E alla fine il calamaro gigante arriva in scena. Tratta dall’omonimo romanzo di Fabio Genovesi la commedia Il calamaro gigante, al Teatro Manzoni a Milano, interseca più piani narrativi, mixando ieri e oggi, quotidianità e sogno, con Angela Finocchiaro che in un mondo inevitabilmente poco reale incontra Montfort (Bruno Stori). Lui è realmente vissuto, ma nel secolo scorso. Dopo aver speso la sua vita alla ricerca del calamaro gigante è morto alcolizzato. Una vita spesa in nome della ricerca, battendosi per far trionfare l’aspetto scientifico contro tutti: sei convinto che esista ciò che appare impossibile? Dunque sei pazzo, è la generale conclusione (lo è stata anche in questo caso). Il tema è sempre attuale, con scienziati ostacolati da una opinione pubblica fermamente convinta di essere detentrice della verità.
Una storia che affonda totalmente nel surreale non può che essere raccontata con uno stile visionario. Che chiama in causa otto performer che, entrati dalla platea portando la luce, ricreano le onde del mare e l’isola sperduta, grazie all’ausilio di teli bianchi mossi, anche agitati come vele. Perché la ricerca del calamaro gigante non è certo semplice: porta ad affrontare tempeste in mare e ostilità della comunità, poco disposta a dar credito a scienziati visionari. Ma, a ristabilire la situazione, interviene proprio il calamaro gigante, che qualche anno dopo viene ritrovato in numerosi esemplari spiaggiati sulle coste di tanti Paesi.
È anche un gioco che coinvolge più linguaggi. C’è la musica di Rocco Tanica, la scenografia che si anima mossa dai performer, mentre disegni e scritte appaiono sul fondo. Permettono di ricostruire la storia della ricerca del calamaro gigante, passata attraverso avvistamenti e tante ricerche in mare, in punti lontani della Terra. Anche tra la neve che, ricostruita poeticamente in scena, riesce però a convincere il pubblico con ventate di freddo reale. Su questo stesso schermo alla fine compaiono anche le indicazioni dell’isola di plastica: si vuole parlare di ecologia, ma in questo caso siamo fuori tema.
Tanti sognatori, ma anche molto determinati: di loro conosciamo i nomi, mentre seguiamo in scena Montfort. È Pierre Dénys de Montfort, zoologo, naturalista francese, malacologo realmente vissuto, morto alcolizzato nel 1820, ormai screditato dagli accademici, perché etichettato come sognatore. Nella pièce la realtà quotidiana vi si contrappone sotto forma di un’agente assicurativo. E’ Angela Finocchiaro, che all’inizio pensa solo in termini di riunioni di lavoro e assicurazioni, ma poi sembra lasciarsi coinvolgere. E certo cattura l’attenzione del pubblico attraverso i ricordi di una Angela bambina, un po’ ingenua, poco etichettabile, un po’ sognatrice anche lei. Un racconto che fa sorridere gli spettatori.
Sulla tomba di Pierre Dénys de Montfort si legge l’epitaffio «Un uomo strano». E strano, in perfetta corrispondenza, appare questo spettacolo. Inutile cercare una dimensione logica e razionale da commedia, perché questa è una favola (e come tale va vissuta) tra storia e quotidianità, con personaggi dal modo di vivere diverso che, pur in epoche differenti, si incontrano. Ma insieme si coglie anche la determinazione di chi è convinto che il suo sogno, la sua visione possa concretizzarsi e fa in modo che questo succeda: provarci, crederci, tuffarsi, si sente dire alla fine. A questo Angela Finocchiaro aggiunge il suo tocco divertito, capace comunque di far sorridere il pubblico.
(Nella foto, Angela Finocchiaro e Bruno Stori sotto la neve che cade, grazie a un performer, in una scena di Il calamaro gigante)
Il calamaro gigante
dal romanzo omonimo di Fabio Genovesi
adattamento di Fabio Genovesi, Angela Finocchiaro e Bruno Stori
con Angela Finocchiaro e Bruno Stori
e con Gennaro Apicella, Silvia Biancalana, Marco Buldrassi, Simone Cammarata, Sofia Galvan, Stefania Menestrina, Caterina Montanari, Francesca Santamaria Amato
regia Carlo Sciaccaluga
Musiche Rocco Tanica e Diego Maggi
Scene e costumi Anna Varaldo; disegno luci Gaetano La Mela; Video Robin Studio; Ideazione creature marine Alessandro Baronio; Costumi Quindi Cooperativa Sociale e di Comunità Nanina; Direttore di allestimento Daniele Donatini; Assistente regia Silvia Biancalana; Assistente scenografa Nina Donatini
A Milano, Teatro Manzoni, dal 13 al 25 febbraio 2024 (feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30 – sabato 24 febbraio ore 15,30 e 20,45)