La Traviata: storia di amore e sacrificio. Storia di ottusi pregiudizi che diventano sopraffazione, raccontata con la splendida musica di Giuseppe Verdi, con molte arie ormai patrimonio immateriale di molti, oltre i confini della musica.
La Traviata, l’opera lirica in questi giorni in scena al Teatro Lac di Lugano, si apre con la figura di Violetta Valéry che si staglia tutta bianca, unica rispetto agli altri personaggi, questi per un momento quasi scura scenografia delimitata dai tendaggi. Fin dal primo momento la regia di Carmelo Rifici evidenzia Violetta come vittima del perbenismo di allora, che non concepiva per una cortigiana – una escort come si definirebbe oggi Violetta – la possibilità di amare sinceramente, senza secondi fini e senza tornaconto economico. E addirittura pensava che, come proprietà transitiva, anche la sorella dell’innamorato Alfredo Germont potesse essere mal vista.
Violetta, sempre in scena lungo tutta La Traviata, passa attraverso tutte le emozioni umane. Nel primo atto appare stupita di essere finalmente amata: “O gioia ch’io non conobbi, Essere amata amando!”, perché fino a quel momento era sempre stata costretta a fingere allegria, come ricorda poco dopo in una delle arie più famose (“Sempre libera degg’io folleggiare di gioia in gioia”). È un amore che nella prima scena del secondo atto lei vive addirittura dando fondo alle proprie sostanze per non gravare su di lui, per poi arrivare a sacrificarsi in seguito a quella che possiamo definire imposizione di Giorgio Germont, il padre di Alfredo, incapace di superare ottusi pregiudizi (per una “figlia pura siccome un angelo“). Quando anche Alfredo, nella seconda scena del secondo atto, non capendo il sacrificio di lei, le si rivolta contro. Fino al terzo atto, che è insieme la consacrazione dell’amore, speranza e illusione – “Parigi, o cara noi lasceremo” – e del sacrificio estremo. E che sul palcoscenico del Lac a Lugano è raccontata con la splendida scena finale, cupa e fatta di sottrazione. È il risultato di una regia che esalta i vari momenti della storia e punta sull’essenziale, con solo i tendaggi sul fondo, quando l’attenzione è in particolare sulle voci. Che sono in grado di esaltare la partitura scritta da Verdi (senza voler fare inutili raffronti con miti inarrivabili).
Davvero belle sono tutte le arie famose che vedono protagonisti in particolare Alfredo Germont, il padre Giorgio, Annina la cameriera e Violetta Valéry, che usa la voce, senza risparmiare coloriture per un risultato di bel virtuosismo, ma anche di interpretazione. Fino al momento finale, quando, lei in bianco su un letto bianco in una atmosfera sempre più spettrale, anche con la voce lascia intuire quanto sta per avvenire.
Se la luce contribuisce a raccontare i diversi momenti, qualcuno potrebbe invece chiedersi la ragione di alcuni elementi, che si possono interpretare con un valore simbolico. Si va da una finta capretta, a cui è affidato il compito di ribadire l’ambientazione nella casa di campagna di lei nella prima scena del secondo atto, fino a una bambina (ugualmente in bianco) che compare come un elemento di purezza, ma anche in contrasto con la realtà.
E’ un racconto fatto di bella musica, belle voci, arie che catturano subito il pubblico, che al Lac di Lugano dimostra di voler vivere con passione un’opera come la Traviata, che di passione si nutre. E lo dimostra con i tanti applausi che scandiscono i diversi momenti, fino ai lunghi applausi finali tributati all’ampio cast.
La Traviata – questo con l’articolo è il titolo che si legge sul frontespizio della prima edizione Ricordi del 1853 – è considerata l’opera più vista nel mondo. Anche Edward in Pretty Woman porta Vivian a vedere La Traviata, con conseguente emozione di lei. Che è ugualmente una prostituta. Come lo è, sia pure con modalità molto sfumate, la protagonista di un altro film romantico, molto famoso, molto amato, molto visto: Colazione da Tiffany. Ma qui la lirica non c’entra. Nel film, perché nel romanzo di Truman Capote un soprano c’è. E’ Madame Spanella, che odia e insulta Holly Golightly.
(nella foto Studio Pagi, un momento del debutto de La Traviata il 2 settembre al Lac di Lugano)
La Traviata
di Giuseppe Verdi
diretta dal Maestro Markus Poschner alla guida dell’OSI
regia di Carmelo Rifici
con il soprano Myrtò Papatanasiu (Violetta Valéry), il tenore Airam Hernández (Alfredo Germont) e il baritono Giovanni Meoni (Giorgio Germont), insieme a Sofia Tumanyan (Flora Bervoix), Michela Petrino (Annina), Lorenzo Izzo (Gastone, visconte di Létorières). Davide Fersini, (il barone Douphol), Laurence Meikle (il marchese d’Obigny) e Mattia Denti (il dottor Grenvil)
prodotta da LAC Lugano Arte e Cultura e dall’Orchestra della Svizzera italiana (OSI), in collaborazione con LuganoMusica
con sovratitoli in italiano
A Lugano LAC. Alla prima di venerdì 2 settembre alle ore 20:00 fanno seguito le repliche di domenica 4 alle 15:00, martedì 6 e giovedì 8 settembre 2022 alle 20:00