistra, Alessandra Ferrara – Stella; alle sue spalle Caterina Milicchio – Tamara; più arretrata Cristina Fondi – Clara; Gabriella Silvestri – Luisa; Barbara De Rossi – Marilù; all’estrema destra Martina Colombari – Anna. Sono le sei protagoniste di Fiori d’acciaio a Milano al Teatro Manzoni fino al 14 aprile 2024)