Entri e ti senti in piena atmosfera Van Gogh. La scena con al centro una sedia su un campo giallo di grano e il suono di grilli e cicale anticipa lo spettacolo al Teatro Leonardo. Emergono quei colori giallo e blu presenti in tante pitture del grande pittore, che l’illuminatore Q-7 riesce a esaltare ancor più. E il mondo da lui creato con la sua pittura arriva in scena con lo spettacolo Io Van Gogh. Lo evoca Corrado d’Elia: a volte diventa il pittore stesso, con una mano che sembra dipingere con impeto e i quadri più famosi quasi prendono vita. Sembra di vedere I mangiatori di patate e La notte stellata. E il punto di vista cambia, annunciato da un momento di musica elettronica.
Corrado d’Elia ne racconta alcuni momenti rilevanti della vita. Fin dall’inizio, quando ricorda che il pittore vedeva regolarmente la lapide con il nome di Vincent van Gogh: era quella del fratellino morto un anno prima e di cui i genitori avevano voluto riprendere il nome. Una visione probabilmente inquietante per il pittore. Poi c’è Parigi con l’incontro con gli impressionisti, la fuga nella luce di Arles, l’autoreclusione nel manicomio di Saint-Paul-de-Mausole presso Saint-Rémy, con quel tanto di pazzia che gli venne attribuita (e che forse era solo passione). E poi la povertà di cui parla, con la conseguente difficoltà a comprare i colori, perché i suoi quadri ebbero successo solo dopo la morte. E, particolarmente rilevante, lo stretto rapporto con il fratello Theo, con cui intrattenne una lunga corrispondenza.
Non è un semplice racconto. È invece una evocazione di colori, buio, luci, pitture, momenti di vita a cui Corrado dà tutta la sua emozione e riesce a trasmetterla agli spettatori. Al punto che diversi alla fine raccontano di un’emozione che si traduce in qualche lacrimuccia.
Quello stesso fondale, blu e pieno di luce, risultato di una attenta ed elaborata lavorazione studiata dalla scenografa Chiara Salvucci, fa da sfondo alla presentazione del libro di Corrado d’Elia dal titolo Io Vincent Van Gogh. Il teatro diventa pagina, con le parole, i versi, i quadri, la stessa emozione. «Le parole non bastano: per questo arrivano i colori. Mi nutro di giallo, di blu, di verde. Sogno di dipingere e dipingo il mio sogno» dice ricordando le parole di Van Gogh.
Anche il libro, come lo spettacolo, non ha nulla di didascalico. Anzi: Corrado d’Elia definisce le 11 sequenze in cui è suddiviso come degli stasimi meditativi. Al centro il pittore, considerato uno dei più famosi al mondo, ma anche lo stesso autore. Silvana Costa, che ha curato la prefazione del libro parla dei due momenti che più l’hanno coinvolta: la casa gialla e I mangiatori di patate e accenna un parallelo con Alda Merini per una sensibilità simile.
Edito da Skira Arte il libro ha la postfazione di Chiara Salvucci, che ha curato scenografia, musica, luci, che sembrano avvolgere lo spettacolo.
Io, Vincent Van Gogh
con Corrado d’Elia
progetto e regia Corrado d’Elia
scene e grafica Chiara Salvucci
assistente alla regia Sabrina De Vita, tecnico luci Christian Laface, tecnico suono Matteo Gobbi
A Milano, MTM Teatro Leonardo, dal 14 al 24 marzo 2024