Tra una menzogna e l’altra loro si incasinano, il pubblico ride. E continua a ridere con Pigiama per sei, ora a Milano al Teatro Manzoni. E’ la storia di un triangolo che si complica sempre più, con un numero di lati sempre crescente e due Brigitte. Niente cellulari, che potrebbero aiutare a sbloccare la situazione. Siamo invece nel 1985, come indica il telefono rosso a muro, destinato anche a perdere la cornetta, rivalutata come arma impropria.
Due coniugi decidono di organizzare una cena nella casa di campagna e invitano ciascuno l’amante, naturalmente all’insaputa dell’altro. In più, la padrona di casa ingaggia una donna di servizio per l’occasione. E’ Brigitte, stesso nome dell’amante del padrone di casa, che per non avere problemi convince l’amico a fingersi lui il fidanzato di Brigitte. Ma l’amico è…
Le premesse ci sono tutte per rendere la vicenda particolarmente ingarbugliata e a rischio scoperta tradimenti. A renderla decisamente divertente per il pubblico concorrono gli attori, a cominciare da Rita Pelusio, donna delle pulizie decisamente sopra le righe, ma per continuare con tutti gli altri, compreso una Laura Curino in inaspettata chiave comica. Con loro, promessa certa di risate, Max Pisu, il marito che cerca di far passare la sua Brigitte per la fidanzata di Antonio Cornacchione, che non sa come uscire dal pastiche davanti alla sua amante, Laura Curino, appunto. In più sbaglia pure Brigitte: Roberta Petrozzi arriva quando ormai la confusione è fatta. Situazione ben intricata? In scena tutto continua a precipitare a un gran ritmo, pari al fragore delle risate in platea. E non è tutto, perché nel cast c’è anche Rufin Doh: che cosa provocherà?
Siamo naturalmente nei paraggi di Feydeau: anche qui le porte ci sono, ma sembrano più evocare pochade, che avere una reale funzione comica, capace di creare divertenti equivoci. Piuttosto, con Pigiama per sei va in scena una comicità fatta di situazioni e battute, che gli equivoci rendono ancora più divertente. E poi c’è uno «scoiattolone delle mangrovie», che si aggira tra loro, creando scompiglio e continue complicazioni (e sorprese per il pubblico). E, quando la confusione è massima, anche le luci, improvvisamente molto colorate, concorrono a rendere la commedia divertente e piena di ritmo. Che, con la sua regia, Marco Rampoldi è attento a mantenere sempre intenso, pur giocando a sorprendere. Perché, tra tante menzogne, quando le cose sembrano chiarirsi, in realtà si complicano ulteriormente.
Come nelle commedie di Feydeau però anche in Pigiama per sei si può cogliere una critica nei confronti della borghesia (da cui il pubblico è sicuro di essere molto distante). Almeno una ironia nei confronti di questa classe sociale, a cui si contrappongono gli «ultimi», fa notare Rita Pelusio: è come un riscatto sociale. Si può pensare anche all’edonismo anni ’80, quando sesso e soldi avevano un posto d’onore: fatti del passato? Sempre attuale, comunque, è la voglia di ridere e il piacere di farlo. Gli attori, tutti concordi, parlando della commedia confessano di ridere dietro le quinte. A volte può succede anche in scena.
Alla fine, a raccogliere i calorosissimi applausi, sono in sei. Ma quel numero nel titolo originale francese, che aveva scelto l’autore Marc Camoletti, Pyjama pour six, non suona molto diverso da sexe (sesso ma con pronuncia francese).
(Nella foto di Antonella Cucchiara una scena da Pigiama per sei al Teatro Manzoni a Milano)
Pigiama per sei
di Marc Camoletti
con Laura Curino, Antonio Cornacchione, Rita Pelusio, Max Pisu, Roberta Petrozzi, Rufin Doh
regia Marco Rampoldi
Scene Nicolas Bovey – Costumi Gianluca Sbicca – Luci Manuel Frenda – suono Marco Strobel Ticozzi – drammaturgia Paola Ornati – assistente regia Lucia Marinsalta
Rara Produzione e Cmc/Nidodiragno
in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
A Milano, Teatro Manzoni, dal 16 al 28 aprile 2024 (feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30 – sabato 27 aprile ore 15,30 e 20,45)