Dici Galileo e pensi a… In realtà per molti il nome di Galileo Galilei si accompagna a pochi concetti e molti stereotipi. Processo Galileo lo racconta e va ben oltre, suscitando molte riflessioni che arrivano fino all’oggi. All’inizio dello spettacolo, ora a Milano al Piccolo Teatro Strehler dopo il debutto al Lac di Lugano, è la sua vita che emerge: «Caro padre». Sono le lettere che la figlia Virginia gli invia dal convento. Che cosa risponda Galileo non lo sappiamo, perché le lettere non ci sono arrivate. Attraverso le parole del discepolo Benedetto Castelli capiamo perché quella di Galileo veniva considerata una eresia. Perché nelle sacre scritture la Terra era indicata come il centro attorno a cui gira il Sole e le altre stelle. Per la Chiesa (il potere di allora) dire che la Terra gira intorno al Sole corrisponde dunque a una eresia.
Attraverso Milvia Marigliano vestita di rosso sentiamo gli atti di accusa di eresia enunciati al processo intentato nel 1633 dalla Chiesa a Galileo (Luca Lazzareschi). Che alla fine si prostra, abiurando – accetta di abiurare – ai piedi di colei che, subito dopo nella finzione scenica, diventa la madre di Angela. La ragazza, che è come l’autrice del testo teatrale, sta portando avanti una ricerca proprio su Galileo e la scienza. Milvia Marigliano ora è una madre di vedute ridotte, formate su una cultura contadina. Ma è anche una donna del popolo, sbigottita dal prodigio di quella grande luce esplosa nel cielo. È il 10 ottobre 1604 e la visione della supernova esplosa, che Galileo stesso racconta, è conferma di quanto sostiene. Grazie al cannocchiale – lo strumento tecnologico del tempo – aveva potuto vedere l’esplosione. Aveva potuto fare osservazioni astronomiche che avevano mandato in tilt le teorie di Aristotele e geocentriche.
Infine in Processo Galileo diventa protagonista un ragazzo animato da ideali rivoluzionari. Si scaglia contro la scienza sempre più legata alla tecnologia e a tutti i danni che, spinta all’eccesso, può portare. Dalla bomba atomica al napalm, per citare due casi.
Le tre parti si susseguono potendo spiazzare lo spettatore, improvvisamente trasportato nei tempi, dal ‘600 a oggi, dall’Inquisizione ai fatti dei giorni nostri. Ma insieme suscitano molte riflessioni sul rapporto scienza-potere, che spesso vuole asservire la prima. Come non pensare alla bomba atomica, risultato di ricerche scientifiche con una partenza teorica? Altre volte è la scienza, la tecnologia, che insinuandosi nella società, la modifica. E come non riflettere sulla genesi dello spettacolo teatrale (ma anche di uno spettacolo più in generale), che, partendo da un fatto storico documentato, arriva a parlare di fatti vicini a noi. In questo caso poi lo spettacolo nasce dalla collaborazione tra due registi – Andrea De Rosa e Carmelo Rifici -, che lavoravano sul rapporto con la scienza. Scoperto che stavano facendo ricerche parallele hanno deciso di collaborare e hanno lavorato con due autori, Angela Dematté e Fabrizio Sinisi con dramaturg Simona Gonella.
Anche i costumi contribuiscono al racconto: blu senza tempo per Virginia e Benedetto, mentre Galileo indossa un cappotto, che, sia pure non alla moda, è contemporaneo.
Altrettanto corrispondente a quanto viene raccontato è la scenografia in cui gli attori si muovono, sempre presenti. il piano in legno ha dei rialzi, come degli ostacoli. A delimitare lo spazio in alto è l’impianto luci, ben visibile a suggerire la voglia di fare luce sul rapporto scienza e potere per nulla lineare.
(Nella foto di Masiar Pasquali una scena di Processo Galileo. Lo spettacolo, che aveva debuttato al Lac di Lugano, è ora a Milano al Teatro Strehler)
Processo Galileo
di Angela Dematté, Fabrizio Sinisi
dramaturg Simona Gonella
regia Andrea De Rosa, Carmelo Rifici
con Luca Lazzareschi, Milvia Marigliano
e con (in ordine alfabetico) Catherine Bertoni de Laet, Giovanni Drago, Roberta Ricciardi, Isacco Venturini
scene Daniele Spanò; costumi Margherita Baldoni; progetto sonoro GUP Alcaro; disegno luci Pasquale Mari; assistenti alla regia Ugo Fiore, Marcello Manzella
produzione LAC Lugano Arte e Cultura, TPE – Teatro Piemonte Europa, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
in collaborazione con Associazione Santacristina Centro Teatrale partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco
Durata 95 minuti
a Milano al Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi – M2 Lanza), dal 10 al 15 gennaio 2023 (martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16). Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro.
————–
Al termine delle rappresentazioni milanesi sono stati venduti 5550 biglietti, con lo Strehler pieno al 96,4%.
Dopo la data del 17 al Teatro Civico di La Spezia, la tournée si conclude giovedì 19 e venerdì 20 gennaio al Sociale di Brescia. Processo Galileo sarà ripreso nella prossima stagione.
(aggiornamento del 17 gennaio 2023)