Sembra proprio Gilberto Govi, redivivo grazie a Tullio Solenghi, completamente trasformato per portare in scena I maneggi per maritare una figlia. Come Gilberto Govi, che faceva di se stesso una maschera adatta al personaggio, Tullio Solenghi diventa lui stesso una maschera, immedesimandosi nel grande attore genovese e nel personaggio della commedia. A completare l’immedesimazione sono i movimenti e la parlata. E non è semplicemente l’accento. Accanto, perfetta in questa inaspettata veste comica, molto più che una spalla, è Elisabetta Pozzi, Giggia, la moglie impegnata nei maneggi per maritare la loro figlia. Con loro, ugualmente da applauso, tutto il cast.
A questo si aggiungono i perfetti tempi comici di Tullio Solenghi, uniti alla mimica che riesce a far ridere il pubblico a ogni battuta. Così lo spettacolo diventa un vero divertimento per gli spettatori, sia quelli che ricordano Govi come chi non ha termini di paragone.
E’ un ricordo, per gran parte del pubblico, legato alla televisione, perché proprio il piccolo schermo ha permesso di scoprire le commedie di Govi a partire dal suo cavallo di battaglia, I maneggi per maritare una figlia, andata in onda nel 1959. Naturalmente in bianco e nero. Così la messinscena solletica i ricordi. La tappezzeria degli ambienti, che fanno da scenografia, è proprio la stessa che si era vista alle spalle di Govi.
Ugualmente studiati per rievocare quell’epoca sono i costumi, tutti giocati sul bianco e nero. Le ragazze indossano abitini con gonna a palloncino e filo di perle, come da brave ragazze fine anni ‘50. Molto più classici i personaggi maschili. A parte Steva – Gilberto Govi e ora Tullio Solenghi, che gioca con una espressione genovese e forse meno comprensibile fuori regione, tipica del personaggio Govi, ora più volte ripetuta. È «gassetta e pomello», che sta per asole e bottoni, i secondi molto meno presenti, che potrebbero sottolineare l’essere trascurato in famiglia. In realtà era nata casualmente, quando Govi, arrivato in scena, si era reso conto di aver abbottonato sbagliato il giacchetto. Da lì il mugugno, tipicamente genovese, con la moglie Giggia, a cui erano corrisposte tante risate in platea. La scena era naturalmente rimasta in copione, diventando una delle più celebri e ora ben ripresa da Tullio Solenghi.
Dunque questa volta a conquistare il pubblico è tutto ciò che fa da substrato. Sono la maschera di Govi, che riprende vita con Tullio Solenghi, la parlata e il mugugno, l’interpretazione, la scenografia, i costumi. Meno la storia, con qualche eco che può ricordare delle commedie di Goldoni, ma con spirito genovese e più cinismo. Perché qui non ci sono tanto i sentimenti o l’amore in questione: l’importante è sistemare la figlia con un matrimonio.
La commedia, ricorda Tullio Solenghi dopo gli scroscianti applausi al Teatro Carcano, ha girato con successo tutta la Liguria per due anni e ora ha varcato i confini regionali per arrivare a Milano. Un percorso inverso rispetto a quello che periodicamente compiono molti milanesi andando al mare in Liguria. Aggiungiamo che lo spettacolo è davvero imperdibile, vera perla, come una di quelle delle collane viste in scena. Perla vera, però.
Lo spettacolo segna l’inizio dell’ultimo mese di questa stagione del Teatro Carcano a Milano, che in questi mesi ha offerto una visione variegata sulla scena teatrale italiana, tra classici, anche rivisitati e novità, sguardi al femminile e sul femminile, occasioni di emozioni, divertimento, risate. E oltre.
(Nella foto dello studio ilpigiamadelgatto, i protagonisti di I maneggi per maritare una figlia. Sono Tullio Solenghi immedesimatosi per l’occasione in Gilberto Govi, Elisabetta Pozzi nel ruolo di Giggia, che fu di Rina, la moglie di Govi)
I maneggi per maritare una figlia
di Nicolò Bacigalupo
Riduzione e adattamento in due atti Tullio Solenghi e Margherita Rubino
Con Tullio Solenghi (Steva), Elisabetta Pozzi (Giggia) e con Roberto Alinghieri (Venanzio), Stefania Pepe (Cumba), Laura Repetto (Matilde), Isabella Loi (Carlotta), Federico Pasquali, Matteo Traverso (Cesare), Pier Luigi Pasino (Pippo), Riccardo Livermore, Aleph Viola (Riccardo)
Regia Tullio Solenghi
Scene e costumi Davide Livermore; Trucco e parrucco Bruna Calvaresi; Regista assistente Roberto Alinghieri; Scenografa e costumista assistente Anna Varaldo
Produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Sociale Camogli, Centro Teatrale Bresciano
a Milano, Teatro Carcano, dal 2 al 5 maggio 2024