Zorro di Antonio Latella e Federico Bellini al Piccolo Teatro Grassi foto di Masiar Pasquali

Zorro e gli archetipi per parlare di povertà al Piccolo Teatro Grassi

L’idea dello spettacolo nasce dall’aver visto due clochard mascherati da Zorro. In questo caso con Zorro, che con i suoi superpoteri sopperisce alla mancanza di strutture, si affronta il tema della povertà. Lo racconta Federico Bellini con cui Antonio Latella, in veste di drammaturgo oltre che di regista, ha realizzato Zorro, in scena al Piccolo Teatro Grassi.

Il tema della povertà, fa notare Claudio Longhi, direttore del Piccolo,  che produce lo spettacolo, è sempre più forte nella nostra contemporaneità. Lo è a Milano, dove sembra operare una selezione in base al portafoglio. Proprio a Milano  il Piccolo Teatro venne inaugurato nel 1947 con L’albergo dei poveri.

In questo caso Zorro diventa un archetipo che opera a favore degli oppressi. La mancanza di strutture genera i supereroi, che per poter meglio intervenire decidono di mascherare la loro ricchezza, elemento che caratterizza tutti i supereroi, con eccezione di Spider-Man. Ma in scena con questo spettacolo non si vede qualcuno mascherato da Zorro. Piuttosto sono quattro archetipi, come il povero, il poliziotto, il muto, l’asino per un dialogo impossibile.
In una ambientazione che ricorda Las Vegas li interpretano quattro attori con cui Antonio Latella ha già lavorato in passato. E sono attori che lavorano solo se il progetto li convince. Qui si scambiano i ruoli e hanno anche una certa libertà, come se jazzassero su una partitura scritta. Così ogni sera lo spettacolo è diverso. È concepito secondo sette scene, sette sfaccettature di questa storia, perché ci sono diverse situazioni di povertà. Sono delle quadriglie,  che finiscono ogni volta con una scivolata sull’ultima lettera dell’alfabeto.
Proprio di quadriglia si tratta – i movimenti coreografici sono curati da Alessio Maria Romano -, una danza in cui ci si scambiano le posizioni e che anticamente in Francia veniva ballata per raccogliere soldi a favore dei poveri, ricorda Antonio Latella. Che dello spettacolo evidenzia un equilibrio tra forma e contenuto per un risultato elegantemente comico. Con una attenzione anche di spirito beckettiano, che non racconta storie, ma mette in scena dei pensieri.
La Z ritorna, ultima lettera dell’alfabeto, usata per indicare la generazione nata a cavallo del nuovo secolo, presente anche sui carri armati russi. Diventa anche spunto per una riflessione sul linguaggio, perché non si deve pensare che un povero sia necessariamente illetterato.  Sarebbe uno stereotipo e invece qui si parla di archetipi: si parla di povertà di mezzi, che non è sinonimo di povertà di linguaggio.

A corollario dello spettacolo sono previsti vari
appuntamenti, come la proiezione del documentario BAT Bottega Amletica Testoriana, degli incontri e un workshop sulla danza, dalla quadriglia al rock’n’roll, perché lo spettacolo Zorro ha una accurata ricerca coreografica e musicale.

(Nella foto di Masiar Pasquali,
i quattro attori protagonisti di Zorro, da sinistra Stefano Laguni, Isacco Venturini, Paolo Giovannucci, Michele Andrei)

Zorro
di Antonio Latella (anche regista) e Federico Bellini
con Stefano Laguni, Isacco Venturini, Paolo Giovannucci, Michele Andrei
Al Piccolo Teatro Grassi dal 23 gennaio al 16 febbraio 2025