Al Teatro Manzoni L'Avaro Foto di Federico Pitto

L’Avaro visto al Teatro Manzoni a Milano

È l’inizio che non ti aspetti. Perché L’avaro, ora al Teatro Manzoni a Milano, è in una messinscena contemporanea. Testo di Molière, nomi dei personaggi, equivoci e rivelazioni rispettati, ma per nulla tradizionali sono scenografia, costumi, anche comportamenti attuali. Il risultato conquista il pubblico.

Tra selfie, minigonne, stivali, gli attori, perfettamente nei loro ruoli, fanno emergere la storia. L’estrema avarizia di Arpagone esce decisamente ridicolizzata e provoca grandi risate nel pubblico. Ugualmente ridicola appare la sua intenzione di sposare una ragazza molto più giovane, ma Molière interviene ristabilendo le giuste dimensioni. Come, è tutto da scoprire, secondo modalità tipiche delle commedie dell’epoca.

Particolarmente minimalista appare la scenografia, fatta di teche di vetro con all’interno oggetti dei nostri giorni. Tra questi si muovono gli attori con abiti ugualmente dei nostri tempi. E intanto Mastro Giacomo usa il grembiule per trasformarsi da cuoco a cocchiere, ulteriore conferma di un Arpagone che sfrutta i dipendenti. Invece un aderentissimo e poco elegante pantacollant maculato appare come un implicito giudizio negativo: riguarda Frosina, che, tra adulazioni e lusinghe rivolte ad Arpagone, si occupa di facilitarne il matrimonio con la giovanissima Marianna.

Decisamente dimesso nell’abbigliamento, con pantaloni che hanno conosciuto tempi lontani, appare Arpagone. Lui è l’avaro. “Soldi unici amici miei, che campo a fare senza di voi?” arriva a dire. La sua è una avarizia patologica. Molto lontana da quella attenzione, più dei nostri tempi, a non sprecare il denaro per l’impulso di acquistare, che non nasce da un bisogno, ma dalla voglia di possedere e mostrare il possesso. Così, preceduto da un tuono, che sembra rompere l’unità temporale, in tre punti sentiamo dei bambini che intonano dei motivi musicali con parole fatte semplicemente di termini economici, a base di percentuali, interessi tan, taeg, quotazioni in euro. È l’incubo di Arpagone, ma è anche uno stimolo a valutare la differenza tra avarizia, deprecabile, e rifiuto dello spreco, invece auspicabile.

In scena vediamo una storia di ieri, con svelamenti, rivelazioni, amori tormentati, raccontata con il linguaggio di oggi. Il pubblico ride, giudica le parole dette, parteggia per alcuni personaggi, ne comprende le ragioni. Applaude gli attori, tutti con ruoli rilevanti e ben definiti, con Ugo Dighero l’Arpagone del titolo, attorniato da Stefano Dilauro, il figlio Cleante innamorato di Marianna (Rebecca Redaelli) che non esita a definire «bruttissimo» Arpagone deciso a sposarla. Carolina Leporatti è l’altra figlia, Elisa, che vediamo già nella prima scena non nascondere il suo amore ricambiato per Valerio (Fabio Barone). Con loro, Mariangeles Torres, che ben caratterizza i suoi personaggi di Frosina e, diversissimo, Saetta, il servo ladro. L’altro servitore, cuoco e cocchiere, Mastro Giacomo è portato in scena, motivo di altre risate, da Paolo Li Volsi. Tutto da scoprire è il ruolo di Anselmo interpretato da Cristian Giammarini.

A indagare sul furto della preziosa cassetta piena di denaro è il commissario, interpretato da Luigi Saravo, anche regista, attento a costruire uno spettacolo che sa far ridere, ma non solo. Perché i temi affrontati hanno un valore anche oggi e alla fine per il pubblico è inevitabile porsi delle domande.

(Nella foto di Federico Pitto, una scena da L’Avaro con Ugo Dighero e Rebecca Redaelli)

L’Avaro

di Molière

regia Luigi Saravo

traduzione e adattamento Letizia Russo

Personaggi e interpreti

ARPAGONE padre di Cleante e di Elisa, innamorato di Marianna: Ugo Dighero

CLEANTE figlio di Arpagone, amante di Marianna: Stefano Dilauro

ELISA figlia di Arpagone e sorella di Cleante, amante di Valerio: Carolina Leporatti

VALERIO amante di Elisa: Fabio Barone

MARIANNA amante di Cleante, amata da Arpagone: Rebecca Redaelli

ANSELMO amico di Arpagone: Cristian Giammarini

FROSINA ruffiana: Mariangeles Torres

MASTRO SIMON faccendiere: Cristian Giammarini

MASTRO GIACOMO cuoco e cocchiere di Arpagone: Paolo Li Volsi

SAETTA servo di Cleante:: Mariangeles Torres

COMMISSARIO: Luigi Saravo

musiche Paolo Silvestri; costumi Lorenzo Russo Rainaldi; scene Luigi Saravo, Lorenzo Russo Rainaldi; movimenti coreografici Claudia Monti; luci Aldo Mantovani

Produzione Teatro Nazionale di Genova, a.ArtistiAssociati Centro di produzione teatrale, Teatro Stabile di Bolzano, Centro Teatrale Bresciano

a Milano, Teatro Manzoni, dal 18 febbraio al 2 marzo 2025 (feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30  – sabato 1 marzo ore 15,30 e 20,45)