Apri la porta di casa e trovi una bambina in una culla. Succede in Tre uomini e una culla, ora a Milano al Teatro Manzoni. Jacques l’aveva annunciato ai due coinquilini, dopo una domenica sera di grandi feste: «domani porteranno un pacco, buttatelo in un angolo e giovedì lo verranno a riprendere». Il pacco che trovano Michel e Pierre si chiama Marie ed è accompagnato da un biglietto indirizzato a Jacques, il coinquilino steward, che nel frattempo è partito per Tokyo. Viene da Sylvià e spiega che lei è negli Stati Uniti per lavoro e Marie è il risultato di una notte d’amore.
Che cosa mangia una bambina di quattro mesi? Pizza? In farmacia dicono latte in polvere: ma quale tra le decine tutte disponibili?. E lo scotch? Come lo fissi altrimenti il pannolino? E come si culla una neonata? Agitare prima dell’uso sembra la soluzione e quando Pierre prepara il latte in polvere lo stile è quello di un barman impegnato con un Mojito. I problemi per gli ex festaioli Pierre e Michel si moltiplicano. Si moltiplicano più che in proporzione le risate del pubblico, perché i due sono imbranati, non trovano aiuti: la loro vita è sconvolta.
E il pacco? C’era, in un angolo, appunto: lo capiscono quando un albanese arriva, deciso a ritirarlo. Indovinato che cosa conteneva? E i problemi si moltiplicano ulteriormente: Marie, lo spacciatore, la droga da nascondere, la polizia. Diventa una girandola di avvenimenti, di tentativi di nascondere la droga e sfuggire alla polizia, mentre il pubblico ha ben più occasioni di risate continue. Entra in gioco anche un meccanismo di identificazione: come si cambia un pannolino, mentre si nasconde un pacco compromettente che due poliziotte sono decise a scovare?
Tra perquisizioni, ricatti dello spacciatore in versione ladro, tentativi di trovare il tempo anche per lavorare, bizzarre soluzioni, Jacques ritorna. E anche lui entra nella spirale di impegni a base di pannolini, ma anche di amore. Perché Marie li ha ormai conquistati.
E conquista anche il pubblico. Come lo conquistano i tre improvvisamente padri, ovvio. Perché il ritmo velocissimo, il vortice di battute tutte molto azzeccate, l’assurdità di alcuni comportamenti garantiscono raffiche di risate agli spettatori. La bella efficace regia di Gabriele Pignotta offre continue occasioni di risate agli spettatori, sempre più convinti che Marie andrebbe trattata in altro modo. E loro farebbero diversamente, altrettanto ovvio.
Gabriele Pignotta (Michel), Giorgio Lupano (Pierre), Attilio Fontana, non il presidente della Regione, sottolinea lui (Jacques) sono i tre fantastici attori. Loro – bravura e simpatia insieme – riescono sempre a dimostrare quanto i tre sono sprovveduti. Così il divertimento si intreccia con riflessioni. Riguardano le madri, che devono destreggiarsi tra figli, compagno, tutti da nutrire, lavoro, casa da far risplendere (o quasi). E sopravvivere. Riguardano il rinnovato ruolo paterno, con padri oggi molto più presenti, disponibili e capaci di non limitarsi a guardare. Ma quelli della commedia Tre uomini e una culla sono gli anni ’80, diversi da oggi. O no?
A rendere il ritmo ancora più frenetico concorrono altri personaggi non semplicemente di contorno. In scena, in più ruoli, sono Fabio Avaro, Carlotta Rondana, Malvina Ruggiano. Il tutto in una scenografia con un appartamento, che, grazie a pannelli scorrevoli, evoca altri ambienti, come la farmacia e la portineria. E getta poi uno sguardo sui tetti di Parigi. È una atmosfera che la musica, le canzoni anni ‘80 intensificano. E anche qualche battuta con riferimenti agli anni ’80. Dall’aerobica di Jane Fonda a Tom Cruise protagonista di Cocktail, perché è proprio così che Pierre prepara il latte per Marie.
Ma Sylvià arriverà?
(Nella foto di Giovanni Chiarot, con Marie nella culla i tre single, protagonisti di Tre uomini e una culla. Da sinistra, Attilio Fontana, Jacques steward dell’Air France; Giorgio Lupano, Pierre impiegato presso una agenzia; Gabriele Pignotta, Michel disegnatore tecnico per uno studio di progettazione).
Tre uomini e una culla
di Coline Serreau
traduzione Marco M. Casazza, adattamento teatrale Coline Serreau e Samuel Tasinaje dal film omonimo di Coline Serreau.
Regia Gabriele Pignotta.
Con personaggi e interpreti
Pierre – Giorgio Lupano; Michel – Gabriele Pignotta; Jacques – Attilio Fontana; Paul/Berretto/Commissario – Fabio Avaro; Portinaia/Poliziotta1 – Carlotta Rondana; Farmacista/Poliziotta2/ Sylvia – Malvina Ruggiano.
aiuto regia Alessandro Marverti; scene Matteo Soltanto; costumi Silvia Frattolillo; luci Eva Bruno
produzione A.ArtistiAssociati Direzione Artistica Walter Mramor.
A Milano, Teatro Manzoni, dall’11 al 23 aprile 2023 (feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30; sabato 22 aprile ore 15,30 e 20,45).