Rosa shocking, giallo, rosso, blu: i colori sono fluo in questa La Locandiera dall’anima pop. In scena al Teatro Leonardo, è la commedia anni 2000 che gioca con il kitsch, lo strumentalizza e alla fine esalta Goldoni. Tra pareti rosa e poltrone e infissi delle finestre bianchi gli attori si muovono a un ritmo velocissimo fatto di movimenti non abituali, invece esasperati. Nemmeno convenzionali sono i loro costumi: pura plastica coloratissima.
Gianni Quillico in frac rosa e pantaloni bianchi ben sottolinea tutto il ridicolo del suo personaggio, il Marchese di Forlipopoli. Caduto in disgrazia economica, cerca di nasconderlo (anche a se stesso) e nasconde anche le parole, affrettandole volutamente, ma si sente superiore a tutti. Sbruffone, solo munito di soldi con i quali pensa di conquistare Mirandolina è il Conte d’Albafiorita, Daniele Ornatelli con la sua giacca gialla. Totalmente diverso, non per niente tutto vestito di nero, è il Cavaliere di Ripafratta interpretato da Corrado d’Elia. Lui disprezza le donne, è convinto che non si innamorerà mai e meno ancora si sposerà.
Una bella sfida per Mirandolina, la locandiera (Chiara Salvucci), che con poche mosse lo fa cadere ai suoi piedi solo per divertirsi. Lei, inguainata in una mise rossa, sa sfuggire alle trappole che le tendono. Sa quello che vuole e le parole che pronuncia sono un inno alla libertà delle donne. Lei, che gioca con tutti, al momento di una scelta che non si sa quanto definitiva, soprattutto dettata dalla ragione, decide di sposare Fabrizio (Marco Brambilla). E’ il servitore, che non gioca a farsi credere altri e vive il suo ruolo senza nascondersi. Mirandolina accetta di sposarsi, perché per una donna di quell’epoca non ci sono tante alternative, ma lo fa con chi non cercherà di comandarla. Irride invece quella falsa nobiltà, che ne La Locandiera con la regia di Corrado d’Elia è messa alla berlina, portando l’intenzione di Goldoni a un estremo anche visibile, ben sostenuto dall’ottimo cast.
Goldoni e La Locandiera in particolare segnano una svolta sulla scena teatrale: non più Commedia dell’arte con canovacci e il resto lasciato alla improvvisazione degli attori e ai loro lazzi. Nemmeno più maschere, anche se Mirandolina può essere considerata una evoluzione di Colombina. Sono tradizioni che evolvono per dare un nuovo modo di vivere il teatro. E un recupero irridente di una tradizione del teatro è rappresentata da Ortensia e Dejanira. Sono le due commedianti interpretate da due attori, rispettivamente Tino Danesi e Andrea Tibaldi, volutamente poco travestiti da donna.
Così La Locandiera pop di Corrado d’Elia rispetta le intenzioni di Goldoni e il suo modo di vedere un teatro più attuale. Ne mette in risalto l’evoluzione e gioca con elementi come i colori, i costumi di plastica, la musica pop, i movimenti esasperati degli attori, il kitsch divertente. Appunto diverte suscitando le risate degli spettatori. Anche i più giovani. Insieme, parla di teatro ed evidenzia quelle spinte femministe di Mirandolina, inevitabilmente proporzionate all’epoca. Ma nemmeno tanto ridimensionate.
(nella foto di Claudia Bianco, Chiara Salvucci nel ruolo di Mirandolina in La Locandiera con regia di Corrado d’Elia, MTM Teatro Leonardo)
La Locandiera
di Goldoni
regia di Corrado d’Elia
Personaggi e interpreti: Mirandolina – la locandiera – Chiara Salvucci; Il Cavaliere di Ripafratta – Corrado d’Elia; Il Marchese di Forlipopoli – Gianni Quillico; Il Conte d’Albafiorita – Daniele Ornatelli; Ortensia – comica – Tino Danesi; Dejanira – comica – Andrea Tibaldi; Fabrizio – cameriere – Marco Brambilla
costumi Stefania Di Martino; audio e luci Matteo Gobbi; foto di scena Paolo Carlini
produzione Compagnia Corrado d’Elia
a Milano, MTM Teatro Leonardo, dall’8 al 19 febbraio 2023