I sogni a volte per realizzarsi devono prendere strade tortuose. Appare evidente con Tootsie, il musical ora a Milano al Teatro Manzoni. Qui si scopre che il protagonista Michael Dorsey a 17 anni sognava di fare Shakespeare con Meryl Streep. A quarant’anni glielo ricorda l’amico Jeff. In questi anni il sogno si è ridimensionato. Anzi, il regista del musical dove lavora lo licenzia con un sonoro “sei fuori”. A decretarne l’espulsione è il carattere di Michael, puntiglioso, deciso a contrastare il musical perché, dice, la città è di cemento e non ha un cuore.
Quando dall’amica Sandy, follemente innamorata di lui (ben disegnata da Ilaria Fioravanti), Michael scopre che cercano attrici per un musical si presenta. Le audizioni di aspiranti al ruolo sono disastrose e arriva Dorothy. Voce in falsetto, niente mossette perché deve essere una attrice credibile, e la produttrice Rita è conquistata.
Paolo Conticini è una Dorothy misurata, addirittura credibile. Il suo personaggio suggerisce miglioramenti al musical, che diventa La mamma di Giulietta, proprio quella di Shakespeare, evocata sul palco del Teatro Manzoni con sullo sfondo la retroproiezione della casa con balcone di Giulietta a Verona. È uno dei tanti giochi teatrali che il regista offre agli spettatori più attenti. Così quando si parla di musical si vedono evocate sulle pareti le locandine di Cats, Matilda, Billy Elliot, Mamma mia, tutti musical arrivati anche a Milano, come questo firmati con successo da Massimo Romeo Piparo.
A fare da contrappunto a Verona è la New York patria dei musical, che in scena appare come retroproiezione, con grattacieli e tanti piccioni a fare da sfondo alla panchina dove si incontrano Dorothy e Julie, Giulietta, protagonista del musical, splendidamente interpretata (e cantata) da Beatrice Baldaccini.
Portare avanti una menzogna di questo tipo non è facile: i problemi si moltiplicano con storie da inventare, complicazioni sentimentali, ma anche lavorative.
Tra il sorpreso, lo sgomento e il preoccupato è l’amico Jeff, con cui Michael condivide l’appartamento, che il girevole materializza velocemente. A dargli tutte le sfumature che la situazione richiede è Enzo Iacchetti. È come la coscienza di Dorothy-Michael, inevitabilmente (poco volontariamente) coinvolto nella menzogna e nei velocissimi cambi di abito e di identità. Ma è anche colui che gli fa notare come in questo modo ha portato via il lavoro a una attrice, è destinato a ferire gli altri e già lo sta facendo.
Così Tootsie diventa anche una riflessione sull’essere attrice e l’essere donna: gli uomini, si dice alla fine, dovrebbero provare a mettersi nei panni delle donne. Che hanno più potere e riescono a trovare più facilmente lavoro a teatro? Non è ciò che dice il musical Tootsie. Parla invece della necessità di Michael di cambiare identità, perché non trova lavoro causa litigi con tutti i registi e produttori. Costretto a inventarsi una identità totalmente nuova per lavorare si presenta alle audizioni quando scopre che cercano una attrice in un musical.
Così tutto è a ritmo di musical, con lunghe parti cantate e tante belle coreografie, spettacolarmente e ottimamente dirette da Ron (Massimiliano Carulli), regista e coreografo del musical messo in scena, con le ballerine in coloratissimi abiti anni ‘80, suggerimento di Dorothy, che a sua volta appare in un elegantissimo e superluminoso glitterato abito rosso (invidiato da tutto il pubblico femminile).
Lo spettacolo riserva comunque altre sorprese – il locale che gestisce Jeff si chiama “Spolpati l’osso” -, offre battute divertenti e consente altre considerazioni. Una la suscita il personaggio di Craig, fratello di Romeo ne La mamma di Giulietta. Max che lo interpreta è stato preso perché protagonista di Temptation Island (e dunque conosciuto). Dapprima pessimo, stimolato a imparare diventa un buon attore, a cui Matteo Guma a teatro dà un ottimo rilievo. Con ulteriori sorprese.
Ugualmente forte emerge la critica al mondo del musical e dello showbiz più in generale, che cerca il nome in grado di attrarre il pubblico: magari non un attore, ma conta che sia conosciuto. Un mondo dove per un attore è più facile cambiare radicalmente identità piuttosto che contrastare regista o produttore. Un mondo in cui gli agenti sono figure rilevanti, mossi da interessi personali, al punto da licenziare gli attori di cui dovrebbero curare gli interessi, appena sorge un problema, come qui fa Stan (Sebastiano Vinci).
Perfettamente in parte appare tutto il cast, con Paolo Conticini che riesce a essere credibile anche nel ruolo di Dorothy, capace di velocissimi cambi, a cui il teatro non concede esitazioni. Una trasformazione diversa, tutta da scoprire per il pubblico, è quella che riguarda l’amico, che Enzo Iacchetti incarna con logico sgomento (e divertimento per il pubblico). Con ulteriore divertente sorpresa nel momento degli applausi finali (dopo i tanti a scena aperta).
(Nella foto di Gianluca Saragó i protagonisti di Tootsie versione musical, Enzo Iacchetti e Paolo Conticini nei panni di Dorothy Michaels)