È Molière che irrompe sulla scena del Teatro Franco Parenti con L’uomo che oscurò il Re Sole. Alessio Boni con le sue parole gli dà vita, mentre Alessandro Quarta traduce in musica i diversi stati d’animo evocati, per uno spettacolo che può variare ogni sera. Fin dalle prime parole sottolinea quanto la vita degli attori fosse difficile allora, ed è una difficoltà che per molti si è ripetuta in occasione dei lockdown, causa pandemia.
Sono proprio queste parole che segnano l’inizio della pièce: scomunicati, frivoli, idolatri, empi, blasfemi. Le parole riguardano gli attori, che così erano visti. E lui, Molière, è direttore capocomico, autore di testi teatrali, sciupafemmine e, come se non bastasse, attore, una qualifica che Alessio Boni sottolinea particolarmente con un tono ironico.
Con ripetuti cambi di tono, secondo le parole, Alessio Boni ci racconta Molière dalla nascita fino alla morte. È il momento davvero tragico, in una vita legata al successo delle sue commedie, anche se lui avrebbe voluto scrivere tragedie. Racconta l’epoca, quando era già un record arrivare ai 50 anni soprattutto per le donne, decimate dai parti. Racconta dei medici, che avevano metodi di cura oggi per fortuna difficilmente ipotizzabili e sono proprio quelli ben raccontati nell’inizio de Il Malato immaginario.
Le sue commedie mettono all’indice non solo i medici, ma anche la Chiesa, gli avvocati, i vecchi che volevano le ragazzine (La scuola delle mogli). Così la messinscena del Tartufo scatenò l’ira dell’Arcivescovo, che chiese al Re di proibire la commedia, dicendo che «Molière è un demonio, sarebbe meglio metterlo al rogo lui e il suo teatro». Ma il Re Sole Luigi XIV lo proteggeva e lo ammirava. Al punto che quando Molière morì entrò nella sua casa, si tolse il cappello, cosa che non faceva mai, e disse di lui «è immortale».
Alessio Boni ci porta progressivamente al momento culminante della morte, facendoci immaginare quello che lo stesso Molière deve aver sofferto in scena, con tosse e sangue copioso. Non è nemmeno tutto, perché agli attori veniva negata la sepoltura in terra consacrata. Così il Re, che non era d’accordo con questo, chiese quanto bisognava scavare per arrivare a una terra che non fosse consacrata. E così scavarono.
Dalle parole di Alessio Boni traspare come delle commedie con le relative risate possono raggiungere l’obiettivo, al punto che chi si sente messo sotto accusa come unica soluzione trova solo quella di voler eliminare quelle stesse commedie e il suo autore. Un comportamento che certo non è estraneo all’oggi. Ma c’è anche chi capisce – come il Re Sole nel caso di Molière – che quelle stesse accuse, se ben «confezionate», oltre che alla risata, possono portare a un cambiamento.
La pièce prende vita in una scenografia che, oltre al pianoforte e lo spazio con il leggio per Alessio Boni, è piena di oggetti ed elementi che lasciano immaginare un teatro come era visto nel ‘600. E anche Alessio Boni e Alessandro Quarta hanno dei costumi che trovano una collocazione nel teatro di quell’epoca.
E alla fine, davanti agli spettatori immobili, per nulla disposti a lasciare la sala, regalano un altro bel momento di parole e musica.
(Nella foto, da sinistra Alessandro Quarta e Alessio Boni in L’uomo che oscurò il Re Sole, con al centro l’autore e regista Francesco Niccolini)
L’uomo che oscurò il Re Sole
Vita di Molière
testo e regia Francesco Niccolini
con Alessio Boni, Alessandro Quarta.
Suono Andrea Lepri, luci Giuseppe Di Lorenzo
produzione Infinito e Alessio Boni, Alessandro Quarta e Francesco Niccolini / Teatro Franco Parenti.
A Milano, Teatro Franco Parenti, Sala Grande, dal 12 al 23 aprile 2023