Un dramma ad alto tasso alcolico in una scenografia meravigliosa. È La Dolce Ala della Giovinezza, ora a Milano al Teatro Manzoni. Questo è un Tennessee Williams che non concede distrazioni, ma nemmeno ammette interpretazioni sotto tono o, peggio, intimiste.
Lei, Alexandra del Lago, in incognito come Principessa Kosmonopolis (Elena Sofia Ricci), è la grande star che ha perso tutte le sue certezze: si sente non più giovane e fallita come attrice. Alla prima del suo film è scappata dopo i primi minuti, quando ha sentito che il pubblico rideva nei momenti sbagliati. Accompagnatore, nel suo letto, Chance Wayne (Gabriele Anagni) ha quella giovinezza che lei sente sfuggirle. Ma è sull’orlo del fallimento, bastonato dagli eventi, a cui cerca disperatamente di reagire. Tornato nella sua città con l’intenzione di riprendersi la ragazza che amava, viene deriso e scopre che per colpa sua Heavenly (Valentina Martone) è stata rovinata. Il padre di lei, il boss della città, è deciso a non perdonarglielo.
Ci sono tutti i presupposti perché Alexandra e Chance siano decisi a dimenticare, sia pure per motivi diversi. Inseguiti dai fantasmi: per lei di un successo evaporato, per lui di un amore sfuggito. L’incontro tra i due non può essere certo privo di scintille, tra alcol, droghe, pasticche varie a base di codeina.
Fin qui la storia, pur molto semplificata. Ma nella pièce, ben sottolineati dalla regia di Pier Luigi Pizzi, affiorano vari temi. Riguardano la società americana, ma sono anche temi che ritornano spesso nei drammi di Tennessee Williams, risultato di sue problematiche familiari. Qui la menomazione fisica non è evidente: viene raccontata da Heavenly, con parole che evocano la violenza, lasciando poi intuire le tragiche conseguenze. Una variante rispetto all’originale di Tennessee Williams, che rende più attuale la storia, ma meno colpevolmente responsabile Chance. Evidente invece, con tanto di ricetta, è il cocktail del momento: Martini con vodka e scorza di limone (non più oliva). È il cocktail di tendenza, prova di un’appartenenza a una élite sociale. Come lo è la Cadillac con cui Chance vuole farsi vedere, pur non essendo sua. Ma quello che importa è l’apparenza di successo.
Hollywood e il cinema rappresentano il mito americano, che nel caso di Alexandra può anche distruggere. Per Chance è il mito da conquistare a qualunque costo, ma proprio per questo sempre più sfuggente. Opposto a questo respiro di futuro è il razzismo, che appare evidente nelle parole del padre di Heavenly, soddisfatto della castrazione di un negro – così lo chiama – indicata come giusta punizione.
Alexandra è una attrice che si sente ormai fuori gioco (lo è veramente?). Così, convinta che non apparirà più sullo schermo, fa in modo di apparire nella vita. I gesti, i movimenti sono di conseguenza più esasperati. Le azioni sono da grande diva (o almeno da diva che tale si sente). Sfrutta Chance come se gli volesse succhiare linfa vitale. Lo tortura psicologicamente, finge di accontentarlo, ma non è il suo destino quello che le interessa.
Ugualmente ben caratterizzati sono gli altri personaggi messi in scena da Tennessee Williams. Si muovono in una scenografia che conquista fin dal primo istante, creata da Pier Luigi Pizzi, capace di raccontare la disperazione dei personaggi che vi si muovono, in particolare di Alexandra e Chance. Insieme offre più punti di vista, con un bagno che si intravede, un armadio che fa da nascondiglio, degli specchi che danno nuove visioni. E’ una scenografia particolarmente duttile, che cambia velocemente durante i tre atti: prima il letto e le zone differenti della camera d’albergo. Poi il bar, dove Chance incontra amici – tali lui li considera -, e infine dove appare Heavenly con il suo racconto progressivamente inquietante. Infine il terzo atto, di nuovo nella camera d’albergo. Così la suddivisione in tre atti rimane, pur senza un vero intervallo, sostituito da un sipario che scende per pochi minuti.
(Nella foto, Elena Sofia Ricci e Gabriele Anagni in La Dolce Ala della Giovinezza di Tennessee Williams. Regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi)
La Dolce Ala della Giovinezza
di Tennessee Williams
presentato per gentile concessione della University of the South, Sewanee Tennessee
traduzione Masolino D’Amico
Con attori e personaggi: Elena Sofia Ricci: La Principessa Kosmonopolis, Alexandra del Lago; Gabriele Anagni: Chance Wayne; Chiara Degani: Miss Lucy; Valentina Martone: Heavenly Finley; Flavio Francucci: Tom Junior; Marco Fanizzi: George Scudder; Giorgio Sales: Bud; Eros Pascale: Scotty; Alberto Penna: Stuff Barman – Cameriere
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Musiche composte da Stefano Mainetti
Light Designer Pietro Sperduti
Produzione Fondazione Teatro della Toscana e Best Live
A Milano, Teatro Manzoni dal 21 marzo al 2 aprile 2023 (feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30). Poi la tournée continua fino al 30 aprile, con tappe, tra l’altro, a Siena, Bologna, Caserta.