L’amore, il matrimonio, gli inganni: meglio giocare d’anticipo e cautelarsi. È quanto decidono di fare i protagonisti di Il gioco dell’amore e del caso ora a Milano, al Teatro Litta MTM.
Scritta da Marivaux nel 1730 la commedia conserva però quel tanto di contemporaneo, basandosi su timori sempre attuali, pur con una costruzione che rispecchia lo stile dell’epoca, con scambi di ruolo, che presuppongono una netta distinzione tra classi sociali. Fin dalle prime battute Silvia e la sua cameriera Lisetta discutono su amore e matrimonio. Lei, Silvia, è molto delusa e timorosa: spesso, dice, gli uomini belli sono vanitosi. È convinta che gli uomini siano tutti capaci di simulare. Invece quello che realmente le interessa è che abbiano un buon carattere, un aspetto per lei più importante di quello estetico.
Quando il padre Orgone le annuncia di essersi accordato con un amico perché i loro figli si sposino, a condizione che i due si piacciano, lei ha un’idea: scambiarsi di ruolo con Lisetta per vedere il comportamento e poter indagare meglio sul promesso sposo Dorante. Spera di superare così la paura di essere amata per quello che possiede e non per quello che è veramente. Il padre sa però che anche Dorante ha deciso di scambiarsi di ruolo con il proprio servitore. Lo sa Orgone, lo sa il pubblico, ma non i quattro giovani.
Con questo Gioco dell’amore e del caso Marivaux in realtà non mette in scena nessun incontro tra classi sociali differenti. Piuttosto fa emergere queste dai comportamenti. Volgare appare il servitore con Lisetta, che lui crede invece essere la padrona. Molto più raffinato e gentile appare il comportamento di Borgognone con Lisetta. Ma il pubblico sa che in realtà si stanno incontrando Dorante e Silvia. Sono i due promessi sposi, mentre dall’altra parte sono quelli che si sa essere il servitore Arlecchino e Lisetta.
Va dunque in scena un gioco di inganni, ma anche di amore, perché le due coppie si innamorano veramente. Con questo duplice travestimento Marivaux ristabilisce una differenza di classe, a favore del divertimento del pubblico, consapevole di quanto sta avvenendo. Che assiste così a un rapporto amoroso con stile galante in una atmosfera giocosa. E’ quello che hanno chiamato il Marivaudage, dal nome di Marivaux, perché tipico del suo stile. E che gli attori ben sostengono. Silvia (Francesca Massari) e Dorante (Francesco Martucci), Lisetta (Jasmin Monti) e Arlecchino (Filippo Renda) sono le due coppie, che, senza tradire il loro modo di vivere, ben giocano il ruolo che si sono scelte. Orgone (Gaetano Callegaro) è un padre che capisce i timori della figlia: sa tutto, ma non lo lascia intuire.
A giocare la carta dell’inganno appare la messa in scena, studiata da Antonio Syxty con il suo adattamento e regia. Perché i protagonisti si muovono in una cornice che, attraverso scenografia e costumi, ricostruisce il ‘700, fatto però di tanti piccoli inganni, che il pubblico non fatica a cogliere.
Così le due protagoniste hanno dei cappelli decisamente insoliti: Silvia indossa un cappello sormontato da una casetta, Lisetta ne ha uno dai colori più scuri, per nulla tradizionale. Per il padre Orgone invece la capigliatura è formata da treccine argentate. Si muovono in una scena fatta di tende di velo, che invece di isolare permettono di nascondersi e svelarsi. E quando i panchetti vengono sollevati appaiono, come carte da gioco, degli assi di picche e di cuori. Ed è una scena sormontata da un immotivato / immotivabile gorilla fucsia, come tocco ironico per una storia che è soprattutto divertimento, perché in realtà non sovverte nulla: i due padroni si sposano tra loro, come i due servitori.
Si insinua però un dubbio / considerazione: la paura di essere ingannati e di essere scelti solo per motivi economici non è esclusiva femminile.
(Nella foto di Alessandro Saletta, una scena di Il gioco dell’amore e del caso al Teatro Litta MTM)
Il gioco dell’amore e del caso
di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux
nuova traduzione di Michele Zaffarano
adattamento e regia Antonio Syxty
con Gaetano Callegaro – Orgone
Francesca Massari – Silvia
Jasmin Monti – Lisetta
Francesco Martucci – Dorante
Filippo Renda – Arlecchino
regista assistente Filippo Renda; scene Guido Buganza; costumi Valentina Volpi; disegno luci Fulvio Melli
a Milano, MTM Teatro Litta, dal 24 giugno al 13 luglio 2024 (Debutto Nazionale)