Tom di lato racconta. Sono i suoi ricordi, i suoi familiari che al centro della scena, evocati, prendono vita. E‘ l’inizio di Lo Zoo di vetro ora al Teatro Carcano. Tom li presenta: sua madre Amanda, sua sorella Laura, ma c’è anche un altro protagonista. Del padre, scappato vari anni prima, resta solo la foto. Al centro.
La madre, ossessiva, si impone anche nelle piccole cose – «mastica» dice al figlio a tavola -, ma vive ormai in un mondo fatto di ricordi, quando aveva 17 pretendenti. Per lei è logico chiedere alla figlia quanti pretendenti arriveranno nel pomeriggio. La figlia Laura zoppica, ma lei non è disposta ad ammetterlo. Meno ancora ne accetta l’estrema timidezza, che la induce a rinunciare a tutto. Per la ragazza c’è solo la sua piccola collezione di animaletti di vetro, lo zoo di vetro, che la luce a un certo punto esalta: vi si concentra e più che mai permette di coglierne il significato. Perché è quello il mondo di Laura. Anche lei immersa in una realtà solo sua, come la madre, che vive nel suo passato di brillanti ricordi. Anche Tom ha una sua realtà, proiettato in un futuro che vuole diverso, per ora vive al cinema, luogo dei sogni.
La regia di Pier Luigi Pizzi, che ha curato anche scene e costumi, garantisce un’estrema attenzione ai particolari che tocca vari momenti. E’ la tovaglia ricamata con cui Amanda imbandisce la tavola per l’ospite, Jim, il collega di Tom, invitato su sollecitazione della madre sperando di trovare così un marito a Laura. È la bolletta della luce non pagata da Tom, che costringe ad accendere le candele. Prende vita così un lungo momento di tenerezza, quando Laura prende fiducia prima in Jim, poi in se stessa. Consente a Jim di toccare i suoi animaletti dello zoo di vetro e addirittura a prendere in mano l’unicorno. Con lui balla, dimentica i problemi e sembra pronta ad affrontare più serenamente il futuro.
Ma la realtà arriva tra loro, che non spoileriamo per chi non conosce la storia. Porta all’esplosione di Amanda, che vede deluse tutte le sue aspettative. Per lei è l’inganno. Il risentimento si manifesta nella voce, nei gesti di Mariangela D’Abbraccio, che disegna Amanda dagli iniziali sogni al fallimento, fino a quell’epiteto «zoppa», invece prima sempre rifiutato, rivolto a Laura. E’ la fine di ogni illusione.
Tolta la scala antincendio, con funzione di ingresso, con cui Tennessee Williams voleva indicare le difficoltà economiche della famiglia, questa, portata in scena da Pier Luigi Pizzi, è una versione classica, giocata molto sulle luci, sull’attenzione ai particolari, sui toni delle voci, ma mai urlata. Fino al momento culminante, quando Amanda capisce che tutti i sogni di madre sono sfumati. Ed è una messinscena che vive molto sugli attori, perfetti nei loro ruoli, interpretati assecondando i diversi momenti previsti dal testo, dai ricordi ai sogni, alle speranze e la realtà.
E’ una versione molto rispettosa del testo e dell’autore, che con Lo zoo di vetro almeno in parte si racconta. Perché in scena Tennessee Williams diventa Tom – Thomas è il vero nome dell’autore – e Laura, che Jim chiama Rosamia, è sua sorella Rose. Sorella problematica, che la madre Edwina aveva fatto addirittura lobotomizzare e lui non si era mai perdonato di non essersi sufficientemente opposto. Edwina dunque come Amanda?
Per il pubblico più giovane questa messinscena aderente all’originale rappresenta l’occasione per avvicinarsi a un dramma classico famosissimo di un grande autore americano, magari dopo averlo visto in versioni contemporanee.
Ugualmente classica era stata la altrettanto bella messinscena con cui qualche stagione fa Pier Luigi Pizzi aveva portato a teatro un altro famosissimo dramma di Tennessee Williams, Un tram che si chiama Desiderio. In scena, anche in quel caso, Mariangela D’Abbraccio nel ruolo di protagonista.
Lo zoo di vetro
di Tennessee Williams
con Mariangela D’Abbraccio
e con Gabriele Anagni, Pavel Zelinskiy e Elisabetta Mirra
traduzione di Gerardo Guerrieri
regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
musiche originali composte da Stefano Mainetti, light designer Pietro Sperduti
produzione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale e Best Live srl
a Milano, Teatro Carcano, dal 5 al 9 marzo 2025