Niente digitale, solo pellicola. E’ Zeropixel, il Festival della Fotografia analogica, giunto alla nona edizione. Inaugurato giovedì 17 novembre si propone di catalizzare lo spazio culturale di Trieste fino al 27 novembre 2022, permettendo di scoprire le particolarità della fotografia chimica su pellicola. «Dieci giornate – è l’annuncio – per scoprire nuove e antiche tecniche e ammirare opere che hanno fatto la storia della fotografia».
Immaginato e costruito come un intreccio di situazioni culturali di vario tipo – mostre, conferenze, laboratori, assegnazione di un premio – con il coordinamento e l’organizzazione di Massimiliano Muner, Zeropixel si articola su varie sedi di Trieste, assumendo come punto focale la Sala Veruda di Palazzo Costanzi, in piazza Piccola 2. Qui, con l’avvio ufficiale del Festival, è stata inaugurata la mostra “Spazi”, nome che designa anche il tema intorno a cui si sviluppa questa edizione di Zeropixel.
Gli spazi sono quelli in cui ci muoviamo, sia fisicamente che simbolicamente, rappresentati in modo molteplice da oltre sessanta fotografi di provenienza italiana e internazionale, con maestri, Gabriele Basilico, David Byrne, Mario Giacomelli, Francesco Cito, Marco Pesaresi, Maurizio Galimberti, Gianni Berengo Gardin, Guido Guidi, Ugo Mulas, Giovanni Umicini.
«Uno spettro di proposte mai così ampio – è il commento del curatore Massimiliano Muner -, che a livello temporale copre un periodo di oltre cento anni. In questa edizione di Fotografia Zeropixel si è andati oltre. E’ stato infatti possibile riprendere delle preziose fotografie di Francesco Penco su lastre in vetro trattate al bromuro d’argento, non più recenti del 1914, farle letteralmente rivivere sotto la luce di oltre un secolo successivo alla loro produzione e, con una stampa chimica realizzata ai giorni nostri dallo stampatore Ruben Vuaran, esporle al pubblico. Per questa edizione, da sottolineare la ritrovata collaborazione col CRAF di Spilimbergo che concede una fotografia di Mario Giacomelli e la collaborazione con l’Archivio fotografico comunale del Comune di Savignano sul Rubicone che per l’occasione del festival ha realizzato una stampa da negativo di un’opera di Marco Pesaresi».
La valorizzazione della fotografia analogica che si avvale di supporti materiali, come la pellicola, la lastra, l’emulsione di sali d’argento, è il filo conduttore di questo progetto, assolutamente atipico nel panorama degli eventi fotografici. E’ anche un modo per evidenziare come la fotografia chimica non vada considerata come un sistema ormai sorpassato. E’ invece un procedimento che consente di ottenere fotografie di elevata qualità. In più, induce l’autore a evitare scatti a raffica e invece controllare con cura esposizione e inquadratura prima dello scatto.
Oltre alla mostra “Spazi”, punto focale del Festival, Zeropixel comprende le mostre “Songs of the river” di Monica Denevan, presso lo Spazio d’arte Trart in viale XX Settembre 33 e “To whom it may concern” di Tomoko Nagakawa, vincitrice di una precedente edizione del Premio Scabar, presso la Sala Fittke di piazza Piccola 3.
Ricca e variegata la proposta di conferenze e laboratori che trattano vari aspetti della fotografia analogica.
Tra le conferenze, “Il territorio. Un’indagine tra documentazione e interpretazione”, a cura di Monica Mazzolini; “Augusto Cantamessa, la sensibilità volta a narrare una dignità silenziosa”, presso la sala Veruda in piazza Piccola 2. Il 23 novembre alle ore 15, con Giancarlo Torresani, come lui stesso spiega, l’attenzione è su «Augusto Cantamessa (1927-2018), attento contemplatore della realtà in bianconero che ha fatto emergere, nel suo lavoro, il gioco sapiente delle linee, della luce, delle ombre e delle penombre».
Anche l’offerta di laboratori si articola su più fronti, in programma nella Sala Veruda di Palazzo Costanzi (Passo Costanzi 2) e nella Stamperia Westberg in viale D’Annunzio 71/A.
La fotografia con macchina a foro stenopeico è al centro di “La street box camera” con Daniele Sandri, che realizza dei ritratti ai sali d’argento usando macchine simili a quelle dei fotografi ambulanti del passato (19 novembre). Con la “Introduzione alla camera oscura” ci si rivolge a un pubblico tra i 17 ed i 25 anni (21 novembre, h 11).
Con “8×10 Polaroid in grande formato” i partecipanti potranno realizzare un ritratto Polaroid grande formato con banco ottico (24 novembre, h 17 – 20, presso lo Studio fotografico di Ennio Demarin). “Fotografare a colori con pellicola analogica bianco e nero” è il tema di sabato 26 novembre alle ore 11.
“Stampa al bromolio” è il tema il 27 novembre (h 10 – 17) con il fotografo Roberto Lavini, preceduto il 16 novembre (h 18 – 20) da un’introduzione teorica di circa 2 ore online.
A conclusione di Zeropixel, l’assegnazione del premio in memoria del fotografo Sergio Scabar, così ricordato: «Tra i principali interpreti della fotografia contemporanea non solo italiana, nel corso della sua carriera non ha mai ceduto alla spinta del digitale e ha fatto dello scatto e della stampa un vero strumento di riflessione e di indagine».
Il Festival è stato realizzato con il coordinamento e l’organizzazione di Massimiliano Muner, anche direttore artistico con Ennio Demarin. Ente promotore è l’Associazione Silver Age – Trieste, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste.
L’entrata alle mostre, alle conferenze e ad alcuni laboratori è gratuita.
(Nella foto di Gabriele Basilico il quartiere Rozzol Melara di Trieste fotografato nel 2002 – © Gabriele Basilico / Archivio Gabriele Basilico. L’immagine ben sintetizza il tema scelto da Zeropixel. Il festival di fotografia analogica a Trieste ha focalizzato l’attenzione sugli spazi, sia fisici che mentali)