È polacco, ma parla perfettamente l’italiano. È Tomasz Kireńczuk, nuovo direttore artistico di Santarcangelo Festival, la più longeva manifestazione italiana dedicata alle arti performative contemporanee – questa è la 53ª edizione –, in programma dall’8 al 17 luglio 2022 nel borgo medievale in Romagna. Secondo una tradizione del festival il direttore rimane in carica per un triennio, non oltre. Rimangono invece invariate alcune caratteristiche, come il rilievo che ha il festival per tutta la zona, acquisito in questi anni di attività. Altro elemento centrale è la piazza, che ora ospiterà una grande tavola rotonda, segno di pace, come era stata in Polonia ai tempi di Solidarnosc, anche luogo di incontri.
Il nuovo direttore artistico propone in particolare cinque linee, che possono fare da guida per il pubblico. Intorno a queste si coagulano le proposte di spettacolo di diversi artisti. La prima linea è rappresentata dalla prospettiva femminista con tante artiste che vengono da diversi Paesi, come Portogallo, Svizzera, Polonia, Argentina. La seconda linea è legata alla natura, con spettacoli che permettono di immaginare nuove relazioni con questa. Tra questi, Altamira 2042 (nella foto) della performer, regista e ricercatrice brasiliana Gabriela Carneiro da Cunha. Mediante dispositivi tecno-sciamanici, porta all’attenzione del pubblico il problema della diga di Belo Monte, che ha messo a rischio la biodiversità del fiume Xingu, in Amazzonia, e la vita dei suoi abitanti. E ancora, una performance che viene dal Mozambico con un rituale funebre di 9 ore, in cui l’interprete offre il proprio corpo alla natura.
Proprio il corpo è un altro tema di rilievo, di cui gli spettacoli sottolineano il ruolo importante come mezzo di comunicazione. Con il termine politica si possono considerare alcuni spettacoli che parlano di violenza contro le donne, in particolare le migranti, oppure di razzismo e colonialismo, come di difficoltà per le comunità Lgbtq. Dalla Bielorussia viene un performer che fa capire la violenza operata contro chi si oppone al regime bielorusso, dimostrando come gli oppositori vengono trattati. Infine proprio l’importanza di creare una comunità e di stare insieme è il tema di altri spettacoli.
Il festival di Santarcangelo coinvolge anche spazi urbani, che precedentemente avevano un altro utilizzo, permettendo così di capire come è possibile convertire uno spazio industriale in disuso. In particolare sono tre produzioni che traggono forza da questi riallestimenti. Uno coinvolge un complesso industriale dismesso. Un secondo propone delle video installazioni in spazi inusuali. Nei salotti di alcune case vengono proiettate delle immagini che ruotano intorno al tema della vita e della morte. Sono momenti di incontro per un numero massimo di 20 spettatori e in un caso è stato scelto un appartamento al 27º piano di un grattacielo di Rimini. Un utilizzo in senso culturale di un luogo commerciale è quanto propone una terza produzione. Si tratta di un giro guidato in un centro commerciale, che sposta l’attenzione sull’aspetto architettonico del luogo, accantonandone le sue caratteristiche legate al consumismo.
Il programma è completato da laboratori e da una programmazione musicale a ingresso gratuito. Offre proposte differenti e anche la possibilità di ballare insieme.
Con teatro, danza, musica, ma anche discipline trasversali, che vanno dall’attivismo politico al documentario, il Festival di Santarcangelo offre un racconto polifonico sul presente, che porta la firma di una moltitudine di corpi e voci. Sono «artiste e artisti molto differenti tra loro per linguaggi, estetica e per le tradizioni culturali, ma che ci invitano a sperimentare forme di convivenza sociale e confrontarsi con ciò che è nascosto, scomodo e dimenticato».