Sogno di una notte di mezza estate secondo Carmelo Rifici visto al Teatro Studio Melato

Sorprendente e affascinante: è il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare al Piccolo Teatro Studio Melato secondo la visione e la regia di Carmelo Rifici. Che subito sorprende dando ampio spazio a Filostrato, che presenta questa commedia dicendo che parla d’amore, ma un amore scorretto. È quel “commento continuo”, indicato nel sottotitolo, che si inserisce perfettamente nel testo di Shakespeare, suggerendo approfondimenti e considerazioni. O dando una voce a chi ne ha poca, come Ippolita che, con poche battute scritte da Shakespeare, dimostra invece una urgenza di farsi sentire. Prende il microfono ed è il suo “commento continuo”.

Ugualmente ben si inserisce l’accompagnamento musicale dal vivo, dapprima al pianoforte, poi con il violino per finire con i piatti, che sottolineano un momento differente scritto da Shakespeare per consentire agli spettatori di chiudere tra risate. Sono le uniche che questo Sogno concede, dando invece una visione drammatica della storia, che fin dall’inizio parla di violenza di Teseo che ha vinto Ippolita e ora la sposa come un trofeo riparatore. Ed è una violenza che appare di nuovo quando Egeo chiede al duca Teseo di convincere sua figlia Ermia, che dice appartenergli, a sposare Demetrio, invece di Lisandro da lei voluto. La risposta di Teseo è ancor più violenta, prospettando a Ermia il convento o la morte come unica alternativa a questo matrimonio.

Emergono dettagli che raccontano qualcosa in più. La trasformazione in asino di Bottom non appare in scena, ma quando lo vediamo insieme a Titania sembra molto credibile, come pure l’amore provocato tra i due. E il filtro versato da Puck – Robin Birbone è rosso, ben visibile sugli occhi dei protagonisti, destinato a essere cancellato solo quando Oberon decide di far finire l’incantesimo.

Tanti altri sono i particolari che arricchiscono la messinscena, con una piattaforma, circondata dalla terra, che al centro si muove abbassandosi per creare altre ambientazioni, fino a scomparire. Anche gli abiti dei protagonisti sono parte del “commento continuo”: stile serata elegante hanno contrapposti gli stivali di Ippolita e le sneakers bianche di Ermia a sottolineare il differente ruolo. Come vestiti di bianco sono Ermia e Lisandro e in nero Elena e Demetrio, in una scena che soprattutto gioca con questi colori.

Nozze di un vincitore, minacce violente, pianti, amori resi volubili da eventi esterni, forte amicizia tra Ermia e Elena messa in crisi da questioni sentimentali pilotate da altri, lotte sanguinose tra Demetrio e Lisandro, che, rivali nell’amore di Ermia, vengono indotti a rivaleggiare nel burlarsi di Elena: quella che va in scena si rivela non essere una commedia (niente di comico). Salvo per il finale con la lacrimevole storia di Piramo e Tisbe, proprio quella che, con il muro e relativo buco e il leone, racconta Ovidio nelle Metamorfosi. Il capocomico Quince, Bottom e compagni la mettono in scena suscitando risate continue, causa loro goffaggine. E infatti non sono degli attori. Sono degli artigiani che Shakespeare, a sua volta, si diverte a lasciargli affrontare la leggenda scritta da Ovidio, nella loro piena inconsapevolezza.

È uno spettacolo che avvince, convince, senza cadute di tono o momenti di vuoto e senza offrire occasioni di distrazione. Risveglia invece più interrogativi, anche oltre quelli proposti da Riccardo Favaro con il “commento continuo” rivelati al microfono tipo gelato. Insieme mette in luce quanto Shakespeare sappia parlare anche a spettatori di oggi con temi che li riguardano da vicino.

Alla fine il consiglio è di abbandonarsi alla bellezza dello spettacolo, vivere le parole di Shakespeare, condividendo il “commento continuo” di Riccardo Favaro, con il dramma che alla fine sfocia nel mito di Ovidio trasformato in momento che tocca tutti i lati della comicità. E lungamente applaudire Carmelo Rifici, che con la sua regia porta in scena un Sogno lontano da precedenti edizioni e invece avvincente per gli spettatori, anche grazie a questa compagnia di giovani, interpreti di ruoli non facili: attrici e attori sempre perfetti in scena. Se gli attori sono sempre gli stessi nelle diverse repliche, le attrici cambiano alternandosi, perché questo Sogno di una notte di mezza estate era stato scelto da Carmelo Rifici come elemento didattico per il triennio della scuola di teatro Luca Ronconi del Piccolo. Ora è diventato spettacolo, senza tradirne l’origine. Ma, come spesso succede, i ruoli femminili sono meno di quelli maschili.

(Nella foto di Masiar Pasquali una scena di Sogno di una notte di mezza estate con regia di Carmelo Rifici)

Qui la presentazione dello spettacolo.