Questa è la classe media americana. In Revolutionary Road, ora a Milano a MTM Teatro Litta, emerge in tutta la sua mediocrità, che qui fa rima con infelicità. «Quasi» è l’avverbio su misura per Frank e April Wheeler, i protagonisti perfettamente interpretati da Rossella Rapisarda e Stefano Annoni: lei quasi attrice, lui quasi responsabile alle vendite, una casa quasi bella (definita ripetutamente «carina»), nei sobborghi, a Revolutionary Road.
A presentarli, a luci accese, dalla platea arriva Daniele Gaggianesi. Ci mostra April quando appare chiaro che il suo sogno di attrice non avrà futuro. La sentiamo recitare in “La foresta pietrificata” e da quelle poche battute è chiaro che non è certo una grande attrice (April naturalmente, non Rossella Rapisarda che la interpreta ed è brava a dar vita per qualche minuto a una attrice ben poco dotata).
La pièce è la riduzione teatrale del famoso romanzo Revolutionary Road di Richard Yates, di cui Tennessee Williams aveva scritto «Se nella letteratura americana moderna ci vuole qualcos’altro per fare un capolavoro, non saprei dire cosa». L’adattamento teatrale di Renato Gabrielli evidenzia l’origine letteraria. Lo fa introducendo il ruolo del narratore interpretato da Daniele Gaggianesi, che con sottile ironia diventa anche l’interprete delle didascalie. Poi è John Givings, il figlio dei vicini, unico capace di dire le verità scomode, ma anche considerato malato di mente, al punto da subire 37 elettroshock. Era un trattamento molto in voga negli anni ‘50, quando è ambientata la storia. Chiaramente indicata durante lo spettacolo (1955), quando è immaginata la storia anche da Richard Yates, è una datazione che traspare in Revolutionary Road durante tutto lo spettacolo. Traspare dalla scenografia, dai costumi. Anche dai particolari.
Se John Givings arriva in scena, i tanti altri personaggi presenti nel romanzo Revolutionary Road non sono dimenticati. Ma siamo a teatro, così Frank e April li evocano rivolti alla platea. Anche commentandone tra loro la mediocrità. Ed è quella a cui vorrebbe sfuggire April. Deposte le aspirazioni da attrice per manifesta incapacità ha un Piano B. Lo annuncia durante la festa di compleanno del marito: lasceranno l’America per andare a vivere a Parigi. Lei cercherà un lavoro e lui potrà passeggiare tutto il giorno. Frank ha qualche dubbio, che diventa facile opposizione quando gli viene offerta una promozione e si scopre che la moglie è di nuovo incinta. Aborto dice lei, no risponde lui.
Lei fino all’ultimo cerca delle soluzioni per sfuggire a questa vita, che appare mediocre a entrambi. Lui senza più ambizioni e ormai totale disinteresse per la moglie vi si è adagiato, trovandola più comoda. Così questa è anche la storia di tante rinunce. Fino all’ultima più devastante.
A teatro la storia, pur drammatica, è raccontata con una certa levità. La bella regia di Fabrizio Visconti punta su una sottile ironia per lasciar trasparire la critica a questa società tesa a un appiattimento in nome di una più comoda tranquillità. E’ una ironia che traspare da sguardi, gesti, intonazioni, interpretazione degli attori, davvero da applausi. Capaci di conquistare il pubblico, riescono a trasportarlo in questa atmosfera. Americana anni ‘50, ma quando si parla di appiattimento e omologazione il rischio è forte anche oggi.
(Nella foto, Rossella Rapisarda e Stefano Annoni seduti, Daniele Gaggianesi in piedi in Revolutionary Road con la regia di Fabrizio Visconti a MTM Teatro Litta)
Revolutionary Road
di Renato Gabrielli
da Revolutionary Road di Richard Yates
con Rossella Rapisarda, Stefano Annoni, Daniele Gaggianesi
regia e disegno luci Fabrizio Visconti
scene Marco Muzzolon – costumi Mirella Salvischiani – musiche originali Marco Pagani
produzione Eccentrici Dadarò
durata 90 minuti.
A Milano, MTM Teatro Litta, dal 12 al 22 gennaio 2023 (da giovedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30)