Sogno di una notte… secondo Carmelo Rifici al Teatro Studio Melato

Superate i pregiudizi, dimenticate le versioni precedentemente viste. L’invito rivolto agli spettatori di Sogno di una notte di mezza estate (commento continuo) al Piccolo Teatro Studio Melato viene da Carmelo Rifici che lo dirige. Nato come strumento didattico per il triennio della scuola di teatro Luca Ronconi del Piccolo lo aveva scelto perché Shakespeare offre sempre un grande banco di prova per degli attori. Inoltre offre la possibilità di lavorare anche a numerose attrici, diversamente da quanto spesso succede con dei testi che prevedono pochi ruoli femminili. Così in scena è una compagnia di 24 attori tra i 20 e i 25 anni. Non è un testo comico, aggiunge, salvo un alleggerimento alla fine con la storia di Piramo e Tisbe messa in scena da una compagnia di artigiani, ateniesi dalle mani incallite, definibili come dei cialtroni, non degli attori. Chi sono? Da dove vengono?

«E’ un testo – commenta Carmelo Rifici – in cui Shakespeare ci racconta l’ossessione del potere di espellere il mostruoso, l’estraneo, il diverso, quel che lo terrorizza perché gli appare ingovernabile. In un tentativo di impossibile armonizzazione degli opposti, un maschile prevaricatore si contrappone a un femminile continuamente oggetto di violenza, l’ordine di Atene si specchia nel caos della foresta, mentre l’elemento pulsionale della sessualità viene “addomesticato” dai matrimoni».

Commento continuo” non va inteso come spiegazione. Il sottotitolo dello spettacolo ne anticipa lo spirito perché, nel rispetto del testo, questo è esaminato, suscitando dialoghi tra gli attori alla ricerca di quegli aspetti più sotterranei. Per nulla consolatori e invece più pessimistici. Non una rappresentazione, ma uno studio delle dinamiche e delle domande che stanno nel testo. A Riccardo Favaro, spiega Carmelo Rifici, ha chiesto di scrivere una drammaturgia dove le glosse all’originale servano ai personaggi per rivelare e tradire le istanze del testo, permettendo un dialogo con il presente, che rappresenta la forza di Shakespeare. Rileggendo il testo in chiave contemporanea, gli ha anche chiesto di sviluppare alcuni personaggi che sembrano meno importanti, ma anche le poche battute pronunciate contano. Così l’intenzione è stata quella non di fare un commento come una spiegazione, ma di far uscire il sangue dal testo.

Shakespeare misogino? Certo però da come Teseo si rivolge ad Ermia emerge una volontà di sopraffazione: è il patriarcato che arriva in scena attraverso le parole scritte da Shakespeare. Un altro interrogativo – constatazione riguarda Ippolita, che Teseo stesso ammette di aver conquistato con la forza: perché dopo poche battute accetta il matrimonio senza discussioni? E i quattro innamorati sono sia vittime che carnefici, sempre manipolati da fattori esterni, come pezzi di una scacchiera.

Il pubblico non trova nemmeno Atene e il bosco: l’ambientazione è uno spazio libero in una terra arida, a indicare che tutto è controllato e non esistono possibili trasgressioni. Ugualmente i costumi non sono realistici. Invece c’è la musica suonata dal vivo che, diversamente da quella registrata, non produce una codificazione dei tempi. Tutto il resto è da scoprire.

(Nella foto di Masiar Pasquali una scena di Sogno di una notte di mezza estate con regia di Carmelo Rifici)

Sogno di una notte di mezza estate (commento continuo)

di William Shakespeare / Riccardo Favaro, regia Carmelo Rifici

scene Paolo Di Benedetto, costumi Margherita Baldoni, luci Manuel Frenda, cura del movimento Alessio Maria Romano, musiche Federica Furlani, assistente alla regia Ugo Fiore

con Giacomo Antonio Maria Albites Coen, Andrea Bezziccheri, Agnese Sofia Bonato, Clara Bortolotti, Stefano Carenza, Bianca Castanini, Simone Pietro Causa, Giada Francesca Ciabini, Miruna Cuc, Simona De Leo, Silvia Di Cesare, Daniele Di Pietro, Marco Divsic, Ion Donà, Ioana Miruna Drajneanu, Cecilia Fabris, Joshua Isaiah Maduro, Pasquale Montemurro, Sofia Amber Redway, Edoardo Sabato, Caterina Sanvi, Pietro Savoi, Simone Severini, Lorenzo Vio

produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Durata: 220 minuti con intervallo (prima assoluta)

a Milano, Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli 6 – M2 Lanza), dal 29 novembre al 22 dicembre 2024 (da martedì a venerdì ore 19.30; domenica, ore 16; sabato 7 e domenica 8 dicembre riposo).