All’inizio parla tra sé. E’ il protagonista di Ivan e il diavolo. Racconta degli episodi di crudeltà raccapriccianti contro dei bambini e ha per loro tutta la sua compassione. I bambini perché? si chiede. Rispondimi, urla rivolto allo specchio. Ma lo specchio gli restituisce un volto un po’ diverso: un doppio, ma speculare.
Una grande risata e scende dalla scala in fondo alla scena un personaggio in redingote bianca. E ha grandi corna sulle spalle. Le luci si fanno rosse per non lasciare dubbi. Ivan gli si rivolge dicendo «Sei l’incarnazione dei miei pensieri più ripugnanti». Ma è un’idea che proprio non gli piace.
È una pièce che gioca molto sul simbolismo. Così quello che le corna hanno indicato come diavolo si immerge nella vasca, che dovrebbe purificarlo. Difficile, perché quella vasca è incrostata di sporco. Ivan ne prende il posto perché, anche se continua a rifiutare l’idea, quello apparso è proprio il lato più oscuro di se stesso. Lo rifiuta: «tu non puoi essere il mio pensiero» dice. L’altro sa bene che il rifiuto nasce dalla difficoltà di accettare questo lato brutto, contrapposto all’apparenza bella. È un pensiero che può portare alla pazzia. Al punto da vedere quel lato oscuro con sembianze irreali. Siamo tra l’allucinato e l’ironico. Il diavolo irride Ivan presentandosi prima con un’eleganza fuori dal tempo. Poi sotto una forma grottesca, come una donna superobesa, che nulla ha di normali fattezze femminili. Ivan ormai ha solo una certezza «Io sono un Karamazov».
Con Ivan e il diavolo Alberto Oliva e Mino Manni portano in scena il capitolo nono dell’undicesimo libro dei Fratelli Karamazov. È alla fine del romanzo di Dostoevskij e si intitola “Il diavolo. L’incubo di Ivàn Fiodorovic”. E anche gli aneddoti sui bambini sono scritti da Dostoevskij. Tutto a teatro diventa più tangibile: il male c’è, si nasconde, può avere apparenze buffe, certo non ripugnanti. Si può non assecondarlo.
Ivan e il diavolo contrappone nei due ruoli Alberto Oliva e Mino Manni. Sono anche un regista e il suo attore, che negli anni lo ha accompagnato nel percorso teatrale. Così la pièce diventa anche il racconto di un regista che non riconosce ciò che vede in scena, perché non è ciò che ha immaginato. E quando mai avrebbe potuto immaginare di trovarsi accanto un travestimento da superobesa così orripilante? E che sembra deriderlo. Resta una sola certezza: «Io sono un Karamazov».
Lo spettacolo aveva debuttato nel luglio del 2013 al Teatro Libero, con Mino Manni che si confrontava con Alberto Oliva, sua unica volta in veste di attore. Proprio come successo in questa messinscena al Factory32, ambientata in un bagno ricostruito con una vasca dissestata e uno specchio in cui a volte è meglio non guardarsi. Perché, ci dice la pièce, quello che appare potrebbe non piacere. Piace invece lo spettacolo, per questo mix di classico e contemporaneo, Dostoevskij e travestimento, riflessioni e risate. Che alla fine sono proprio inevitabili.
(nella foto, da sinistra Mino Manni e Alberto Oliva in Ivan e il diavolo al Teatro Factory32, diretto con passione da Valentina Pescetto)
Ivan e il diavolo
Il mistero del doppio nei Fratelli Karamazov
da Fedor Dostoevskij
progetto e regia Alberto Oliva e Mino Manni
con Mino Manni e Alberto Oliva
produzione I DEMONI
a Milano, a Milano al Teatro Factory32 (via Watt 32) dal 12 al 14 maggio 2023 (venerdì e sabato ore 20.00 – domenica ore 16.00)