Milano Off Fringe Festival, qualche scoperta

Tanti spettacoli diversi tra loro: Milano Off Fringe Festival offre un assaggio di come le giovani compagnie vivono il teatro, portando in scena spettacoli che a volte intersecano i gusti del pubblico, in altri casi lo destabilizzano e lo invogliano a riflettere, magari anche oltre il previsto. Così le parole inframezzate dalle canzoni di Marco Ligi con il suo Cosmocomico convivono negli stessi spazi di Imbonati11 con uno spettacolo molto diverso sotto tutti gli aspetti.

Con Cecchini c’è un mitra di mezzo che un cecchino brandisce. Mira a un bersaglio: potrebbe essere una ragazza dalle scarpe rosse. È come un invasato che racconta all’altro di aver seguito dei messia, con conseguenze che a chi ascolta appaiono catastrofiche. Ma non a lui. E con il mitra mira a un bar, tra camerieri e la ragazza dalle scarpe rosse. Ma quando i due attori si spogliano degli abiti militari, per indossare quelli da camerieri, diventa logico pensare a come è facile disumanizzarsi trasformandosi in carnefici. In più la distanza ridotta tra attori e pubblico nello spazio di Nonsoloteatro aiuta a cogliere la drammaticità di quanto si sta vedendo. E quando il mitra è puntato verso di te pensi che questa volta è di plastica, ma altre volte…

Molto diverso è La città senza nome: due attori e una chitarra. Ma bastano poche parole per ritrovarsi in Sud America. Il protagonista è stato lasciato da el colectivo, dal pullman guidato da Augusto in una città senza nome. Qui era passato un giovanissimo Ernesto Guevara, in sella alla motocicletta. I discorsi con Momo, un abitante di quella città, evocano delle immagini: momenti assolutamente da ridere si intrecciano con altri decisamente drammatici. Perché la miniera di salnitro è diventata un campo di concentramento per dissidenti politici. Ancora una volta bastano poche parole per dipingere la dittatura con tutta la sua violenza. Le loro parole richiamano racconti di fatti scoperti tempo dopo. È bastata la forza delle parole, ben sostenuta dalla interpretazione degli attori, per evocare immagini e ricordi e destabilizzare il pubblico. Perché realmente una miniera di salnitro nel 1973-74 venne utilizzata da Pinochet come campo di detenzione. In più uno degli attori, Lucas Joaquin da Tos Villalba è nato in Argentina. Accanto a lui, nel ruolo di Momo, Matteo Campagnol impegnato anche alla chitarra.

Molto diversi tra loro sono anche gli spazi che hanno ospitato questi spettacoli nell’ambito di Milano Off Fringe Festival. Per questi, di cui abbiamo parlato qui sopra, siamo a due capi opposti di Milano. Imbonati 11 ha ospitato Cosmocomico nello spazio di Microteatro, più intimo, adatto a questo spettacolo. L’altra sala di Imbonati 11, sede della scuola di musical MTS, direzione di Simone Nardini, è Nonsoloteatro, che con il suo spazio particolarmente duttile si è rivelato ideale per Cecchini (Compagnia U.R.CA di Milano). In viale Premuda invece la fondazione La nuova musica, aperta a chiunque voglia fare musica o voglia seguire un corso artistico, con uno spazio affacciato sulla strada si è rivelata ideale per La città senza nome (Compagnia Sagapo di Venezia).

Ora l’appuntamento è per la parte finale del Milano Off Fringe Festival (3-6 ottobre), che, continuando la filosofia del festival, coinvolge spazi non tradizionali. Lo fa con spettacoli altrettanto non tradizionali, portati in scena da compagnie animate da passione, voglia di offrire qualità e spingere il pubblico a uscire da schemi preconfezionati.

(Nella foto, gli attori in scena con Cecchini al Milano Off Fringe Festival)