Sono i ritratti il soggetto privilegiato dei tre fotografi provenienti dal continente Africa, protagonisti della mostra esposta a Trieste al Magazzino delle Idee. Intitolata Ritratti africani ha come sottotitolo i nomi dei tre fotografi: Seydou Keïta, Malick Sidibé e Samuel Fosso.
Per la prima volta in Italia i tre fotografi sono riuniti in un’unica esposizione, che esalta le peculiarità di ciascuno e del loro periodo storico e mette in risalto il loro lavoro come una traccia documentaria dell’evoluzione delle società del continente, dall’epoca coloniale a tempi più recenti.
Curata da Filippo Maggia, la mostra Ritratti africani comprende un centinaio di opere, tra le più famose, dei tre artisti, scoperti in Occidente in tempi relativamente recenti. Sono opere prestate dalla Contemporary African Art Collection di Ginevra, dalla Galleria Jean Marc Patras di Parigi, dalla Fondazione Modena Arti Visive e da diversi collezionisti privati.
Soggetto privilegiato dai tre maestri è il ritratto, tramite espressivo e comunicativo della descrizione delle società in cui essi operano, sia pure in tempi diversi e, pertanto, in condizioni storico-politiche mutate nel corso della seconda metà del Novecento. Elemento comune al linguaggio dei tre fotografi è l’uso del bianco e nero, dovuto principalmente alla difficoltà, nel contesto locale in cui operano, di accedere alle tecniche più avanzate e costose dell’uso del colore. Soltanto Samuel Fosso, che opera in tempi più recenti, talvolta lo utilizza per enfatizzare i caratteri psicologici e sociali del personaggio rappresentato.
Seydou Keïta, attivo in Mali prevalentemente in epoca coloniale, è testimone di una società tradizionale, in cui personaggi, notabili, donne, bambini vengono ritratti esaltando le loro caratteristiche tradizionali, con gli abiti della festa, gli ornamenti tribali, le acconciature tipiche, su fondali a disegni geometrici che conferiscono particolare risalto alla loro eleganza. Il suo lavoro continua anche dopo l’indipendenza del suo Paese, con una collaborazione ufficiale con il governo maliano dal 1962 al 1977, quando finisce la sua attività fotografica, documentando avvenimenti culturali e politici e incontri diplomatici. Solo nel 1991 ottiene una consacrazione internazionale, grazie all’interesse di André Magnin, esperto d’arte africana che ne fa conoscere e ne divulga l’opera in Francia e negli Stati Uniti.
Se Keïta racconta l’Africa come in uno specchio, quale è vista e percepita dagli europei in epoca coloniale, Malick Sidibé, ugualmente nato e operativo in Mali, attivo come fotografo a Bamako dal 1962, è il biografo della nuova società che vive con entusiasmo l’indipendenza di recente ottenuta dal Paese. Con le sue immagini dinamiche immortala la spensieratezza e l’euforia della gioventù maliana degli anni Sessanta e Settanta, proiettata aldilà delle regole e degli stereotipi della società tradizionale. E’ una gioventù libera e ormai emancipata dai tabù ancestrali, che adotta modi e atteggiamenti propri ai coetanei del mondo occidentale e si diverte attardandosi in feste e balli tipici del modello cui finalmente può somigliare. Dopo il 1994, le opere di Sidibé sono esposte e apprezzate in Europa e negli USA. Nel 2003 riceve il prestigioso premio Hasselblad e, nel 2007, il Leone d’oro alla Biennale d’Arte di Venezia.
Anche Samuel Fosso, artista nigeriano originario del Camerun, attivo come fotografo dal 1975, in giovanissima età, utilizza il linguaggio del ritratto, che diviene ben presto autoritratto, declinato ora in bianco e nero, ora a colori, utilizzato in modo critico rispetto agli stereotipi dell’Africa, vista attraverso lo sguardo occidentale. Ritraendo se stesso, Fosso interpreta e immortala personaggi simbolici della società africana in chiave talora ironica, talora come omaggio al loro contributo all’emancipazione dei neri, come nel caso di Mandela e di Malcolm X. Iniziata quasi per caso, la pratica dell’autoritratto assume, nella ricerca di Fosso, uno spazio preminente, tale da divenire la sua forma espressiva per eccellenza. Attraverso di essa l’artista spinge le proprie riflessioni verso tematiche politiche, come il rapporto tra la Francia e le sue ex-colonie, nell’opera Allonsenfants, e culturali-religiose, circa le contraddizioni della religione cristiana, con l’opera Black Pope.
Attualmente le opere di Samuel Fosso sono esposte in importanti musei internazionali, come la Tate Modern di Londra e il Moma di New York.
La mostra Ritratti africani offre al visitatore l’opportunità di avvicinare tre artisti significativamente diversi per sensibilità e intenzioni, accomunati tuttavia dall’uso del ritratto – genere caro alla tradizione fotografica africana -, che consente ai soggetti immortalati di esprimere tutta l’intensità delle loro aspirazioni nel quadro di una realtà culturale, politica ed economica che è l’Africa alla ricerca della propria identità.
Il percorso espositivo termina con la ricostruzione di uno studio fotografico allestito sul modello di quelli che ospitarono l’attività di Keïta e Sidibé. Qui è possibile emulare gli artisti in mostra, scattandosi un autoritratto, con la semplicità di mezzi con cui molte delle opere esposte furono realizzate.
(La foto senza titolo è stata realizzata da Seydou Keïta tra il 1949 e il 1951. E’ esposta a Trieste al Magazzino delle Idee.)
Ritratti Africani
Seydou Keïta, Malick Sidibé, Samuel Fosso
Mostra fotografica a cura di Filippo Maggia. Prodotta e organizzata da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia.
A Trieste, Magazzino delle Idee (corso Cavour 2) fino all’11 giugno 2023, da martedì a domenica, dalle 10 alle 19, con aperture straordinarie il 9, 10 e 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno.