È proprio uno strano caso quello che racconta Giorgio Lupano dal palco del Teatro Litta. È il caso de La vita al contrario, caso unico che invoglia il protagonista a chiedere agli spettatori di rimanere vivo nei loro ricordi. È l’unica possibilità che ha di essere ricordato, perché sta diventando sempre più giovane, fino a quando sarà il tempo che si misura in «adesso» e lui non potrà più ricordare il passato.
Quella che racconta è la favola scritta da Francis Scott Fitzgerald con protagonista Giovanni Cotone – è il nome scelto per la versione teatrale in italiano – che quando nasce ha l’aspetto di un 75enne bisognoso di bastone, ma poi continua a ringiovanire. Nessuno può capire quanti anni ha vissuto fino a quel momento. Tutti si basano sulla apparenza: quando lui sembra molto più giovane di suo figlio Ruggero l’apparenza inganna clamorosamente. Per poter raccontare la sua, che è una storia degna di essere conosciuta, lui gira con una grande valigia: qui tiene tutti i fogli su cui ha appuntato i particolari di questa sua vita insolita. Una storia che va raccontata, appunto. E che passa attraverso avvenimenti importanti, dall’Unità d’Italia, gli scioperi, il valzer, la guerra, il charleston, i libri di Salgari. Poi la dichiarazione di guerra irrompe in teatro con la voce reale e arriviamo a quando ormai è talmente piccolo che quello che succede intorno poco conta.
In scena Giorgio Lupano è bravissimo a moltiplicarsi, circondato solo da qualche suono, a volte dal ticchettio di un orologio e da una figura femminile (la danzatrice Lucrezia Bellamaria). Quest’ultima è la babysitter che rimane disoccupata davanti al neonato 75enne, ma è anche la ragazza che balla il valzer. E che lo sposa, ma è un incontro che si misura presto con gli ostacoli dell’età, perché Bettina invecchia e lui continua a ringiovanire.
Mentre racconta Giorgio Lupano va ben oltre il monologo. Diventa di volta in volta il protagonista della storia, ma anche chi incontra. Le parole sono quelle di Giovanni Cotone, ma anche del padre e, con qualche variazione di voce e di registro interpretativo, sono le parole di altri che lo circondano, come il capo, accento milanese, a cui il padre annuncia la prossima nascita. O il figlio Ruggero, che lo vede molto più giovane di lui.
Il curioso caso di Benjamin Button era stato portato al cinema con protagonisti Brad Pitt e Cate Blanchett, uno dall’apparenza sempre più giovane e l’altra sempre più vecchia, grazie agli effetti speciali cinematografici.
A teatro invece il processo di ringiovanimento avviene solo nella mente degli spettatori. E avviene davvero. Perché in scena Giorgio Lupano affascina il pubblico e riesce a portarlo in un mondo in cui questa storia sembra possibile. Oltre la dimensione della favola: per il tempo del racconto i fatti diventano reali. E intanto, raccontando, comunica tutto l’entusiasmo che questa storia suscita e ne condivide le emozioni con il pubblico. Insieme induce a più riflessioni, perché è meglio non fermarsi alle apparenze (nel suo caso in particolare ingannano ancor più). Perché comunque vada la vita, comunque sia vissuta, la fine è sempre quella. E perché ognuno è speciale, ma qualcuno lo è anche un po’ di più. Magari nel cuore di chi lo ha amato.
(Nella foto di Luigi Cerati una scena di La vita al contrario con Giorgio Lupano)
La vita al contrario
Il curioso caso di Benjamin Button
di Francis Scott Fitzgerald
elaborazione teatrale Pino Tierno
con Giorgio Lupano e Lucrezia Bellamaria
regia Ferdinando Ceriani
ideazione scenica Lorenzo Cutuli, colonna sonora Giovanna Famulari e Riccardo Eberspacher, costumi Laura dè Navasques/costumEpoque, foto Franco Oberto
produzione Artisti Associati
a Milano, MTM Teatro Litta, dal 9 al 14 aprile 2024