Luigi Ghirri, il Masi Lugano lo racconta

Un astronauta da camera lo aveva definito Franco Vaccari. Lo ricorda Adele, parlando del padre Luigi Ghirri, a cui Lugano dedica una grande mostra. Esposta al Masi Lugano dall’8 settembre fino al 26 gennaio 2025 si inaugura con una grande festa sabato 7 alle 18. Come indica il titolo “Luigi Ghirri Viaggi Fotografie 1970-1991” la mostra ne racconta i viaggi fotografici, in senso molto ampio, ed è, a sua volta, un grande viaggio nel mondo di Luigi Ghirri.

Quello che prende vita davanti agli occhi dell’osservatore è un mondo sempre colorato, perché «la realtà non è in bianco e nero – diceva il grande fotografo – e perché le pellicole e le carte per la fotografia a colori sono state inventate». Ma con gli anni, si scopre girando la grande sala del Masi Lugano, i suoi colori diventano più vivi quando inizia a usare una fotocamera medio formato: le foto diventano quadrate con una maggiore profondità di campo, ma il suo occhio continua a evitare la spettacolarità, attento a non trasformare o modificare la realtà.

Si nota comunque una attenta visione, che gli viene probabilmente dall’aver lavorato come geometra per i primi anni. Poi la visione di quello che è stato il più grande viaggio, quello sulla Luna, lo spinge a iniziare dei viaggi fotografici. Siamo nel 1970, ma già una dozzina di anni dopo, nel 1982, delle sue fotografie sono parte di una grande esposizione dal titolo Fotografia 1922-1982, in cui è presentato come uno dei più importanti fotografi del XX secolo. La mostra è nella sezione culturale della Photokina a Colonia, che allora era la più importante rassegna di fotografia, sia dal punto di vista tecnologico che culturale, del mondo.

La mostra a Lugano si può vivere come un viaggio nel modo di intendere la fotografia di Luigi Ghirri. Si scoprono i Paesaggi di cartone. Osservando le immagini con attenzione si scopre che ad attirarlo sono le immagini che trova nel quotidiano: sono cartelloni pubblicitari, cartoline che rappresentano persone e luoghi. «La realtà, dice, si sta trasformando sempre più in una colossale fotografia e il fotomontaggio è già stato: è nel mondo reale».

Il suo obiettivo si ferma su dei particolari. In una foto vediamo Venezia all’interno di una palla di vetro, mentre del Teatro di Busseto si colgono solo le file di poltrone che appaiono dal fondo prima di entrare in sala. E ancora, i faraglioni di Capri sono di lato in un’immagine in cui soprattutto si vede il telescopio per i turisti. Se delle persone appaiono nella fotografia sono quasi sempre di spalle, perché la sua curiosità è plasmata da uno sguardo gentile, per nulla invadente.

Altre volte il suo sguardo è attirato dall’Italia in miniatura, dove proporzioni e geografia sono accantonati. In altri casi il viaggio è all’interno della sua casa: fotografa con un obiettivo macro delle pagine di un Atlante – è proprio questo il titolo della serie – oppure fotografa libri e dischi visti di costa all’interno della libreria di casa ed è un Identikit, che diventa come un autoritratto all’interno del suo mondo.

La mostra, curata da James Lingwood, grande esperto di arte moderna piuttosto che di fotografia, consente di andare oltre una semplice visione delle immagini. Permette invece di cogliere il senso della fotografia per Luigi Ghirri, fatto di curiosità, ironia, voglia di guardare oltre l’apparenza e le convenzioni. Accompagnata da tavole esplicative, la mostra consente anche di girare liberamente tra le immagini. Può essere interessante anche fotografare alcune foto per poi rivederle in un secondo tempo, occasione di più riflessioni. Perché la fotografia è anche questo: un linguaggio con cui ognuno comprime tempo e spazio secondo la propria sensibilità. E ancora, la sensibilità di ognuno permette di guardare le stesse immagini in modo diverso e fa sì che ognuno rimanga attratto da immagini differenti.

La bella, coinvolgente e ampia mostra al Masi Lugano, attraverso una selezione di circa 140 fotografie, racconta la fascinazione di Luigi Ghirri per il viaggio, sia reale che immaginario. Permette così grandi scoperte di un fotografo, che, come ricorda il curatore James Lingwood, ha avuto e ha ancora una profonda influenza sui fotografi di oggi. Ma è una scoperta che può toccare anche chi vive la mostra come spettattore (non è un refuso!).

(Nella foto di Luigi Ghirri, realizzata nel 1981, Capri, C print – New print del 2008, Eredi di Luigi Ghirri, Courtesy Eredi di Luigi Ghirri @ Eredi di Luigi Ghirri)

Luigi Ghirri. Viaggi Fotografie 1970-1991

A Lugano, Masi Museo d’arte della Svizzera italiana, sede Lac, dall’8 settembre al 26 gennaio 2025

Orari d’apertura Ma/Me/Ve: 11:00 – 18:00; Gi: 11:00 – 20:00; Sa/Do/Festivi: 10:00 – 18:00; Lu: chiuso

Varie domeniche mattina dal 13 ottobre sono previste visite guidate in italiano (su prenotazione)