L’immaginazione prende vita. Con queste parole viene presentato Storia di un cinghiale, che con il sottotitolo Qualcosa su Riccardo III si annuncia come una visione personale di Gabriel Calderón sul personaggio di Shakespeare. Che non è stato un grande re, ma certo ha molto lottato per arrivare al potere. Il parallelismo è con un attore che, dopo essersi chiesto perché non era mai lui il protagonista, alla fine viene scelto per il ruolo principale. A portarlo in scena al Piccolo Teatro Studio Melato è Francesco Montanari, con cui Gabriel Calderón ha subito stabilito un rapporto di intesa con una lunga chiacchierata che ha spaziato su vari temi.
L’attore a cui in scena dà vita Francesco Montanari alla fine viene scelto. Avrà il ruolo di Riccardo III. Deciso a impegnarsi al massimo si accorge di un’inquietante affinità tra la sua vita e quella del personaggio: ambizione, rabbia repressa, sete di riscatto, opportunismo… Interpretandone il celebre monologo, ritrova in se stesso i lati oscuri del sovrano di York. Si rende anche conto che ci sono tante cose che non quadrano, come la sala brutta dove deve recitare e la mancanza di soldi.
Così sulla scena si vede un teatrino, ma realizzato con materiali di recupero, dispositivi caduti in disuso perché sostituiti da altro, come cordami, carrucole, legno. Sono quegli elementi di scarto, ma ancora funzionanti, che piacciono a Gabriel Calderón. Nulla, commenta, è più bello di un sipario che si apre, di un tendaggio che si solleva e aggiunge che gli piace cercare il nuovo nell’antico.
Racconta anche che vive il teatro come occasione di incontro tra amici. In Uruguay, il suo Paese, è così perché chi fa teatro ha anche un altro lavoro. Gabriel Calderón però da vent’anni lavora sui palcoscenici di tutto il mondo. Ha una visione del personaggio Riccardo III che riassume nelle parole «Riccardo III è maestro nel tendere a qualcosa che non è capace di mantenere e questo fa sì che gli rivolgiamo uno sguardo di umana comprensione. Ed ecco la meraviglia di Shakespeare: inventare un personaggio terrificante, che incute timore quando carica come un cinghiale, ma forse è migliore di quel che abbiamo sempre pensato».
Da queste considerazioni nasce il titolo del nuovo spettacolo, Storia di un cinghiale, con sottotitolo Qualcosa su Riccardo III. Per spiegare la scelta del titolo aggiunge «nella rappresentazione dei mostruosi e sanguinari tratti dell’antieroe machiavellico Riccardo III, protagonista dell’omonima tragedia, emerge la figura del cinghiale, in una varietà di tracce – dalla funzione di stemma araldico all’impiego di traslati, come nel caso del sogno di Lord Stanley, ed epiteti – che racchiudono il valore emblematico dello specifico rimando ferino».
In scena, al Piccolo Teatro Studio Melato, è la conclusione, la materia shakespeariana si stempera in un gioco di rifrazioni e travestimenti, trasformandosi in una meditazione sui meccanismi del teatro e della rappresentazione.
(Nella foto di Masiar Pasquali, il protagonista di Storia di un cinghiale. Qualcosa su Riccardo III, Francesco Montanari)
Storia di un cinghiale. Qualcosa su Riccardo III
liberamente ispirato a Riccardo III di William Shakespeare
scritto e diretto da Gabriel Calderón
traduzione Teresa Vila
con Francesco Montanari
scene Paolo Di Benedetto, costumi Gianluca Sbicca, luci Manuel Frenda
foto di scena Masiar Pasquali
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Carnezzeria
Durata: 75 minuti
a Milano, Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli 6 – M2 Lanza), dal 14 marzo al 6 aprile 2025 (martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica ore 16.00).
Le recite dal 4 al 6 aprile sono sovratitolate in italiano e inglese.