George Milton e Lennie Small avanzano lungo la strada ed escono dallo schermo. È l’idea iniziale di Uomini e topi, versione teatrale portata in scena al San Babila, dal romanzo breve di Steinbeck, che già ne aveva realizzato un adattamento per il teatro. Quello schermo iniziale subito si rivela essere dei teli affiancati, in una messinscena fin dall’inizio indicativa della psicologia dei protagonisti come dell’ambiente in cui si svolge la storia.
Con Uomini e topi siamo in un mondo di braccianti, che percorrono lunghe strade per arrivare in quei latifondi dove potranno trovare un lavoro. Loro sono George Milton (Leonardo Moroni) e Lennie Small (Jacopo Sartori), il secondo dalla imponente corporatura e forza sovrumana, in grado di affrontare grandi fatiche, ma con un quoziente intellettivo decisamente basso. All’opposto George è piccolo, ma ha ben chiara la situazione, deciso a proteggere Lennie dal mondo, ma anche da se stesso. Infatti quando Lennie accarezza piccoli animali, come un topo o un cagnolino, lo fa con tale forza che diventa una violenza che uccide. Quando nel ranch incontra la moglie di Curley, il figlio del padrone, un gesto innocuo come il provare quanto i capelli di lei siano morbidi si trasforma in tragedia. In che termini, e che cosa succede dopo, resta da scoprire a chi non conosce il libro e nemmeno la storia.
Di grande fascino si rivela la messinscena studiata dal regista Marco Vaccari. Si avvale di una struttura di legno che, al centro del foyer del San Babila nelle scorse settimane, aveva incuriosito gli spettatori. Particolarmente duttile, dapprima è la passerella sullo stagno dove arrivano i due, pronti a raggiungere il ranch dove hanno trovato lavoro. Ma con veloci tocchi diventa il dormitorio, l’ambiente in cui si ritrovano i braccianti, fino al momento più drammatico con l’incontro tra Lennie e la moglie di Curley. Le luci poi riescono a dare un ulteriore fascino alla storia, lasciando immaginare il passare delle ore e degli eventi.
Quella di Uomini e topi è certo una storia drammatica, ma è anche molto di più. Parla di solidarietà maschile, che è quella che lega George a Lennie, unica motivazione a proteggerlo fino alla fine. E parla dell’importanza dei sogni, di avere un obiettivo. Poco conta se è apparentemente banale, come quello che sorregge Lennie di accudire i conigli nella fattoria che i due vogliono acquistare con i soldi guadagnati. E’ anche una storia decisamente americana per l’ambientazione, la presenza dei braccianti, il tanto utilizzo di armi e i canti che con un ritmo blues raccontano le difficoltà e la banalità della vita che scorre tra lavoro, pochi soldi, riposo in branda per poi ricominciare. Sono canti che spesso si sentono fuori scena a fare da colonna sonora alla storia.
Sul palco i protagonisti appaiono tutti in grado di dare spessore ai loro personaggi. Fin dal primo momento si coglie il senso di solidarietà di George, che fa il possibile per proteggere Lennie. Dalle espressioni di Leonardo Moroni, che ben lo interpreta, mai traspare fastidio e invece è evidente la preoccupazione per quanto sa che può avvenire. Jacopo Sartori nel ruolo di Lennie non lascia dubbi agli spettatori su problemi mentali e forza non controllata, recitando tutto il tempo con una parlata volutamente incespicante, che ben rivela il deficit mentale.
In questa messinscena, con la bella e significativa regia di Marco Vaccari, affiora anche il tema dei pregiudizi nei confronti delle donne, quando i braccianti parlano della moglie di Curley, che forse ha solo il difetto di essere carina in un mondo dalla forte impronta maschile (maschilista). Di lei dicono che fa l’occhiolino e arrivano a dire che è una prostituta. La realtà appare molto diversa quando lei, con molta ingenuità, parla dei suoi capelli morbidi, causa però di una tragedia. «Ho fatto una cosa cattiva» dice Lennie. Poche parole che dicono molto.
(Nella foto, i personaggi di Lennie e George, rispettivamente Jacopo Sartori e Leonardo Moroni, in Uomini e topi al Teatro San Babila)
Uomini e topi
di John Steinbeck
regia Marco Vaccari
Compagnia del Teatro San Babila
Con Leonardo Moroni, Jacopo Sartori, Gianni Lamanna, Marcello Mocchi, Lorenzo Alfieri, Giulia Marchesi, Robert Ediogu, Felice Invernici
A Milano, Teatro San Babila, dal 22 al 24 marzo 2024