La Febbre del Sabato Sera firmata Compagnia della Rancia Recensione

Oltre le luci e i colori, tra grattacieli fatti di luci, come delle quinte, La Febbre del Sabato Sera, edizione Compagnia della Rancia, conquista con belle coreografie e musiche travolgenti, ma racconta anche molto di più. In scena a Milano al Teatro Nazionale Italiana Assicurazioni il musical è pronto a coinvolgere il pubblico fino all’11 gennaio 2025 con Simone Sassudelli nel ruolo di Tony Manero, che era stato di John Travolta sul grande schermo, Gaia Soprano (Stephanie Mangano), il foltissimo cast e la regia di Mauro Simone.

Tony Manero, camminata spavalda per le strade di Brooklyn, ma lavoro modesto e sottopagato in un negozio di vernici, vive i suoi momenti felici in discoteca. Non la prestigiosa provocante Studio 54, da poco aperta – siamo nel 1977 -, ma la discoteca del suo quartiere: “2001 Odissey” è la sua oasi felice. Qui tra ragazzi come lui è il re della disco. Logico partecipare alla gara di ballo indetta con un premio sostanzioso. Dapprima si prepara con Annette, mettendo subito in chiaro che loro non sono una vera coppia, ma quando incontra Stephanie Mangano decide che parteciperà con lei. Che, a sua volta, è sicura che il suo futuro sarà a Manhattan, lontano da Brooklyn.

Quando vincono la gara di ballo, battendo una strepitosa coppia portoricana, Tony si ribella: capisce che non hanno voluto premiarli perché ispanici. Li insegue e consegna a loro coppa e soldi.

In una atmosfera vivace, carica di energia, capace di entusiasmare, emergono momenti festosi, ma non solo. E‘ la società anni ‘70 che affiora, sufficientemente maschilista (soprattutto tra gli immigrati dal Sud Italia come la famiglia Manero) e poco disposta a lasciare spazio ad altre culture. Gli immigrati ispanici sono considerati degli estranei, un po’ meno americani. E Tony non lo accetta, come non accetta la mentalità del padre che, quando lui sparecchia, reagisce dicendo che quello è un lavoro da femmine. Meno ancora riesce a farsi accettare dai genitori il fratello Frank, spretatosi.

Tony Manero invece è un 19enne italoamericano: rispetto ai genitori, che hanno conservato un accento pugliese (e una vita modesta), si sente ormai molto americano. Tanto che sa tutto, curiosità comprese, del ponte di Verrazzano, sicuramente simbolo di una America (oggi diremmo tecnologicamente avanzata), oltre che simbolo di New York. E simbolo di libertà e di passaggio verso una vita migliore. Insieme ai grattacieli, suggestivi grazie alle luci, che sembrano inquadrare la scena, è un elemento molto presente, finché dallo sfondo del palco balza in primo piano con una porzione delle strutture. Lì Tony e gli amici misurano il loro vantato coraggio e la loro spavalderia tra i tiranti, con pericolose sprezzanti camminate sulle travi, finché succede che…

La contrapposizione americani – ispanici affiora in molti altri momenti. E’ nella scena iniziale e quando i Barracudas portoricani vengono incolpati di aver pestato Gus, fino a mandarlo in ospedale. Ma forse non erano loro. Invece Tony e gli amici hanno una cultura strettamente legata a cinema e simboli del momento, pur con qualche lacuna. Rocky è fonte di citazioni, si discute di Romeo e Giulietta (di Shakespeare. No, è di Zeffirelli!) e Stephanie Mangano si pavoneggia per aver incontrato David Bowie ed Elton John.

Sono tanti i particolari che emergono in questa edizione, dando un quadro della società anni ’70, in cui sta trionfando la discomusic. Qui “2001 Odissey” rivive (nella realtà la discoteca non esiste più) con le sue luci e i colori, che dalla pista da ballo sono trasmigrati sulle pareti del palco, simbolo di una allegria che travolge, ma anche capace di fungere da riparo ai problemi (le luci sulla pista però sono state aggiunte per girare il film). Così La Febbre del Sabato Sera racconta, con quell’indice di Tony Manero puntato verso il futuro che rimarrà simbolico, pur divertendo e trasmettendo entusiasmo attraverso musica e balli. Perché le coreografie sono belle e come la musica e le canzoni firmate dai Bee Gees riescono a conquistare ancora oggi, regolarmente punteggiate dagli applausi del pubblico.

Attori e performer trasmettono energia. Gaia Soprano conquista gli applausi nel ruolo di Stephanie Mangano con la sua bella voce e l’interpretazione. Simone Sassudelli, impegnato nella recitazione e nel ballo più che nel canto, tratteggia un Tony Manero che sa reagire con determinazione agli eventi, non disposto a subirli.

In scena si ritrova dunque quel Tony Manero che è ancora vivo nell’immaginario collettivo, pure a distanza di tanti anni. Determinato a trovare nel ballo una rivalsa a un lavoro piatto e alle tensioni in una famiglia troppo orientata al passato, non approva nemmeno certi comportamenti degli amici e della società che vede intorno. Vi si contrappone con la sua giacca bianca, i pantaloni dello stesso colore a zampa d’elefante, figura emblematica anche a distanza di anni, che il musical – molto parlato, e cantato soprattutto in discoteca – naturalmente ci ripropone.

Qui la presentazione de La febbre del sabato sera prima del debutto.

Venerdì 18, sabato 19, venerdì 25 e sabato 26 ottobre, con una integrazione al biglietto, dopo lo spettacolo la festa continua con la “Disco Inferno Experience”, che offre l’opportunità di esplorare il dietro le quinte e incontrare gli artisti. Per concludere la serata si può restare a ballare nel foyer fino alle 2 di notte.

(Nella foto di Giulia Marangoni, un momento del musical La Febbre del Sabato Sera, con i grattacieli di New York rievocati attraverso le luci e al centro Tony Manero – Simone Sassudelli affiancato dagli amici)