È questo l’amore? È questa la felicità? Perché Giovanni e Marianna, al centro di Scene da un matrimonio sembrano una coppia felice. Ma ben presto ci si rende conto che il loro matrimonio scricchiola, anche se non sembra. È l’arte di nascondere la spazzatura sotto il tappeto, come è il titolo del secondo episodio della omonima serie televisiva, successivamente diventata un film. Ed è proprio al capolavoro di Ingmar Bergman del 1973 che è ispirata la pièce ora al Teatro Franco Parenti con la regia di Raphael Tobia Vogel. In scena Fausto Cabra e Sara Lazzaro. È una radiografia di una coppia, che con gli anni ha accumulato tensioni e risentimenti. Ma può anche essere vista come un’indagine che riguarda ciascuno, oppresso da sensi di colpa, alla ricerca di una felicità non fittizia.
Sono letture volutamente stimolate dal regista Raphael Tobia Vogel attraverso la costruzione di una scena che ricorda una scatola e genera così un senso di claustrofobia e di voyeurismo. Per il pubblico è un invito a sbirciare in questa casa, fino a ritrovarla piena di detriti e anche dei giocattoli delle due bambine (mai in scena), che la coppia vive come un peso.
Protagonisti di Scene da un matrimonio sono Giovanni e Marianna, due persone che non riescono a evolvere, commenta Fausto Cabra. Non riescono a liberarsi dalla dipendenza dalle madri e quindi non riescono a sentirsi genitori. Quando ci sono dei figli in una famiglia, aggiunge Sara Lazzaro, questi sono al centro. Qui le figlie sono come rimosse, vissute come un disagio.
C’è anche un momento di forte violenza, che Bergman racconta come un riavvicinamento e una voglia di ricominciare. Senza voler dare un giudizio, come si va avanti dopo una violenza? Per qualcuno è possibile il perdono dopo quello che è un gesto fisico. Altri vivono con disgusto il fatto che quella violenza rappresenti una forma di dipendenza, che porta a rimanere insieme.
Vorrei che fosse un campanello di allarme, dice Raphael Tobia Vogel, in un’epoca in cui la violenza domestica e i femminicidi sono così frequenti.
Le domande dunque si moltiplicano: che cos’è l’amore? Resta però la constatazione che, tramontata la fase della passione, i due si ritrovano più saggi e non riescono a stare uno senza l’altro.
Fino alla domanda finale, che si può porre il pubblico. Questo è veramente successo o avrebbe potuto succedere?
Non c’è lieto fine, ma un’analisi approfondita e dolorosa della crisi di una coppia, commenta Raphael Tobia Vogel. Ed è una crisi raccontata attraverso delle scene da un matrimonio che colgono epoche diverse. A scandire queste e l’evoluzione dei sentimenti sono anche i costumi: sette, oltre a dei pigiami, indossati da Sara Lazzaro e disegnati da Nicoletta Ceccolini. Mentre quasi insinuante nel disagio della coppia è la musica, costruita lavorando per sottrazione da Matteo Ceccarini, che viene dal mondo della moda. Ci sono anche dei video utilizzati però in modo non didascalico. Sono video sperimentali, proiettati sui tulle che formano parte dei muri di questa casa.
Qui si muovono i due protagonisti. A invitare a non giudicarsi e uscire dallo schema di vittima-carnefice è Sara Lazzaro (Marianna), che il pubblico televisivo ha visto nelle scorse settimane nel ruolo di Agnese in DOC. Giovanni è invece interpretato da Fausto Cabra, che ricorda ancora con emozione il monologo recitato nel 2002 davanti a Luca Ronconi. E che parla del teatro che gli piace, con un regista che pone domande e attori non strumenti, ma esseri pensanti. Ed è quello che ha trovato qui. Ottima corrispondenza con Raphael Tobia Vogel, che, dopo tante regie, vive questa come il terzo momento di un trittico di indagine sui sentimenti, iniziato con Marjorie Prime e continuato con Costellazioni.
Per accompagnare lo spettacolo è previsto un ciclo di 6 film di Ingmar Bergman. Si va da Il posto delle fragole il 16 marzo a Sinfonia d’autunno il 20, mentre Scene da un matrimonio è programmato il 19 marzo.
(Nella foto, Fausto Cabra e Sara Lazzaro in Scene da un matrimonio al Teatro Franco Parenti con la regia di Raphael Tobia Vogel)
Scene da un matrimonio
di Ingmar Bergman
traduzione Piero Monaci
adattamento Alessandro D’Alatri
regia Raphael Tobia Vogel
con Fausto Cabra e Sara Lazzaro
scene Nicolas Bovey | luci Oscar Frosio | musiche Matteo Ceccarini | costumi Nicoletta Ceccolini | contenuti e montaggio video Luca Condorelli
aiuto regista Lisa Capaccioli | assistente scenografa Sabina Bratu | seconda assistente scenografa Matilde Casadei | pittore scenografo Santino Croci direttore dell’allestimento Marco Pirola | direttore di scena Paolo Roda | elettricista Martino Minzoni | sarta Marta Merico
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti | costumi realizzati dalla sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
Voce fuori campo di Silvia Giulia Mendola
produzione Teatro Franco Parenti
a Milano, Teatro Franco Parenti, 14 – 24 marzo 2024 (Prima nazionale) | Sala Grande