Non è più tempo di miti. Semidei ora al Piccolo Teatro Studio Melato lo suggerisce. Perché dei tanti personaggi mitologici, che abbiamo conosciuto attraverso libri e racconti, ne scopriamo la fragilità. Da piccoli ne eravamo affascinati. Lo era Pier Lorenzo Pisano, che è cresciuto con i racconti dei miti greci e ora sceglie di raccontarli in scena come ipotetici compagni di giochi sulla spiaggia. Così in un mare di sabbia scopriamo che Achille rimprovera la madre Teti per avergli dato un’immortalità parziale, non avendone immerso nell’acqua il tallone. Non si potrebbe farlo ora? Si può fare solo da piccoli? La risposta della madre Teti rappresenta il lato ironico che più volte affiora nello spettacolo: perché giri in sandali?
Ulisse tiene in braccio Telemaco e promette a Penelope, con occhiali da sole, che tornerà presto. Vediamo Ettore con Andromaca anche loro intenti a cullare il figlio Astianatte. Poi saranno su fronti contrapposti, ora però sono accomunati nel loro lato più umano, amore per figlio e famiglia. Affiora la gelosia tra fratelli con Menelao e Agamennone. Anche (inattesa per noi) la paura di morire: lo dice chiaramente Achille, aggiungendo che non vuole andare in guerra. Ma la loro dimensione mitica deve rimanere. Così si sente dire «i re fanno la guerra: bisogna assumersi le proprie responsabilità».
È la fine dell’infanzia, che si traduce nell’andata in guerra dei Semidei. Ne tornano distrutti. Improvvisamente la scenografia cambia e cambiano i costumi. La spiaggia, dove giocavano tra la sabbia, con costumi da bagno maschili interi, stile inizi ‘900, ha cambiato aspetto. Sulla scena si accumulano sempre più macerie, che caratterizzano anche i copricapi. I personaggi mitici ora non rievocano più sogni infantili. Molto vicini alla realtà di oggi, fanno pensare ai tanti – sempre più numerosi – che dalla guerra nel nostro tempo tornano distrutti.
È la perdita dell’innocenza, la fine dell’età in cui dominano fantasie, sogni e speranze, che lasciano il posto alla realtà e alle responsabilità. Anche a violenza e distruzione: la sabbia al centro della sala non è più spiaggia, ma luogo che seppellisce morti e macerie.
Il racconto procede attraverso più linguaggi espressivi, anche usati per differenziare epoche e situazioni. Dapprima i personaggi entrano in scena presentandosi con nomi e patronimici, con eco alle parole usate nell’Iliade. Poi le parole diventano più vicine ai giochi da bambini, quando si sente la filastrocca “Ma che bel castello…”. Coincide con l’abbandono di un’epoca e l’inizio della realtà, diversa, più dura. È una realtà che affonda nel contemporaneo, evocata con un buon grado di ironia con una citazione cinematografica: «potrebbe andare peggio». Le famose parole successive sono evocate con uno scroscio d’acqua dall’alto. La realtà delle macerie si accompagna anche a un desiderio di sopravvivenza. Così si sente parlare della voglia di sentire il sapore delle ciliegie, che per Kiarostami nel suo film era stato proprio uno stimolo a rifiutare la morte.
Semidei è, naturalmente, un racconto teatrale, che può contare sull’ottima interpretazione degli attori, mentre in alto le scritte luminose indicano 10 anni di guerra e la città che brucia, permettendo datazione o maggior comprensione delle azioni. A queste concorrono anche le riproduzioni di quadri o reperti storici. Si va da De Chirico ai reperti di Troia portati alla luce da Schliemann.
Non mancano dei momenti – sorpresa. Una coglie gli spettatori già all’ingresso in sala, perché la scena si sta formando sotto i loro occhi, con la sabbia che scende dall’alto diventando spiaggia, per poi offrire una visione differente a ciascuno, grazie alla particolare conformazione della sala. Anche l’acqua, inaspettata, scende dall’alto, ma in questo caso è citazione e motivo ironico, come dicevamo. Come una venatura ironica e certo dissacrante si coglie nei costumi da bagno – più inattesi che vintage – degli eroi immortalati in momenti lontani dalle parole di Omero. Semidei racconta anche il passaggio dall’infanzia degli spettatori, quando i miti greci avevano l’aspetto di una favola, a un’età più adulta, quando erano oggetto di studio a scuola. Fino all’epoca attuale, quando guerre e macerie sono protagoniste delle nostre visioni, se non direttamente, certo attraverso foto e televisione. E certo non lasciano indifferenti.
Così la nuova pièce di Pier Lorenzo Pisano, nuova produzione del Piccolo, parlando di personaggi della mitologia greca in realtà parla di noi, costretti a passare dall’età di sogni e fantasie alla realtà di oggi, con la visione di guerre e macerie.
(Nella foto di Masiar Pasquali una scena dalla prima parte di Semidei con, da sinistra in alto Francesco Alberici, Claudia Gambino; da sinistra in basso Marco Cacciola, Pierluigi Corallo)
Semidei
scritto e diretto da Pier Lorenzo Pisano
scene Giuseppe Stellato, costumi Gianluca Sbicca, luci Manuel Frenda
assistente alla regia Flavio Capuzzo Dolcetta, assistente costumista Marta Solari
con Francesco Alberici, Marco Cacciola /Michelangelo Dalisi, Pierluigi Corallo, Claudia Gambino, Pia Lanciotti, Caterina Sanvi, Eduardo Scarpetta
con la consulenza di Aliki Stenou, National Theatre of Greece
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa (prima assoluta)
a Milano, Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli 6 – M2 Lanza), dal 6 al 23 febbraio 2025 (martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16).