E’ come un «regalo» per chi ama il teatro: è uno spettacolo magico, capace di affascinare gli spettatori. Marco Baliani torna a dare vita a Kohlhaas al Teatro Franco Parenti, compendio di tutto quanto fa teatro. Un grande testo che viene dal passato, raccontando una storia vera e un attore, fantastico, che da solo riesce a renderla viva, trasportando gli spettatori in un mondo fatto di cavalli e di giustizia, di nobili e popolani, di inganni e di soprusi (e tanto altro). Infine, occasione per interrogativi e riflessione su un passato che ci riguarda ancora.
Come un piccolo prezioso «regalo» è da cogliere con piacere in una giornata. Proprio per questo qui vi riproponiamo la recensione scritta in occasione dell’ultima precedente replica a Milano.
Basta una sedia e un mondo prende vita. Artefice di questa magia è Marco Baliani in Kohlhaas. Seduto su quella sedia, gioca con la voce e la variazione di timbri e ritmi, crea rumori e suoni battendo i piedi, gira lo sguardo e così riesce a ricreare quel mondo in cui vive e si muove Michele Kohlhaas, nella Germania del 1500. Lui è un allevatore di cavalli, quei cavalli che per gli spettatori diventano palpitanti, galoppano fino a diventare motore della storia. Tra quelli che porta al mercato per venderli ci sono due splendidi morelli: sono quelli che con un inganno gli porta via un signorotto della zona.
Marco Baliani trasporta gli spettatori in un mondo popolato di cavalli, recinti, carrozze, nobili e popolani, amuleti e superstizioni, concedendosi anche dei momenti di ironia, ma i temi che affronta sono attuali anche oggi. Perché questa è una storia di soprusi, intrisa di sangue, a cui Kohlhaas, con il cuore sempre più lacerato, risponde chiedendo giustizia. La legge c’è, ma scopre che non è uguale per tutti e lui, mosso da un principio superiore, arriva a scatenare una guerra, trovando sempre più il favore della gente. Marco Baliani racconta di aver dato vita a questa storia pensandola come un modo «per parlare di quei conflitti in cui venne a trovarsi la mia generazione, quella del ’68, quando in nome di un superiore ideale di giustizia sociale si arrivò a insanguinare piazze e città».
E’ una storia di destini e di non accettazione di compromessi. Insieme, è una storia che suscita grandi interrogativi e spinge a riflessioni sempre attuali.
È un racconto che si dipana lungo vari anni, fatto di molti eventi che diventano vivi, quasi reali davanti agli spettatori. Come è reale alla fine l’emozione che diventa un lungo applauso del pubblico, catturato da questa storia e dal suo racconto, anche nel caso non sia la prima volta che la vede prendere vita, come chi scrive queste note. Lo spettacolo, che porta in scena un fatto di cronaca realmente accaduto, raccontato da Heinrich von Kleist e rivissuto dalla sensibilità di Marco Baliani, ha affascinato gli spettatori nel corso di 1100 repliche in oltre trent’anni.
(Nella foto di Luca Deravignone, in scena Marco Baliani in Kohlhaas)
Kohlhaas
Tratto dall’opera “Michael Kohlhaas” di Heinrich von Kleist
Di Marco Baliani e Remo Rostagno
Attore narrante Marco Baliani
Regia Maria Maglietta
organizzazione e promozione Ilenia Carrone
produzione Trickster Teatro / Casa degli Alfieri
Durata 75’
a Milano, Teatro Franco Parenti, 10 novembre 2024, ore 18.30 (da 15 a 30 euro)